PER PRIMI IL REGNO UNITO E GLI STATI UNITI, troche MA ANCHE ARGENTINA E PAESI DEL NORD EUROPA, DESTINANO A BORSE DI STUDIO, OSPEDALI, SPORT E VARIE ALTRE GOOD CAUSES UNA FETTA DELLE ENTRATE PROVENIENTI DAL GAMING. “È UN ESEMPIO DA SEGUIRE” SOSTIENE FELICI (AGIMEG)
Battere l’opinione pubblica. È il titolo buono per un convegno ma da sempre rappresenta il vero punto di caduta dell’intera industria del gioco. Tavole rotonde, bilanci sociali, campagne promozionali per restringere al massimo il campo della ludopatia, autoregolamentazioni nei limiti di gioco rese obbligatorie al momento stesso dell’accesso alle piattaforme on line. Le strade battute dagli esperti di comunicazione del gaming, e soprattutto dai manager abituati a leggere anche le minime variazioni nei flussi di gioco, hanno finito per infrangersi sempre sul muro della morale, del comune sentire il gioco come una piaga da curare e possibilmente da evitare. Allo stesso tempo, in Italia questa industria dà lavoro a 146 mila persone e consegna alle casse dell’erario 8 miliardi di euro l’anno. Dati macroscopici che portano dritti verso una soluzione che all’estero ha finito col ribaltare la stessa percezione del gioco. “Good causes” per chi preferisce la dizione inglese, “destinazione di scopo” quando si parla di prospettive italiane. II circuito costruito in molti paesi all’estero tiene in equilibrio industria e ricadute sociali. In Inghilterra Camelot, operatore autorizzato della Lotteria nazionale fin dal suo lancio, nel 1994, e attualmente al terzo mandato di una licenza estesa fino al 2023, destina una parte degli introiti erariali proprio all’educazione. Ogni anno in terra britannica la Camelot destina in media 1,8 miliardi di sterline — oltre 2,3 miliardi di euro — alle cosiddette ‘good causes’. In termini percentuali, si tratta di circa il 25% dell’intera raccolta, che nell’ultimo anno fiscale (concluso il 31 marzo 2015) si è attestata a 7,2 miliardi di sterline. Dei 2,3 miliardi di euro complessivamente destinati alle buone cause, oltre 920 milioni nell’ultimo anno sono stati devoluti a progetti riguardanti salute (finanziamenti nella ricerca in campo medico o costruzione di ospedali), educazione (borse di studio per studenti di vari livelli) e ambiente (riforestazione). Circa 460 milioni sono stati devoluti a sostegno dello Sport, altrettanti all’Arte e altrettanti ancora al Patrimonio culturale del paese. In altre parole, ogni singola settimana i giocatori, puntando sul lotto o acquistando un biglietto della lotteria, destinano (consapevolmente o meno) una media di 35 milioni di sterline — al cambio 45,5 milioni di euro — alle ‘good causes’. Un ruolino di marcia invidiabile, che ha consentito alla Camelot, dal 1994 a oggi, di destinare all’insieme di questi progetti ben 34 miliardi di sterline, oltre 44 miliardi di euro. Al gioco a marchio UK lo stato presta la stessa attenzione che riserva ad altri segmenti industriali. La National Lottery irlandese dal 1988 a oggi ha devoluto in “Good causes” oltre 4,4 miliardi di euro. In Scozia la cifra devoluta è stata pari a 3,3 miliardi di euro, la metà dei quali a favore di progetti riguardanti educazione e salute, ma anche la cultura ha un forte peso. Il solo Museo di Glasgow, dal 2006 — anno della sua apertura — a oggi ha beneficiato di un sostegno finanziario pari a 30 milioni di euro. Negli Usa, tutti i 42 Stati (su 50) nei quali sono vendute le lotterie destinano parte della raccolta, in percentuale variabile fra Stato e Stato, a progetti scolastici, educativi e ambientali. La Lotteria di Washington, ad esempio, è particolarmente sensibile e attiva in tema di programmi ed educazione scolastica: gran parte dei fondi raccolti vengono girati alla Washington Opportunities Pathway, che utilizza una media di 115 milioni di dollari l’anno per borse di studio a favore degli studenti più meritevoli o a programmi di educazione della prima infanzia. Anno record in termini di fondi devoluti alle ‘good causes’è stato il 2010, nel quale la NJ Lottery è stata in grado di sostenere progetti di impatto sociale per 924 milioni di dollari. E se in Arizona negli ultimi 30 anni sono stati investiti oltre 3 miliardi di dollari in “good causes”, il gradino più alto nella speciale classifica della ridistribuzione di proventi del gioco, spetta alla Florida Lottery che negli ultimi 27 anni ha supportato progetti per complessivi 21 miliardi di dollari. «Seguire l’esempio di Stati Uniti e Regno Unito — spiega Fabio Felici, direttore dell’agenzia Agimeg specializzata nel settore rappresenta forse la sola strada per uscire dall’equivoco di uno Stato che ha bisogno degli introiti del gioco e nello stesso tempo continua a vivere nell’imbarazzo della gestione concesso-ria di questo mercato». Non vietare ma indirizzare, è con questo principio che si muovono anche i paesi del nord Europa quando si parla di gioco. In Scandinavia oltre 1,7 miliardi di euro l’anno vanno a sport, cultura e allevamento cavalli. Finlandia la più virtuosa con oltre 1,1 miliardi, il 50% dei quali versati dalla Veikkaus, il principale operatore finlandese di giochi e scommesse. In Svezia le good causes prediligono lo sport, specialmente quello giovanile. Ogni anno vengono infatti devolute 50 milioni di corone svedesi a circa 6.300 associazioni sportive di 69 discipline differenti, in grado di sostenere i costi di spostamento per le gare, di formazione dei dirigenti, di affitto o acquisto di strutture e materiale sportivo. La Swedish Postcode Lottery insieme alle sue lotterie gemelle nei Paesi Bassi e in Gran Bretagna, è attualmente il secondo maggior donatore privato del mondo per cause benefiche, in una classifica guidata dalla Bill e Melinda Gates Foundation. Nel 2013 le vendite nette della Swedish Postcode Lottery sono state pari a circa 390 milioni di euro. E nel lungo filo conduttore che unisce paesi con culture diverse ma con la medesima idea rispetto alla destinazione d’uso del denaro generato dal gaming, si unisce anche l’Argentina dove le lotterie nel 2014 hanno subito un’impennata del 25%. Secondo i dati dell’Asociación de loterías estatales de Argentina (Alea), lo scorso anno questa quota ha toccato il miliardo di dollari, in crescita di oltre il 22% rispetto ai 780 milioni destinati a interventi sociali nel 2013. II dibattito pubblico, in questo caso, non fa barricate sul gioco.
di Gianluca Moresco da Repubblica / Affari e Finanza