18 anni dalla loro ultima collaborazione, esce il nuovo album «Le migliori». Dietro il lancio c’è una gigantesca promozione. Non sarebbe il caso che i due si ritirassero? Il meglio ce lo hanno già regalato e, per mantenere il mito, dovrebbero scomparire
di Cesare Lanza
Forse-forse non ci azzecca niente, però la prima riflessione che mi viene in mente, con impertinenza, lo ammetto, è questa: in un mondo scosso dal botto di Donald Trump e dal desiderio esplosivo di cambiamento e di novità, non è un po’ strano considerare «un evento» l’album – «Le migliori» – annunciato per oggi, in tandem, da Mina e Celentano? E dai! Cara Mina, 76 anni, e caro Adriano, 78, ma non avete mai, e ancor oggi, pensato alla nobiltà del ritiro? Il mito è Greta Garbo, che si ritirò a 36 anni nel pieno del successo e, a New York, per cinquantanni nessuno più riuscì a parlarle, a fotografarla, a indurla a un ritorno certamente grandioso. Insomma, le cose si fanno o non si fanno, tertium non datur. E voi avete scelto di farle a metà. Non mi sembra degno della vostra qualità, successo e gloria, carisma e fama. Mina si è ritirata a vivere a Lugano, non sale su un palco e non si fa fotografare (ansie estetiche?). Non da quasi mai interviste, non appare. Però qualche periodica indulgenza alla produzione artistica (voglia residua di esserci o il piacere di guadagnare, e molto?) se la concede. Interrompendo la tranquillità casalinga, probabilmente – alla lunga – noiosetta: chi la frequenta, riferisce che è un’ottima cuoca e un’affabile padrona di casa, accogliente e spiritosa. Celentano è meno avaro, o se preferite più generoso: anche lui si è ritirato in una inviolabile magione, lui in Lombardia, ma ne esce, sia pure controvoglia, per condurre programmoni memorabili in tivù, esibirsi in canzoni che ti prendono al cuore («L’emozione non ha voce»…), dare polemici segni di sé in qualche, sgrammaticata, lettera a grandi quotidiani, assumere utopistiche posizioni politiche, controcorrente. Mi da disagio, se non sofferenza, parlare criticamente di lui. È stato un mio idolo, anche se oggi penso che avrebbe fatto bene a ritirarsi a quarant’anni, come Greta Garbo.
Più di una volta l’ho definito, da agnostico, una possibile prova dell’esistenza di Dio. Come Elvis Presley: due indiscutibili miracoli. Vedi un giovane bullette – oggi un vecchietto pensoso – cialtronesco (Adriano), che si dondola sul palco – lo hanno battezzato «il Molleggiato» – e poi prende il microfono, e dall’ugola la gli esce una voce divina, rauca e calda, che modula alla perfezione, nel rock e nel lento. Così Elvis: vedi un teddy boy con i capelloni curatissimi, vestito in modo stravagante, e mai avresti potuto immaginare (mai avresti bevuto una birra in sua compagnia) che, una volta impugnato il microfono, ti avrebbe sedotto con una voce d’angelo.
Mentre Mina no, è brava, forse sarà o sarà stata perfetta, ma non mi ha mai incantato. Come risponderà il mercato? Perché, se arrivo a sostenere che il congedo di questi due campioni della musica leggera italiana sarebbe stata augurabile nel mezzo del cammin di loro vita, non c’è dubbio che l’unico senso del cosiddetto evento di oggi è una gigantesca operazione di mercato, di affari, di denaro. Niente da eccepire, per carità.
Ma riuscirà? Sul piano della qualità artistica, sono certo che Celentano non potrà darci niente di paragonabile ad «Azzurro» o a «II ragazzo della via Gluck», che ancor oggi mi fanno venire la pelle d’oca.
Né Mina, senza brividi e senza palpiti, potrà mai più emozionarmi come fu con «II cielo in una stanza» o «Se telefonando». Né i due, quasi ottuagenari, possono aver mantenuto il brio irresistibile di «II mio bacio è come un rock» (Celentano) o «Tintarella di luna» (che impose sulla scena Mina). Nessuna sorpresa dunque e, quanto al mercato, passano gli anni, ma diciotto son lunghi, se è consentito scimmiottare Adriano. Non credo che sia ripetibile il successo, record tuttora, del 1998, quando, per la prima e unica volta, in un disco cinguettarono insieme e vendettero un milione e 600.000 copie.
Un pizzico di ragionevole diffidenza arriva dall’esito di «Amami amami», che fa parte dell’album, ma è stato lanciato una decina di giorni fa, nel quadro di una colossale operazione promozionale: nella top di iTunes è al decimo posto, ma preceduta non solo da Tiziano Ferro e da Giorgia, ma perfino da Valerio Scanu. Cioè: il mercato ha risposto in maniera morbida? I due giornalisti italiani più quotati nel settore musicale, Mario Luzzatto Fegiz e Gino Castaido, si sono espressi entusiasticamente. Li ho letti con attenzione, la nostalgia e l’apprezzamento di una vita mi sembra che prevalgano sulla valutazione del merito. Secondo Luzzatto Fegiz, la canzone più apprezzabile tra «Le migliori» è «Amami amami». Ma attenzione al titolo, sembra che «le migliori» sia riferito ai due cantanti, che appaiono vestiti bizzarramente, in modo carnevalesco, e non alle loro canzoni.
Un’altra strizzatina d’occhio alla confusione di questi tempi? E cosa si sa del contenuto del pompatissimo album? Le undici canzoni sono tutte incentrate sull’amore, con giocosità o tenerezza, con eccessi – soprattutto di Celentano – di intensa passionalità, e con un’esibizione potente, per la forza della voce, di Mina. Si ripropone «Priseconlinensinainciusol», sempre in tandem. Da soli, i due ne cantano una a testa: Adriano, «II bambino col fucile»; Mina, «Quando la smetto». Ecco, a proposito: quando la smettete? Ve lo dice un giocatore: difficile è saper scegliere il momento giusto per ritirarsi, né un attimo prima né un attimo dopo. I consigli sono sempre sgraditi, se non richiesti, in qualsiasi momento di gioco e di azzardo nella vita.
Penso che avreste dovuto smettere da un pezzo, se davvero aveste voluto innalzarvi nella sacralità misteriosa del mito. Vi auguro di ottenere un grande successo commerciale, adesso, e di ritirarvi però subito dopo, tenendovi per mano in tivù, intervistati dal l’immancabile Mollica. So però che non sarà così.
L’operazione promozionale, ho già detto, è gigantesca: oggi il lancio, voi non apparirete, poi ci sarà una cosa con Carlo Verdone, invitato a girare un video, poi due serate in Rai, poi altri appuntamenti dopo il Festival di Sanremo, a febbraio. Intanto, si lascia correre la voce che Celentano e Mina potrebbero a sorpresa essere ospiti a Sanremo. Insieme? Magari, nonostante ciò che ho scritto finora, dove si firma? Di Sanremo ne ho fatti tre e so bene cosa significherebbe, per gli ascolti, un colpaccio del genere. E per qualsiasi ulteriore ricaduta. Caro Adriano e cara Mina, una sola umile preghiera, se davvero decideste di andare all’Ariston: che non sia per rilanciare l’album, se le vendite dovessero essere tiepide, o inferiori alle aspettative! Cosa aggiungere, infine? Se hanno dato il Premio Nobel, addirittura per la letteratura, a un vostro esimio compagno di musica, ovviamente americano, perché non si dovrebbe celebrare la vostra senile vanità? Ah, ecco un limite indiscutibile non siete cantautori, non componete le vostre canzoni, anche se le cantate magistralmente, meglio degli autori. Sommessamente, e non credo di essere solo, preferisco Paolo Conte e Fabrizio De Andrè, tanto per intenderci e fare due nomi. Forse, Adriano, Dio si era distratto, se davvero aveva voluto darci una prova di sé, mettendoti al mondo. Forse, Mina, semplicemente la perfezione non esiste.
Cesare Lanza, La Verità