Poco hi-tech, una sola multinazionale imprese, scenario congelato al 1999

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ConfculturaMOLTI EDITORI PERCHÉ ALL’INIZIO I BANDI ERANO DI FATTO SOLO PER CATALOGHI E GUIDE. POI LA TICKETONE PER LE BIGLIETTERIE, IL “RE” DELLE MOSTRE ACCHIAPPA RECORD MARCO GOLDIN MA SONO TUTTE REALTÀ PICCOLE

Gara della Pinacoteca di Brera per guide multimediali. Una piccola azienda innovativa mette a punto una app per smartphone: gli utenti potranno avere la guida, con audio, video e link aggiuntivi direttamente sul loro cellulare. La commissione la boccia perché «Troppo innovativa» e vince la gara una tradizionale audioguida di quelle da prendere in consegna e restituire all’uscita. E’ accaduto non più di cinque anni fa, già in pieno boom di iPhone e smartphone. Ecco, l’episodio, raccontato da un addetto ai lavori, spiega perché il settore privato nella gestione dei beni culturali sia ancora così debole. Gli operatori italiani sono pochi, una cinquantina, gli stranieri non si fidano, le giovani startup tecnologiche che potrebbero produrre casi di eccellenza con il nostro patrimonio culturale a disposizione, non sono incentivate. In Confcultura, l’associazione confindustriale che rappresenta le imprese del settore, c’è una sola multinazionale, la francese Culturespace, controllata da Gaz de France, che ha tra l’altro partecipato anni fa alla gara per la Gnam, a Roma, vincendola ma rinunciando dopo una ventina di mesi per l’impossibilità di portare avanti una gestione efficiente. «Già di gare ne sono state bandite poche, e solo 190 sul totale di 450 tra musei e siti archeologici e culturali statali hanno oggi i servizi al pubblico. Inoltre quasi tutte le concessioni sono scadute e si va avanti con le proroghe spiega Patrizia Asproni, presidente di Confcultura – ma il vero problema è che ai privati non è stato concesso il controllo di alcune leve fondamentali: le tariffe e gli orari. Anche se l’impresa privata gestisce un sito, le tariffe sono imposte dal ministero, privando in questo modo il concessionario di quelle leve di marketing che servono per modulare un’offerta differenziata per i vari target. Stessa cosa per gli orari: sono fatti per andare incontro ai turni del personale interno, non a rispondere alle esigenze dei visitatori. Che senso ha che un sito archeologico al sud, vicino al mare, abbia in estate degli orari di apertura nelle ore più calde, quando certamente i visitatori sono in spiaggia? Non sarebbe meglio aprire per la stagione dal tardo pomeriggio fino alle 22 o 23, come accade in tutto il mondo?». L’assenza sostanziale di gare negli ultimi anni ha di fatto congelato il mercato e gli operatori sono più o meno gli stessi del 1999, quando la legge Ronchey fece partire le prime gare. In testa due “giganti” in relazione agli altri, ma piccole realtà se viste in Europa come Mondadori Electa e Giunti. La prima con un fatturato di una trentina di milioni, la seconda che come gestore museale opera per ora solo nel Polo Fiorentino, che ha un incasso lordo di 36 milioni. Di questo ammontare la Giunti riversa allo Stato quote diverse a seconda del servizio: si va dall’86% delle biglietterie al 23% delle librerie. C’è poi TicketOne, numero uno italiano delle biglietterie, che tra sistemi di prenotazione e gestione di botteghini, tra cultura, spettacolo e sport, fattura qualcosa sopra i 20 milioni di euro. Tra i “nuovi” soggetti c’è la Linea D’Ombra Spa di Marco Goldin, esperto eclettico, curatore di molte edizioni d’arte anche per la Electa, che da dieci anni miete successi di pubblico con le sue mostre-spettacolo che fanno arricciare il naso ai puristi per gli accostamenti audaci: da Gli impressionisti e la neve in occasione delle Olimpiadi invernali di Torino, alla prossima, che aprirà a Vicenza dopo Natale, che si intitola Tutankamon-Caravaggio-Van Gogh. Critiche dovute al fatto che ai record di visitatori (la sua mostra su Van Gogh a Brescia nel 2006 è stata la quarta più visitata al mondo) non sempre si abbinano guadagni per gli enti pubblici perché le mostre di Goldin spostano molti capolavori e questo costa. Comunque, alla fine la Linea D’Ombra Spa fattura poco più di 8 milioni di euro (anche se con un utile del 25%). Ancora, meno, 4,6 milioni (in calo da 6 milioni del 2012) fattura la Mondomostre. Editori, servizi di biglietteria e piccoli organizzatori di eventi: il catalogo dei privati dell’arte è tutto qui. Dipende ancora dal fatto che le prime gare bandite per i “servizi aggiuntivi” si limitavano a chiedere cataloghi, che i musei italiani non avevano ancora a fine anni Novanta, e guide. Nella gara della sovrintendenza di Santa Maria Capua Vetere per l’arena di Spartaco (vedi articolo qui sopra) solo la voglia di rischiare del sovrintendente ha permesso al vincitore di aggiungere un ristorante che non c’era nel bando e che sarebbe stato lunghissimo inserire. Ma grazie a quel ristorante Bio, che usa prodotti a chilometro zero, il sito è stato ripulito, abbellito e i visitatori sono raddoppiati. Questo lo si è potuto realizzare anche per lo sforzo attivo di Confcultura che ha convinto gli altri candidati a fare sistema e a non ricorrere al Tar perché il precedente che così si stava creando era troppo importante per farlo fallire dietro le solite polemiche all’italiana.

di Stefano Carli

Affari e Finanza