
Dopo l’ingresso nel mercato da parte di Apple, l’italiana I’m Watch decide di ritirarsi. I fondatori esprimono il loro dispiacere: «Siamo stati pionieri in questo settore. È un vero peccato».
Nel giugno 2012, pochi giorni dopo il lancio, le prenotazioni raccolte online al prezzo di base di 350 euro aveva raggiunto quota diecimila. Ma erano disponibili anche versioni in metallo prezioso da 13 mila euro, acquistate da una selezionata clientela araba e russa. Tuttavia, l’avventura è durata poco. I’m Watch, l’orologio da polso capace di comunicare con lo smartphone e progettato due anni prima rispetto a Apple da una società vicentina finanziata da Ennio Doris, il fondatore di Banca Mediolanum, è ora in liquidazione. Infatti, I’m Spa, questo il nome dell’azienda, ha annunciato ufficialmente la sua uscita dal mercato della «tecnologia indossabile», sostanzialmente per il fatto che i risultati finanziari non sono stati in linea con le previsioni. Anzi, il calcolo presente nel piano industriale si è rivelato ampiamente errato.
Un bilancio in rosso
A una settimana dall’inizio della distribuzione, due anni fa, I’m Spa vantava ordinativi da 102 paesi del mondo, prevedendo per la fine dell’anno una distribuzione di 50 mila pezzi, cifra che si aspettava quadruplicare nei dodici mesi successivi. Il fatturato del 2012, operando solo per sei mesi, doveva raggiungere i 12 milioni di euro, per poi decollare nei periodi successivi. Tuttavia, il bilancio del 2013 è stato disastroso. Le vendite hanno toccato i 4,2 milioni, con perdite di appena sotto i quattro milioni. Tutto ciò è avvenuto nonostante il prodotto fosse considerato più versatile degli Iwatch, in quanto supportava anche i sistemi operativi Android e Blackberry, risultando esteticamente più accattivante. Inoltre, la linea “I’m Jewel” avrebbe potuto attrarre un pubblico di fascia alta e risultare di grande interesse nelle gioiellerie, grazie alla possibilità di incorporare la tradizione vicentina del gioiello in un dispositivo di alta tecnologia.
Addio ai clienti
Tuttavia, le cose non sono andate come previsto, nonostante la fiducia di chi, nel mondo degli affari, ha sempre dimostrato di avere una visione chiara, come Doris, che ha finanziato metà della startup fondata da due giovani veneti, Manuel Zanella e Massimiliano Bertolini. Nel comunicato in cui I’m Watch saluta i propri clienti, non manca un senso di rammarico. «Siamo stati pionieri, ma in uno scenario di forte competizione con multinazionali globali, si dimostra ancora una volta che chi per primo si muove in un determinato settore innovativo spesso non riesce a diventare il leader di mercato. Peccato, perché i piani di marketing erano ben delineati e eravamo pronti per un lancio in grande stile».