Esplora il significato del termine: Rosso: ho deciso per il Sì. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi simili, torneranno insiemeRosso: ho deciso per il Sì. Matteo Renzi e Silvio Berlusconi simili, torneranno insieme

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Esplora il significato del termine: L’imprenditore: il premier resti anche se perde. Via se vince il No? Settemila famiglie dipendono da me. Qua ho costruito tutto e qua restoL’imprenditore: il premier resti anche se perde. Via se vince il No? Settemila famiglie dipendono da me. Qua ho costruito tutto e qua resto

Matteo-Renzi_2950810b«L’importante è che la gente si informi e che vada a votare con consapevolezza. Se alla fine vince il No, vuol dire che sarà stato giusto così. Se vince il , idem. Io ho studiato, mi sono informato e continuo a informarmi. Avevo deciso di votare Sì, poi a un certo punto propendevo per il No, adesso sono tornato a credere che dei piccoli e progressivi passi in avanti non possano che far bene alla nostra stabilità. L’unica cosa che bisogna scongiurare è che si vada a nuove elezioni. Piaccia o meno, Renzi ha fatto molte cose e gode della stima dei nostri partner internazionali».
Insomma, deve rimanere al governo anche se perde?
«Assolutamente sì. Poi le elezioni arriveranno quando sarà l’ora. Adesso non possiamo mandare un altro alla guida del governo, perché dovrebbe ricominciare daccapo a guadagnarsi la stima che Renzi già ha all’estero».
Da ragazzo Renzo Rosso s’inventò creatore di jeans. Poi è diventato il capo dell’unico gruppo italiano della moda a far concorrenza ai giganti del settore. E proprio la moda l’ha reso uno degli imprenditori italiani più famosi al mondo. L’inventore di Diesel parla poco, rilascia interviste col contagocce. Ma quando decide di parlare, accantona gli eufemismi e la prudenza tipici di molti imprenditori.
Secondo il Financial Times, e non solo, le sorti dell’Italia sono appese a questo referendum.
«Non credo mai alle esagerazioni. Credo spesso che certe cose si dicano e si scrivano per vendere più copie, per fare più rumore».
Lo chef Massimo Bottura dice che, se vince il No, potrebbe chiudere il suo ristorante in Italia e andare all’estero.
«Vede, da me dipendono settemila famiglie. Non posso mica permettermi di consegnare il loro destino a un voto, non trova? Io ho costruito tutto qua e qua resto».
Secondo lei Renzi ha governato bene?
«Ha fatto molto, il Paese è in crescita e i dati del Pil lo dimostrano. L’Italia oggi è in ascesa rispetto a prima».
Napolitano ha definito «aberrante» il clima che si è creato attorno alla sfida politica sul referendum. È d’accordo?
«Guardi, io sono una persona positiva. E credo più nelle singole persone che nei partiti politici. Questa storia che si bloccano le riforme non tanto per quello che sono quanto per chi le ha fatte, per esempio, non mi piace. Per me il massimo sarebbe creare coalizioni propositive che lavorino per gli italiani e non per le rispettive parti politiche. Questo Paese avrebbe bisogno del contributo di tutti per liberarsi da certi sistemi che ancora lo bloccano, a cominciare dalla burocrazia. Sa quanto ci ho messo ad aprire la nostra sede in Italia? Undici anni. Altrove me ne sarebbe bastato uno».
Lei conosce sia Renzi che Berlusconi. Li trova simili?
«Sono molto simili perché, a loro modo, sono due progressisti. Uno per ragioni anagrafiche conosce meglio i giovani, l’altro ha fatto delle cose importantissime, incredibili».
Vedrebbe bene una grande coalizione di governo con Renzi e Berlusconi?
«Il futuro va in quella direzione. Ma anche altrove ci sono persone di talento, che apprezzo. Luigi Di Maio, per esempio. Giovane, preparato, attento. Una bella persona. Come credo che anche il contributo di Salvini, per certi aspetti, possa essere costruttivo».
Di che cosa ha bisogno oggi l’industria italiana?
«Bisogna agevolare ancora di più lo sviluppo delle nostre imprese. Abbiamo bisogno di meno tasse e di più leggi che favoriscano l’accesso al mondo del lavoro. E bisogna tagliare la spesa pubblica, togliere gli sprechi che ancora ci sono. L’altro giorno Gino Strada mi diceva che ci sono almeno trentacinque miliardi di sprechi nella sanità italiana, un terzo del totale della spesa. Quante cose si potrebbero fare con trentacinque miliardi in più?».
A un imprenditore solido, il populismo fa paura?
«Le democrazie occidentali non sono in pericolo come qualcuno sostiene. Basta guardare la differenza tra quello che aveva detto Trump e quello che sta già facendo adesso, una volta eletto».
È vero che le interessa entrare nel Milan cinese del dopo Berlusconi?
«Io del Milan sono tifosissimo, come anche i miei sette figli. E lo vesto anche. Stiamo per cambiare lo stile dei calciatori, vedrà che sorpresa. Per il resto, io ho già il Bassano. Siamo in Lega Pro ma, mi creda, siamo già da Serie B».

di Tommaso Labate, CORRIERE DELLA SERA