
Da settimana prossima, la Spagna si unirà alla Cina come uno dei Paesi nel quale Google ha deciso di chiudere alcuni servizi. In particolare, Google News cesserà di operare a partire dal 16 dicembre. Dove la censura autoritaria non ha avuto effetto, è stata sufficiente una legge promulgata dal libero, democratico e sovrano parlamento iberico. La nuova normativa sulla proprietà intellettuale, approvata lo scorso ottobre, imporrà, dal 1 gennaio 2015, a chi aggrega contenuti di pagare diritti d’autore, anche se non richiesti, e anche quando la citazione riguardi solamente titolo e sommario.
Di fatto, si tratta di una tassa sui link che non solo limiterà l’accesso alle grandi piattaforme digitali nel web spagnolo, ma mina l’essenza stessa di internet, inteso come rete di collegamenti tra siti. Al centro dell’Europa, un Paese sceglie di tornare indietro nel tempo, riportando i cittadini a 25 anni fa, prima che Tim Berners Lee inventasse il world wide web.
La Spagna, che ha già avviato il procedimento che ha portato alla controversa sentenza della Corte Europea di Giustizia sul diritto all’oblio, segna un nuovo capitolo della lotta dell’Europa contro le piattaforme digitali statunitensi. In Francia, è stato impedito a Amazon di abbassare i prezzi degli e-book. In Germania, era già stato riconosciuto agli editori un diritto secondario sui brevi riassunti testuali che accompagnano i link, una misura molto discussa tra esperti auditi dalla commissione parlamentare tedesca per l’agenda digitale. In Belgio, una controversia tra Google e gli editori ha portato a una transazione, mentre in Francia è stata risolta attraverso un accordo economico. Solo quindici giorni fa, il parlamento europeo ha adottato una risoluzione chiedendo alla Commissione di valutare la separazione tra la ricerca web e altri servizi commerciali.
Nonostante Google News porti agli editori spagnoli tra il 10 e il 30% del traffico, è inutile ricordare che il servizio non ospita pubblicità e quindi non genera ricavi diretti. Qualsiasi sito che non desideri apparire su Google News può richiedere di essere rimosso. In risposta all’obbligo di pagare un compenso che non reputa giustificato, la società statunitense ha deciso di chiudere News.google.es.
Simona Panseri, direttore comunicazione e pubbliche relazioni di Google per Italia, Spagna, Portogallo e Grecia, ha dichiarato:
“Siamo veramente dispiaciuti di annunciare che, a causa di recenti cambiamenti nella legge spagnola sulla proprietà intellettuale, saremo costretti a rimuovere gli editori spagnoli da Google News e a chiudere Google News in Spagna. I cambiamenti avverranno a partire dal 16 dicembre. Google News è un servizio apprezzato da molti utenti e crea valore per gli editori, portando lettori sui loro siti. Tuttavia, la nuova legge impone agli editori di richiedere un pagamento a Google News per mostrare anche piccole porzioni del loro testo, indipendentemente dal fatto che vogliano o meno farsi pagare. Dal momento che Google News non contiene pubblicità e non genera ricavi, questo approccio semplicemente non è sostenibile.”
Panseri ha continuato: “Nonostante questi cambiamenti, continueremo a collaborare con gli editori spagnoli per aiutarli ad aumentare i loro lettori e incrementare il loro fatturato online.”
Infatti, Google ha numerosi contratti di collaborazione pubblicitaria con i principali editori spagnoli che proseguiranno come previsto.
I principali colpiti da questa situazione saranno gli utenti, che perderanno un servizio utile e subiranno l’effetto collaterale di una legge così miope: il soffocamento dell’innovazione. Distanziarsi dalla modernità non potrà salvare un modello di business, quello dei quotidiani e delle televisioni tradizionali, già in crisi. Non per colpa di internet, ma per la mancanza di capacità di adattamento ai cambiamenti in corso. Google continuerà a operare anche senza il proprio aggregatore in lingua spagnola. Tuttavia, la creazione di nuovi servizi digitali in un Paese dove una decisione amministrativa può chiudere un sito solo per una presunta violazione del copyright diventerà sempre più difficile. La stessa autorità per la concorrenza spagnola si era espressa contro questa legge, sottolineando la natura inaccettabile del compenso. Negli anni che seguiranno, tutto ciò porterà a una diminuzione della libertà d’espressione.