Vorrei andare a Porta a porta a parlare del mio romanzo in uscita tra qualche mese presso l’editore Salani, view credete che abbia qualche possibilità? È molto probabile, invece, che il curiale Bruno Vespa, al solo sentire il mio nome (che neppure conoscerà, figuriamoci), si sfreghi le manine e dica: non passerà!
È giusto così. Sabatini non è una notizia. Non ha affittato un elicottero per lanciare petali di rose sulla sede Rai di via Teulada. Non ha commissionato e steso su una grande chiesa un suo poster a figura di supereroe, abbigliato da papa. Non ha corrotto, estorto, rapinato, o anche solo brigato. Non ha parenti in odore di criminalità. E soprattutto non è morto, con tutti i gesti apotropaici del caso.
Questo per ironizzare un minimo sulla scelta dell’anchorman di invitare in studio i parenti di quel Vittorio Casamonica, capo clan della grande famiglia Rom, le cui esequie in pompa magna hanno mostrato il re nudo. Ci hanno sbattuto in faccia le debolezze della sicurezza a Roma. Uno schiaffo dal quale la Capitale si riprenderà difficilmente. Dopo la partecipazione sulle candide poltrone del popolare talk show di Rai1 – la principale rete del servizio pubblico – di Vera e Vittorino Casamonica, figlia e nipote dell’augusto defunto, le battute si sono sprecate sui social network.
A parte lo spasso di vedere Bruno Vespa, avvezzo a intervistare capi di Stato e intellettuali, alle prese con una che dice, a proposito della musica del padrino e della veste bianca di Vittorio: “Lui lo piace, lui adesso è contendo… quello non è vestito da papa, pe’ noi nun è coscì, sotto ha i pantaloni blu”; a parte questo, dicevo, giornalisticamente Vespa ha fatto bene a intervistare i giovani Casamonica. Al centro delle cronache.
Magari poteva prepararsi meglio, evitare di far dire loro impunemente che Vittorio non era un boss, che i suoi soldi vengono dal patrimonio avito. Impedire all’avvocato di parte di far passare il messaggio che i reati contro il patrimonio e di evasione fiscale siano poca roba. Poteva usare toni meno giocosi e sorridenti, e soprattutto evitare di far sedere i due, sulle note enfatiche di Via col vento, dove solitamente siedono i divi del Palazzo e dello spettacolo. Nello stesso studio che si collegò con papa Giovanni Paolo II.
Non si è capito da dove provenisse il grande patrimonio di sua zingarità Vittorio: ci sono state domande poste anche a muso duro a cui sono seguite risposte evasive, senza intervento significativo dei presenti. Si è arrivati alla burletta in stile commedia all’italiana, grazie all’improntitudine di Vera Casamonica: un’analfabeta che ci è e che molto di fa, una iena che non auguro d’incontrare neppure al mio peggior nemico. Un’intervista in esterna, con una seria inchiesta sulle malversazioni dei Rom e il commento in studio di cronisti informati sui fatti, avrebbe risposto alle reali esigenze del servizio pubblico.
È vero che anche Berlusconi e Andreotti, come altri habitué del programma, hanno avuto problemi con la giustizia; addirittura arrivati a sentenze avverse e controverse. E allora di cosa ci stupiamo? Bruno Vespa ha scelto di dare una dimensione salottiera all’attualità, viaggia da sempre in prima classe collateralmente al potere (tra firme di contratti ridicoli con gli italiani e risotti mantecati in diretta), risponde alla filosofia dell’ “editore di riferimento”. Dovevamo aspettare il funeral show di Vittorio Casamonica per rendercene conto? È già tanto che l’anchorman abruzzese non ci abbia proposto la riproduzione plastica del defunto. Bene, bravo, bis.
di Mariano Sabatini (Tiscali)