Consob, Vegas in bilico: Alfano frena il pressing per il cambio al vertice

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«Il governo non deve e non può attaccare l’Autorità di Garanzia», ha detto il ministro dell’Interno, intervenendo sul tema della permanenza di Giuseppe Vegas nel ruolo di presidente dell’Authory che sorveglia i mercati

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«In ballo non c’è la persona del presidente Vegas, peraltro stimato per la sua serietà e competenza, ma una corretta relazione tra le istituzioni». Così si è espresso questa mattina il ministro dell’Interno Angelino Alfano secondo il quale, in vista del referendum sulle riforme e di fronte alle osservazioni di chi lamenta «l’assenza o la debolezza di un sistema di organi di bilanciamento o di garanzia», il non attaccare la Consob è anche una «grande questione di opportunità». L’intervento segna una sorta di linea di demarcazione perché d’ora in poi il governo dovrà tenere conto di quanto detto dal ministro a tutto il mercato.
Del ricambio alla presidenza della Commissione, con la sostituzione di Giuseppe Vegas, si scommette da mesi nella comunità finanziaria. Di sicuro da quando il governo ha deciso di non affidare alla stessa Consob la procedura di arbitrato sugli indennizzi ai sottoscrittori delle famigerate obbligazioni subordinate non alla stessa Consob ma all’Autorità anticorruzione presieduta dal magistrato Raffaele Cantone. Mentre il decreto sui rimborsi ai clienti di Etruria, Banca Marche, CariChieti e CariFerrara chiarisce fino in fondo qual è la rilevanza del tema sul tavolo dell’esecutivo.
Prudenza e fughe in avanti delle diverse voci della compagine di governo si sono susseguite negli ultimi giorni, segno che la fibrillazione è aumentata. In un intervista pubblica sostenuta al Festival dell’Economia a Trento, ai primi di giugno, il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan aveva sottolineato «l’indipendenza delle Authority», Consob e Bankitalia, riconoscendo come non stia al governo commentare e come siano entrambe «ben gestite».
Un’affermazione che, nel caso della Consob, secondo più di un’osservatore, si riferisce al tentativo in atto di riportare la Commissione a operare come un’organo collegiale quale in effetti dovrebbe essere.
Tra le accuse mosse a Vegas negli anni – la più pesante riferita alla vicenda Montepaschi – ne ricorre una solo apparentemente minore: quella di «presidenzialismo». Il modello dell’uomo solo al comando, e per di più con un voto che vale doppio, è stato in ultimo favorito dal fatto che la Consob ha funzionato per mesi a scartamento ridotto, in assenza delle nomine di due componenti mancati della Commissione. La vacatio è stata colmata a inizio anno con l’arrivo di Carmine Di Noia, docente alla Luiss già funzionario nella Consob di Luigi Spaventa e del giudice Giuseppe Maria Berruti. «Lavoriamo collettivamente, dialetticamente, con competenze importanti e diversificate», ha detto ieri Di Noia come a confermare la maggior presa della Commissione della quale fanno parte anche Paolo Troiano e Anna Genovese. Per il dopo-Vegas, comunque in scadenza naturale l’anno prossimo, si fa tra gli altri il nome di Vittorio Conti , l’economista di origini bresciane, studi alla Cattolica di Milano e a Oxford, che della Consob è stato vicepresidente.
Alla pressione aumentata a dismisura con le ricostruzioni di Report sulle mancate informazioni sensibili ai risparmiatori, Vegas replica alzando la linea di resistenza. Il presidente della Consob sa di poter contare sull’indipendenza assicurata dalla legge istitutiva del 1974. « Il legislatore – ha affermato ieri – ha fatto una scelta opposta rispetto a quella dello spoil system, il meccanismo che comporta l’azzeramento dei vertici amministrativi di pari passo con gli avvicendamenti politici e di governo. E Consob risponde pienamente del proprio operato come sempre avvenuto, anche in sede giudiziaria».
Mentre si riflette sulla tempistica delle parole del ministro Carlo Calenda e di alcuni vice ministri (da una parte il timore di aumentare le incertezze in tempi di Brexit, dall’altra l’opportunità di una spinta alle dimissioni prima dei ballottaggi) Renato Brunetta chiede «di non intimorire un’Autorità indipendente». La dichiarazione dell’esponente di Forza Italia, il partito nel quale lo stesso Vegas ha militato da parlamentare per più di dieci anni, richiama alla memoria i giorni della nomina alla Autorità «indipendente». Era il novembre del 2010, Vegas ricopriva un ruolo di primo piano nel governo Berlusconi come viceministro di Giulio Tremonti all’Economia.
Diceva Franco Bonelli, un padre del diritto societario e tra i primi avvocati, forse il primo, a scrivere documenti d’offerta in Piazza Affari che «nei prospetti c’è tutto, peccato non ci si capisca niente». Ci sono voluti parecchi anni, più di un crac e molti risparmiatori rovinati, per porsi il problema della difficoltà di accesso alle informazioni sul reale grado di rischio degli investimenti. Lo sforzo di mettere i risparmiatori in grado di alzare la guardia contro le truffe è stato nel tempo assai modesto. Tanto ha potuto lo scandalo della (piccola) Banca Etruria e seguenti, però, che oggi la parola «prospetto», con tutte le sue ombre, suona quasi come una minaccia per l’assetto e la stabilità del vertice della Consob, l’Autorità preposta tra le altre cose a vigilare sulle informative rese al mercato e sulla loro trasparenza.

Paolo Pica, Il Corriere della Sera