Volatilità alle stelle con il rischio Brexit. Borse Ue deboli

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Anche il Sun si schiera apertamente per l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, gli indici che misurano lo stress dei mercati sono ai massimi dell’anno. Il rendimento del Bund va in negativo. Tokyo lascia sul parterre ancora l’1%. Partono le riunioni della Federal Reserve per discutere del rialzo dei tassi. Petrolio debole, ma l’Aie alza le stime di domanda

Federal Reserve to keep interest rates at record lowQuattro sondaggi e l’aperto sostegno da parte della testata più popolare del Regno Unito, il Sun: la Brexit fa sempre più paura ai mercati, alla luce di nuovi numeri e sostenitori, che la danno in vantaggio rispetto all’opzione di rimanere nell’Unione europea, in vista del referendum del 23 giugno. Il tema è sempre centrale nelle sale operative, che pure tengono un orecchio rivolto verso Washington dove si tiene la due giorni di riunioni della Brexit , dalla quale non ci si aspetta un rialzo dei tassi. E’ troppo alta la volatilità sui mercati, con i recenti tonfi dell’azionario e i continui cambi di direzione delle valute, perché Janet Yellen decida di dare seguito alla stretta monetaria avviata a dicembre: si guarda piuttosto alle stime ufficiali e al suo discorso, per capire se a luglio ci potrà essere una modifica della politica monetaria o bisognerà piuttosto aspettare il quarto trimestre dell’anno.
Nel suo editoriale, il Sun sostiene che “un’uscita” dall’Ue “consentirebbe di riaffermare la sovranità, abbracciare un futuro da potente nazione indipendente invidiata da tutti”. Il futuro della Gran Bretagna sarebbe “molto più buio” all’interno dell’Unione e sarebbe assorbito dalla “inarrestabile espansione dello stato federale tedesco”. La sterlina si mantiene debole sul dollaro in area 1,416, mentre sui mercati globale prevale la tendenza delle ultime sedute che vede i denari spostarsi sugli investimenti più sicuri.
I listini europei trattano ancora incerti dopo un lunedì nero e in scia all’Asia, mentre il petrolio non riesce a ritrovare lo smalto che l’aveva portato ampiamente sopra 50 dollari al barile. Milano apre in profondo rosso con le banche, che poi recuperano un po’ di terreno e il Ftse Mib risale al -0,6%. Debole anche il resto d’Europa, dopo quattro sedute da ko di fila: Parigi perde l’1,15%, Francoforte l’1% e Londra lo 0,9%. Si riallarga lo spread tra Btp e Bund tedeschi, che si porta versi 150 punti base con il rendimento del decennale italiano sopra l’1,47% sul mercato secondario: significa che il rendimento del Bund decennale ha segnato nuovi record, andando in terreno negativo per la prima volta.
L’agenda macroeconomica di giornata segnala i dati dell’inflazione: confermata per l’Italia la timida ripresa a -0,3% annuo a maggio, dal -0,5% di aprile, mentre il Regno Unito si muove in crescita dello 0,3%. Dall’Eurozona arrivano i numeri su produzione industriale e occupazione. Negli Usa si guarda all’indice Nfib sull’ottimismo delle Pmi, poi alle vendite al dettaglio, ai prezzi alle importazioni e alle scorte di magazzino. Il dato finale sulla produzione industriale giapponese ad aprile, intanto, ha mostrato una crescita dello 0,5% rispetto al +0,3% di marzo. Su base annua il dato è di -3,3%, rispetto al -3,5% di aprile.
In mattinata, la Borsa di Tokyo ha chiuso ancora negativa, complice il rafforzamento dello yen. Il Nikkei è sceso per la prima volta dal 12 aprile sotto i 16mila punti, a 15.859 punti: alla chiusura del mercato l’indice dei 225 principali titoli aveva ceduto l’1%, dando seguito al -3,5% di lunedì. In recupero sul finale, invece, Shanghai che è salita dello 0,3%. L’euro è stabile sul dollaro: la moneta unica viene scambiata a 1,126 contro il biglietto verde mentre ieri, secondo la rilevazione della Bce, veniva scambiata a quota 1,1268. Nei confronti dello yen, l’euro oscilla intorno a quota 120.
Gli indici di volatilità della Borsa nipponica sono ai massimi da tre mesi, mentre quelli americani hanno raggiunto il picco dell’anno a testimonianza di quanto sia alta l’incertezza da una parte all’altra del globo. Wall Street ha terminato ieri la seduta in calo: il Dow Jones, aggravando la flessione negli ultimi minuti di contrattazioni, ha ceduto lo 0,74%, lo Standard & Poor’s 500 è sceso dello 0,81% e il Nasdaq dello 0,94%. Oltre a Brexit e Fed, le indagini sul più grave massacro da armi da fuoco nella storia statunitense continuano tra l’aggravarsi di polemiche politiche nella campagna elettorale presidenziale. I settori più penalizzati dal nervosismo della Borsa Usa sono stati i materiali di base (-1,2%), la tecnologia dell’informazione e i titoli industriali (-1%).
Come accennato, le quotazioni del petrolio sono in calo, con il Brent che cede lo 0,85% a 49,92 dollari al barile, ed il Wti che scende dell’1,08% a 48,35 dollari al barile. Previsioni di crescita sono arrivate dall’Aie, per la quale la domanda di greggio globale nel primo trimestre del 2016 è stata rivista al rialzo con una crescita a 1,6 milioni di barili al giorno e per il 2016 la crescita sarà ora di 1,3 milioni di barili al giorno a 96,1 milioni. Buone le prospettive per il 2017.

Raffaele Ricciardi, La Repubblica