(La Repubblica) Il premier promette una spinta dello 0, 7% al Pil. Tokyo prova a seguire la strada espansiva tracciata dagli Stati Uniti dove l’economia è cresciuta del 5% nel terzo trimestre del 2014. Il premier punta utilizzare fondi non spesi, ma già stanziati. L’austerity non abita in Giappone: Tokyo segue la strada ultra espansiva degli Stati Uniti, sperando che il paese torni a crescere in scia agli investimenti. Come successo per gli Usa che hanno appena rivisto al rialzo del 5% la crescita del Pil nel terzo trimestre. Insomma, lontano dalle polemiche che frenano l’Europa e la Bce di Mario Draghi che vorrebbe iniettare nuova liquidità sui mercati, il Giappone accelera sugli investimenti. D’altra parte il paese ha registrato un’inattesa battura d’arresto a novembre con il calo della produzione e delle vendite al dettaglio.
Il governo del premier Shinzo Abe appena rieletto ha, infatti, appena varato un nuovo pacchetto di aiuti da 3.500 miliardi di yen (29 miliardi di dollari) per favorire le regioni e le famiglie a basso reddito. Abe, facendo leva sulla recente vittoria elettorale, punta a dare al Pil una spinta dello 0,7% e intende di rispettare il prima possibile l’obiettivo di riportare l’inflazione al 2%, mantenendo l’impegno a una riduzione del deficit. Circa 1.700 miliardi di yen saranno destinati a interventi nelle aree colpite da disastri natuali per aumentare le misure di prevenzione; 600 miliardi saranno destinati alla rivitalizzazione delle economie locali e 1.200 miliardi andranno alle persone in difficolte e alle piccole imprese colpite dalla congiuntura economica.
Il pacchetto di stimoli conta di realizzare questa non facile alchimia economica, attraverso degli aiuti pubblici che non saranno finanziati con l’emissione di nuovi titoli del debito pubblico, ma con l’utilizzo dei fondi non spesi e già stanziati, nonchè con l’impiego delle entrate fiscali extra e cioè che superano i tetti prefissati. Un sistema che – in qualche modo – replica il piano Juncker per l’Ue dove gli investimenti pubblici dovrebbe incentivare quelli privati.
“Con la veloce applicazione di queste misure, credo che potremo alimentare i consumi e risollevare l’economia delle province ed espandere il ciclo di crescita a tutte le regioni del paese”, ha detto Abe ai deputati del suo partito durante un incontro con i deputati del suo partito. Di fatto con il voto dello scorso 14 dicembre il premier aveva chiesto un referendum proprio sulla sua politica economica, la cosidetta Abenomics, varata nel 2013, che consiste in un mix di riforme, misure fiscali e politica monetaria espansive concepita come antidoto alla deflazione e alla scarsa crescita. L’annuncio del nuovo piano di Abe segue la decisione di posticipare di 18 mesi il previsto aumento dell’Iva e l’iniezione di capitali freschi avviato dalla Banca centrale del Giappone a ottobre.