Black, Moneta e Malacalza Prove di atterraggio per ApolloBlack, Moneta e Malacalza Prove di atterraggio per Apollo

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Si riunisce oggi il consiglio dell’istituto che avvierà l’analisi dell’inusuale proposta di investimento del team in cui c’è anche un italiano. Ecco i protagonisti del deal

carige«We are contrarian». È la parola d’ordine di Leon Black, fondatore di Apollo global management, il private equity con radici a New York e una presenza capillare in tutti i mercati chiave. Come dire, il fondo che ha visto in Carige un’opportunità di creare valore. Quanto possa essere stata efficace la strategia di andare «controcorrente» lo dimostrano due dati. Il bilancio del fondo e delle sue attività d’investimento ha chiuso il 2015 con un incasso pari a 24 miliardi di dollari su un totale di 170 miliardi di asset gestiti. E poiché il titolo della stessa Apollo non è abbastanza valorizzato a Wall Street (dove capitalizza 3,1 miliardi), Black e i suoi partner hanno varato un buyback di azioni del valore fino a 250 milioni di dollari. Tutti messi sul piatto dai partner, Black e gli altri co-fondatori: Joshua Harris e Marc Rowan che lavorano assieme da 25 anni. Cioè dai tempi dell’attività di investment banker che hanno condiviso nella banca d’affari Drexel Burnham.
La nomina
Controcorrente è stata la scelta di scommettere sul rilancio dei Casinò della Caesars entertainment, così come quella di scommettere tra i primi sul business delle sofferenze. Apollo ha, infatti, rilevato un portafoglio di mutui in Irlanda dalla Lloyds bank. E in controtendenza è adesso anche la strategia adottata in Italia dove il fondo si cimenta con l’acquisto del gruppo di credito genovese. Oggi, il nuovo board di Carige guidato dal neo presidente Giuseppe Tesauro e dal vice Vittorio Malacalza dovrà nominare il nuovo amministratore delegato, Guido Bastianini. Ma sul tavolo dei consiglieri nominati giovedì 31 marzo c’è soprattutto l’esame della proposta inoltrata proprio da Apollo al consiglio precedente e alla stessa società, assistita da JP Morgan e Mediobanca, con quest’ultima in cabina di regia.
I dettagli dell’offerta
Nero su bianco, quella del fondo Usa è un’offerta d’acquisto che include il lancio di un’Opa sull’istituto genovese del quale vuole acquisire il 55% circa con un investimento di 500 milioni, Altro capitolo della proposta, l’acquisto dei non performing loan (npl) per 695 milioni, pari al 17,6% del valore nominale delle sofferenze complessive (3,5 miliardi, ma solo in parte garantiti). Una valutazione, quest’ultima, che ha acceso la forte opposizione di Malacalza, proprietario tramite Malacalza investimenti del 17,58% della banca, che sale al 19,5% grazie al patto di sindacato con la Fondazione Carige. Sfavorevole anche l’asse Gabriele Volpi-Aldo Spinelli. Assieme a Malacalza arriverebbero a costituire una minoranza di blocco.
Il piano
Apollo tenta il forcing, con un piano che potrebbe coinvolgere anche le «nuove» Etruria, Marche, CrFerrara e CrChieti che il presidente Roberto Nicastro è stato chiamato a valorizzare. Dell’avventura italiana si occupa soprattutto Andrea Moneta, advisor da Londra di Apollo per il mercato italiano. È un banker cresciuto nella squadra di Alessandro Profumo in Unicredit (è stato anche collega di Nicastro) dove si è occupato di private banking e, da ultimo, dell’integrazione della banca italiana con Hvb, prima di approdare in Aviva. Esponente della dinastia di produttori di pentole Moneta (che poi hanno ceduto alla Alluflon), il manager conosce Carige. Apollo ha già rilevato oltre un anno fa (per 310 milioni) Carige Vita e Carige Assicurazioni, le due compagnie della banca ligure.
Crediti deteriorati
La proposta di Apollo per Carige -— che la Bce ha invitato a prendere in considerazione — non segna la prima avventura del fondo Usa sulle banche europee. All’epoca del salvataggio degli istituti spagnoli, il private equity di Black si era candidato a un ruolo di azionista per il rilancio. Come del resto anche altri fondi di matrice anglosassone come Kkr. È ipotizzabile che i soci di Carige stiano studiando un piano B. «I crediti deteriorati restano l’elemento più critico. Per il quarto anno consecutivo l’istituto ha chiuso i conti in perdita», ha detto il direttore finanze della banca, Massimo Perona, illustrando i conti 2015. Una soluzione potrebbe venire dall’aggregazione con un’altro istituto, magari resa più fluida dall’opportunità offerta dalla garanzia sulla cartolarizzazione sulle sofferenze (Gacs) che ha già ricevuto l’opinione positiva dell’Ue.

Daniele Polizzi,Il Corriere della Sera