Google respinge le accuse dell’Antitrust europeo sull’abuso di posizione dominante per il sistema Android e anzi si erge a paladino della concorrenza, avendola, stando alle parole del gruppo «accresciuta grazie a un’ecosistema che bilancia gli interessi degli utenti».
Il sistema operativo di telefonia mobile creato nel 2007 è protagonista di una disputa per la quale il vicepresidente di Google Kent Walker, ha risposto in una lettera indirizzata agli uffici della commissaria Ue alla concorrenza Margrethe Vestager.
Il colosso di internet sostiene che «l’ecosistema Android bilancia attentamente gli interessi di utenti, sviluppatori, produttori di hardware e operatori di reti mobili. Android non ha danneggiato la concorrenza, al contrario l’ha accresciuta». Come sottolinea Walker, rispetto al 2007 oggi «gli smartphone sono accessibili a prezzi notevolmente più bassi, a partire da soli 45 euro, e sono diventati molto più accessibili alle persone. Ci sono oltre 24 mila dispositivi, di oltre 1.300 marchi, che utilizzano Android e gli sviluppatori europei hanno la possibilità di distribuire le proprie app a più di un miliardo di persone in tutto il mondo».
Il gruppo americano contesta anche l’idea della Commissione secondo cui Android non compete con Apple: «ignorare la concorrenza con Apple significa non cogliere la caratteristica distintiva dell’attuale scenario competitivo degli smartphone», sostiene Walker. Ancora, Google esprime la preoccupazione «che i risultati preliminari della Commissione sottostimino l’importanza degli sviluppatori e i pericoli della frammentazione in un ecosistema mobile». È per evitare il rischio di una frammentazione ed evitare agli sviluppatori il dispendio di tempo e risorse necessari per realizzare molteplici versioni delle loro app che Google lavora con i produttori di hardware per creare un livello minimo di compatibilità tra i dispositivi Android. «Questo equilibrio», spiegano dalla compagnia, «stimola la concorrenza tra diversi dispositivi Android, così come tra Android e iPhone di Apple».
Al contrario, «la proposta della Commissione rischia di rendere la frammentazione ancora peggiore, danneggiando la piattaforma Android e la concorrenza tra dispositivi mobili».
Sulla distribuzione delle proprie app, Google osserva che «nessun produttore è obbligato a preinstallare alcuna app di Google su un telefono Android, ma offriamo ai produttori una suite di app in modo che quando si acquista un nuovo telefono si possa accedere a un insieme già noto di servizi di base». Secondo Google, le piattaforme «open source» come quelle offerte da Android «sopravvivono e crescono bilanciando le esigenze di tutti i partecipanti, inclusi gli utenti e gli sviluppatori. L’approccio della Commissione sconvolgerebbe questo equilibrio e trasmetterebbe un messaggio non intenzionale a favore delle piattaforme chiuse rispetto a quelle aperte, con minore innovazione, minore scelta, minore competizione e prezzi più alti».
ItaliaOggi