Autogol dei settimanali tedeschi. Si salva Die Zeit, con lettorato top e un italiano alla guida

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Der Spiegel, advice Stern e Focus non imbroccano la copertina, here
con esiti disastrosi in edicola

di-lorenzo_die zeitCi avviciniamo alla fine dell’anno e la guerra delle copertine si sta per chiudere senza vincitori, un disastro comune per i tre settimanali di informazione. Non vince nessuno, o vince chi perde meno.
Der Spiegel, Focus e Stern sembrano non saper trovare la ricetta giusta, vanno avanti con tentativi contraddittori, e perdono copie almeno nella vendita diretta in edicola.
Fa eccezione il quarto settimanale, Die Zeit, diretto da Giovanni Di Lorenzo, italiano con doppio passaporto, stabile sulle 200 mila copie in totale, ma si rivolge a un pubblico di livello superiore e, giustamente fedele alla tradizione, esce sempre nel formato del nostro primo Espresso, cioè con formato e carta da quotidiano. Ha una prima pagina, ovvio, ma non proprio una copertina.

Nel numero 44, Der Spiegel ha puntato su «Der Fall DFB», per la seconda settimana consecutiva, cioè lo scandalo della federazione calcio che avrebbe corrotto per ottenere i mondiali del 2006, quelli che a sorpresa vincemmo noi.
Il concorrente di Monaco, Focus, rimane sul campo prediletto, la salute: «Klick Dich gesund», cioè letteralmente «cliccati sano», analizzando le cure mediche online.
Stern, infine, si è rifugiato nel turismo, puntando sulla «Florida». Ed è andata male per il terzetto: «Desaströse Kiosk-Woche», intitola il sito online Meedia, settimana disastrosa in edicola.

Spiegel ha venduto 215.739 copie, contro una media annuale di 241.700, e di 245.700 nell’ultimo trimestre. Un passo indietro quando si credeva di poter conquistare gli appassionati di calcio, che non sono tra i fedeli lettori del più autorevole settimanale d’Europa. Da Blatter a Platini, si sa che il calcio è corrotto. E i tedeschi, sempre che siano colpevoli, si sarebbero comportati come gli altri. Il numero con la rivelazione dello scandalo, la settimana prima, aveva raggiunto le 244 mila copie, ma insistere è stato un errore. Compresi gli abbonamenti, il numero 44 ha venduto 794 mila copie, sotto la media che è sempre sopra quota 800 mila (53.726 le copie online).
Stern ha perso il 15% per colpa della Florida, uno dei risultati peggiori di tutti i tempi, con 180 mila copie in edicola. Quest’anno, si era fatto di peggio solo con il numero 12, dedicato ai «200 Jahre Bismarck», i due secoli del Cancelliere di Ferro proprio non hanno sedotto i lettori, appena 174 mila copie.
La rivista di Amburgo si può consolare con i dati ancora peggiori di Focus: -30%, con il numero dedicato alla salute online, appena 53.656 copie vendute, un autentico disastro, contro le 80.500 di media annuale. Il numero ha venduto complessivamente 474.635 copie, con gli abbonamenti, e con le 149.621 copie offerte gratuitamente in aereo, e altre 85.732 distribuite ai circoli di lettura, una formula tipicamente tedesca (studi medici o legali, alberghi e ristoranti, ricevono puntualmente o con una settimana di ritardo, diverse riviste a un prezzo scontato, da restituire dopo alcuni giorni).

Grazie alle vendite parzialmente drogate, Spiegel può sempre vantare una media venduta di 876 mila esemplari, Stern di 742 mila, e Focus di 497 mila, ma la realtà è meno rosea. Salute, calcio e vacanze non soddisfano i lettori. Meglio l’informazione «seria», ma reportage e inchieste costano.

da Berlino
di Roberto Giardina “ItaliaOggi”