La storia di Sofidel (rotoloni Regina) dimostra che è possibile coniugare efficienza e competitività con la sostenibilità ambientale. Best practice che fanno scuola
Un fatturato consolidato, nel 2005, di 1.809 milioni di euro, triplicato rispetto al valore di soli dieci anni fa. Oltre 5.500 dipendenti (+179% rispetto al 2005). Presente in 13 Paesi dove opera ponendosi l’obiettivo di ridurre al minimo i propri impatti ambientali. Capacità produttiva in costante incremento (ammonta oggi a 1.058.000 tonnellate, a fronte delle 426.000 del 2005). Prima azienda manifatturiera italiana e la prima al mondo nel settore tissue ad aver aderito al progetto WWF Climate Savers. Sono cifre e primati che vorremmo poter attribuire a numerose aziende italiane, ma si tratta di una realtà rara nel panorama delle imprese nazionali. Una storia che nasce nel 1966 nella provincia lucchese, a Porcari, in una valle ricca di acqua e operosità. Il Gruppo Sofidel è oggi uno dei principali produttori al mondo di carta per uso igienico e domestico (tissue). Se Sofidel è un marchio poco noto ai più, forse più conosciuti sono i suoi “rotoloni” Regina e altri prodotti per destinati alle famiglie nei segmenti carta igienica, asciugatutto, tovaglioli e fazzoletti. Ma l’azienda lucchese integra nelle sue linee di business anche una cospicua produzione di prodotti pensati appositamente per l’utilizzo fuori casa (dagli alberghi alla ristorazione, dalle stazioni di servizio agli edifici pubblici e agli ospedali) e la realizzazione di semilavorati destinati al mercato della trasformazione della carta.
Oggi l’azienda che ha mantenuto l’impronta familiare tipica del fare impresa italiano, la cui proprietà è rimasta fin dall’inizio nelle mani delle famiglie Stefani e Lazzareschi, avvia le celebrazioni per i 50 anni di attività e successi. Ed è una festa che almeno per qualche ora fa dimenticare i “bollettini di guerra” che giungono dal comparto manifatturiero italiano cui la crisi ci ha abituato. Quando l’amministratore delegato del Gruppo, Luigi Lazzareschi (da poco nominato anche ambasciatore del WWF Italia) illustra i successi di Sofidel, si comprende l’importanza di una crescita sempre affiancata dall’attenzione all’ambiente, in un settore in cui i consumi di acqua e il rilascio di gas durante la lavorazione della cellulosa costituiscono una minaccia costante alla sostenibilità dell’industria. “Se i primi 50 anni di Sofidel sono stati segnati da risultati positivi, lo si deve anche a una costante attenzione al futuro. Oggi ciò vuol dire per noi impegnarsi ancora di più per essere un’impresa responsabile che vuole confrontarsi con mercati, prodotti, tecnologie e stili di vita in costante cambiamento. Essere un’azienda che, nel garantire igiene e benessere a tutti i suoi interlocutori, vuole dare risposte alla crescente domanda di ‘ecologia integrale’ che va diffondendosi nel mondo”.
Un’azienda che vanta mezzo secolo di crescita alle spalle e che guarda al futuro con l’ottimismo di chi ha saputo coniugare la crescita economica e del business, a un’idea di sviluppo responsabile, che ha fatto della sostenibilità una leva competitiva fondamentale, senza mai dimenticare le radici del territorio lucchese da cui tutto è partito. A oggi, Sofidel ha infatti ridotto le emissioni dirette di CO2 in atmosfera del 17,8% grazie a investimenti sull’efficienza energetica, all’impiego di impianti di cogenerazione e all’utilizzo di energie rinnovabili. Un altro fondamentale ambito di azione riguarda l’approvvigionamento di cellulosa da fonti certificate e controllate (FSC, PEFC, SFI), che ha quasi raggiunto quota 100% (99,97% – 2015).
Sofidel ha saputo cogliere per tempo una sfida importante interpretando la crescente diffusione della sensibilità per l’ambiente e dimostrando che capacità di innovazione, efficienza e competitività sui mercati si possono coniugare con la sostenibilità. Uscendone rafforzati, all’insegna delle best practice.
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