Con una vera e propria trattativa la procura di Potenza ha concesso all’Eni di sperimentare per tre mesi una modifica al processo produttivo del centro oli di Viggiano, al centro dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. Se al termine dei tre mesi i risultati delle analisi saranno positivi i 2.000 tecnici che dipendono dall’impianto potranno tornare al lavoro. A prescindere dalla fondatezza o meno delle accuse rivolte alla società petrolifera, balza agli occhi l’anomalia della procedura. Perché deve essere il perito della procura, nel mezzo di una delicata indagine, a dare prescrizioni su come modificare il processo produttivo? E’ questo il compito della magistratura inquirente o non sarebbe forse il compito dell’Arpa e degli altri enti che tutelano la salute pubblica? Facile accusare la magistratura di supplenza ma dov’erano quegli enti in questi anni?
Paolo Griseri Affari e finanza