L’obiettivo è «spiegare l’Italia agli americani e gli Stati Uniti agli italiani» oltre che proporre un quotidiano resoconto di ciò che succede a New York. Tutto in due lingue: italiano e inglese. Stefano Vaccara è il fondatore e direttore della Voce di New York, giornale web con 152 mila lettori unici al mese che il 25 aprile alla New York University (dove insegna) presenterà un restyling del sito per «lanciare», spiega, «una sorta di gemellaggio tra la bellezza artistica italiana e la libertà americana, non a caso il sottotitolo della testata è Liberty meets Beauty, la libertà incontra la bellezza». Oltre a insegnare, Vaccara è corrispondente da New York (e dalle Nazioni Unite, dov’è ufficialmente accreditato) per Radio Radicale. Anche la sede del web giornale è presso le Nazioni Unite, accordata per il “valore sociale” dell’iniziativa. L’ultimo suo libro è Carlos Marcello. Il boss che odiava i Kennedy, pubblicato in Italia dagli Editori Riuniti. Due anni fa ha ideato il sito a cui dedica una parte del suo tempo, in archivio vi sono già 7.700 articoli. «Raccontiamo New York e le sue novità», afferma, «perché quello che accade qui oggi, domani accadrà altrove. E cerchiamo di raccontare l’Italia dell’innovazione enfatizzando quelle storie di chi prova a vivere in Italia con un atteggiamento “americano” fatto di creatività, di idee e di lavoro per realizzare i propri sogni. Infine raccontiamo quel filo rosso che esiste tra gli immigrati di ieri e quelli di oggi».I collaboratori sono una quarantina, tra i quali Valter Vecellio. La Voce è diventata il punto di riferimento degli italiani che vivono a New York e negli States ma anche di chi negli Usa è interessato a quanto succede in Italia. Tra gli articoli pubblicati negli ultimi numeri (l’aggiornamento è quotidiano): «Vizi privati e pubbliche virtù di mafia e antimafia», «Quel Papa americano alleato della Casa Bianca», «Cesare Maldini: addio al signore del calcio», «Le primarie Usa in attesa del dream team», «Proteggere la cultura dall’Isis per salvare l’identità di tutti». «L’ambizione», dice Vaccara, «è quella di essere un punto di riferimento per chi è alla ricerca di un’informazione, approfondita e libera, in lingua italiana. La Voce è un media americano, bilingue, che si rivolge a tutto il mondo. Sono 80 milioni gli italiani che vivono all’estero, al primo posto il Brasile con 27,2 milioni, al secondo l’Argentina con 19,7 milioni, poi vengono gli Stati Uniti. Ma vi sono anche tanti stranieri attratti dall’appeal italiano». Il bacino a cui si rivolge va quindi al di là di Manhattan e della comunità italiana: 2 milioni a New York, 18 milioni negli Usa. «In Italia», dice, «la città italiana in cui registriamo più lettori è Roma». Vaccara, 51 anni, siciliano, ha studiato a Boston e s’è fermato negli Usa, sposando un’americana e trasferendosi a New York, dove ha incominciato a occuparsi di informazione collaborando col Giornale diretto da Indro Montanelli. Dice: «Credo sia possibile pensare a un’identità italiana unica, dentro e fuori l’Italia, pensare a un pubblico mondiale unito dall’italianità, da interessi e passioni comuni. Un simbolo che mi sta a cuore è il ponte di Brooklyn, vorrei costruire un ponte sul web per unire l’Italia con tutti coloro che nel mondo ne sono attratti». Vista dagli Stati Uniti, assicura, l’Italia, è una calamita più forte di quanto gli italiani credano. Per esempio ben 4,5 milioni di turisti americani visitano ogni anno l’Italia. «Inoltre secondo uno studio di Kpmg», dice Vaccara, «il “made in Italy” è il terzo marchio al mondo per notorietà dopo Coca-Cola e Visa. Bisogna ritrovare l’orgoglio italiano, quello che sta spingendo tanti figli degli immigrati a studiare la lingua e la cultura italiana per recuperare le proprie radici. Col nostro giornale stiamo cercando di assecondare questa tendenza e con l’azione di marketing che imposteremo dopo il 25 aprile prevediamo entro un anno di arrivare ai 300 mila lettori unici mensili».
Carlo Valentini, ItaliaOggi
Carlo Valentini