L’a.d. Cioli pronta a riunire sotto un unico cappello i dorsi per tagliare spese e creare sinergie
Anche le edizioni locali del Corriere della Sera entrano appieno nella fase di riassetto di Rcs Mediagroup: l’a.d. Laura Cioli ha intenzione di riunire sotto un unico cappello tutti i dorsi cittadini e regionali, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, in modo da ridurne le spese amministrative, di gestione e muoversi con una sola interfaccia verso l’esterno, per esempio per contrattare con nuovi partner le prossime iniziative editoriali in campo digitale. Ricadute ci potranno essere anche sul fronte redazionale. Se l’impostazione di partenza è unificare tutte le principali funzioni, infatti, anche le responsabilità giornalistiche di vertice possono essere centralizzate come è avvenuto a fine giugno scorso con la nomina al timone del Corriere di Bologna di Enrico Franco, che mantiene la direzione del Corriere del Trentino e del Corriere dell’Alto Adige. Tre testate che, peraltro, dal 2015 fanno capo a un’unica società. La creazione formale di una sola holding, con il conferimento di tutte le partecipazioni locali, non è comunque una strada obbligatoria per Rcs. Date le differenti realtà, l’azione di accentramento può focalizzarsi anche solo sul coordinamento centrale, in stile hub, delle funzioni amministrative e di gestione. Quello che c’è di certo, comunque, è che sta per tramontare l’era dei movimenti in ordine sparso. Un tentativo di omogeneizzare partecipazioni e gestioni era stato avviato già qualche anno fa. Inoltre, Rcs Mediagroup è già intervenuto per contenere i costi in tutte le sue altre attività editoriali, vendendo gran parte dei periodici, cedendo le attività radiofoniche e mettendo a dieta sia il quotidiano di via Solferino diretto da Luciano Fontana sia la Gazzetta dello Sport guidata da Andrea Monti. Lo scorso dicembre, presentando il piano industriale 2016-2018, Cioli si è limitata a parlare di «revisione e ottimizzazione dell’attuale modello» delle sette edizioni locali del Corsera (Veneto, Mezzogiorno, Campania, Puglia, Firenze, Bologna e Trentino Alto Adige) e delle due edizioni a Bergamo e Brescia. L’a.d. ha anche posto un obiettivo preciso: determinare entro il 2018 un impatto positivo sull’ebitda al netto delle spese per investimenti (ebitda-capex) di circa 5 milioni di euro. Inoltre, ha indicato nell’informazione «iperlocale» la strada per crescere ulteriormente, lanciando in 25-30 città sia piattaforme digitali di blog sia di news di servizio (come l’orario dei principali esercizi commerciali). Attività per le quali il gruppo milanese presieduto da Maurizio Costa avrà bisogno di trovare partner tecnologici ma non solo e, avendo una sola interfaccia con cui presentarsi, potrà ottenere prezzi più convenienti. Prima di archiviare l’era dei movimenti in ordine sparso, però, Cioli dovrà tener conto di almeno un paio di punti fermi. Il primo è che l’Editoriale Veneto e l’Editoriale Fiorentina, che pubblicano i rispettivi dorsi, non sono controllate al 100% da Rcs, a differenza delle altre editrici locali. Quindi, il gruppo del Corriere della Sera con in mano, rispettivamente, il 51% e il 50,09% dovrà confrontarsi con gli altri azionisti. Di Editoriale Veneto fanno parte tra gli altri industriali come i Riello e gli Zonin, di Editoriale Fiorentina le famiglie Pecci, Antinori tramite la Tosco-Fin e Giunti Editore. Il secondo punto, invece, è che alcune società locali hanno i conti in rosso. Così, per esempio, la vecchia editrice del Trentino Alto Adige che, secondo gli ultimi dati disponibili, ha chiuso il 2014 con perdite per quasi 550 mila euro e soprattutto l’Editoriale del Mezzogiorno con un risultato netto negativo di 307,5 mila euro dopo un 2013 a -1,1 milioni. In entrambi i casi sono stati avviati piani di risanamento che, nel caso del Corriere del Mezzogiorno, hanno portato anche al ricorso ad ammortizzatori sociali, riduzione della foliazione e chiusura di sedi distaccate.
di Marco A. Capisani “Italia Oggi”