Il mercato è convinto che se Maranello fosse integrato nel Lingotto come la Lamborghini in Volkswagen i benefici sarebbero maggiori per tutti. Il numero uno del Cavallino verso un’uscita che però potrebbe non essere indolore
La rissa fa il gioco della Fiat. Almeno in Borsa. Questa mattina il titolo è salito a 7, prostate 7 euro (segui in diretta) perché Piazza Affari ritiene che un cambio alla guida della Ferrari possa favorire il collocamento delle azioni a Wall Street quando a metà ottobre il titolo Fca sbarcherà in America. Se, site come dice Marchionne parlando di Formula1, shop quello che conta è il risultato, l’obiettivo del Lingotto nelle ultime settimane è raggiunto: il titolo Fiat, crollato a 6,26 euro dopo l’assemblea straordinaria del 1 agosto, è tornato ai 7,7 euro che vengono pagati a chi abbia deciso di abbandonare la società perché contrario al trasferimento della sede legale in Olanda. Il famoso tetto del recesso questa mattina è stato superato. Ora, per quanto poco possano salire le azioni di Torino, collocare i titoli provenienti dal recesso per Exor sarà un gioco da ragazzi. Le azioni recedute devono infatti essere vendute comunque a 7,7 euro mentre ormai sul mercato valgono di più.
Che tutto questo possa essere il risultato indiretto dello scontro tra i vertici di Torino e Luca di Montezemolo erano stati in pochi a prevederlo. Evidentemente la Borsa crede che una Ferrari normalizzata, più interna al gruppo Fiat, così come accade per la Lamborghini alla Volkswagen, possa irrobustire il titolo.
Quello della normalizzazione di Maranello è in effetti il vero nodo dello scontro tra Montezemolo e Marchionne. “Hanno in testa un’altra Ferrari”, dicono in queste ore gli uomini della Scuderia. Una Ferrari “lamborghinizzata”. Una società completamente integrata nel gruppo Fiat: “Come la Marelli”, è scappato di dire domenica a Marchionne nelle dichiarazioni di Cernobbio. In una Ferrari “come la Marelli” per Montezemolo non c’è evidentemente posto. Il presidente lo aveva già capito da mesi. E agli amici aveva confidato, in tempi non sospetti: “Lascio nel 2015”. Ma immaginava un’uscita graduale, non l’aut aut che si sta consumando in queste ore nell’incontro a Maranello tra i due litiganti.
Ora però la frittata è fatta. Al di là delle stesse intenzioni di Marchionne che forse si è anche pentito per qualche tono sopra le righe nelle frasi di domenica scorsa. E ormai si discute se si possa trovare un’exit strategy civile, per dirsi addio “senza prendersi a calci in faccia”, senza rompere il delicato giocattolo della Rossa. Perché quel giocattolo servirà, e molto. Sarà la stella, la punta di diamante, il biglietto da visita di Elkann e Marchionne in America, lo strumento per convincere gli investitori di Wall Street a scommettere sul nuovo titolo Fca.
Un incentivo forte anche perché sul piano dei mercati, con l’Europa che arranca, gli Usa che crescono senza sfracelli e il Sudamerica che segna il passo, è proprio il Cavallino l’atout da giocare. La presidenza toccherà quasi sicuramente a Marchionne che potrà presentarsi ai mercati finanziari come l’uomo che governa tutto l’impero. In alternativa quel posto potrebbe fare gola a John Elkann. Per il ruolo di amministratore delegato si fa il nome di Harald Wester, numero uno di Alfa Romeo e Maserati, l’uomo su cui pesa la responsabilità di rilanciare il polo del lusso di Torino e Detroit. Con la coppia Marchionne-Wester l’anomalia di Maranello e del suo attuale Presidente cesserebbe del tutto. Per questo bisogna fare in fretta. Non c’è più tempo di aspettare. La quotazione a Wall Street è alle porte, a metà ottobre, e nemmeno le autorità di controllo accetterebbero di portare sulla piazza finanziaria più importante del mondo un titolo con una lite in corso.
La Repubblica