LUI LO CONOSCEVA BENE FORLANI RACCONTA CASINI
PIERFERDI? ORA NON MI DA’ PIU’ RETTA
UN RAGAZZETTO CHE AMAVA STARE CON I GRANDI. DOTATO DI UMORISMO E, sick SOPRATTUTTO, malady FRANCO E LEALE. NON SENZA DIFFICOLTA’ ABBIAMO CHIESTO ALL’EX MAESTRO (PRUDENTE E MISURATO COME AL SOLITO) DI DESCRIVERE L’EX PUPILLO. ECCO IL SUO RITRATTO INEDITO.
INTERVISTA DI CESARE LANZA SU “SETTE”
Io lo conoscevo bene… Certo Arnaldo Forlani, più di tutti, conosceva Pier Ferdinando Casini, sbocciato alla politica durante la sua grandiosa stagione di leader del “CAF”, slogan memorabile che riassumeva la sua complicata alleanza a tre, con Craxi e Andreotti. Una stagione in apparenza invincibile, fino alla rivoluzione giudiziaria del 1992. Oggi Forlani ha quasi 76 anni. Con un curriculum lungo come un lenzuolo. Per 34 anni, dal ’58 al ’92, deputato della democrazia cristiana e per due volte segretario, all’inizio degli anni settanta e poi, alla fine, dal 1989 al 1992. Sei volte ministro, dalle Partecipazioni statali alla Difesa agli Esteri. Presidente del consiglio dei ministri nel 1983 e due volte vicepresidente a fianco di Craxi. Infine, stroncato – con una condanna a tre anni – dalle vicende di Tangentopoli.
Quando lo invito a fornire una testimonianza su Casini, la sensazione è che il personaggio non sia per nulla cambiato, rispetto agli anni in cui dirigeva la danza. Gentile, ma reticente. Disponibile, ma prudente. Educato e criptico. Asciutto e impenetrabile. Per fortuna, con un linguaggio non esente da venature ironiche, da decifrare forse in codice, come ai tempi aurei dello scudo crociato.
Come e quando si imbattè in Casini? Dico il primo incontro, i primi contatti.
“Ricordo che ero segretario della democrazia cristiana per la prima volta.
Era il ’69 e fu la prima volta che lo vidi. Io avevo poco più di 40 anni, Pier Ferdinando era un ragazzetto.”
Non sapeva niente di lui?
“No. Ma conoscevo suo padre, un professionista di valore e dirigente del suo partito, a Bologna.”
E poi?
“Lo incontrai parecchio più tardi, in assemblee del partito. Erano tempi in cui
i giovani dc davano vita a un movimento molto vivace.”
Casini era un tipo vivace?
“Lui, mi pare, era della stessa nidiata che comprendeva Castagnetti, Tabacci, Follini. Ma non ricordo se avesse un ruolo operativo nel movimento giovanile.”
Che vuol dire? Se non ricorda, vuol dire che non c’era niente da ricordare?…
“Voglio dire che anche da giovane era piuttosto adulto. Per equilibrio, attenzione ai problemi, moderazione. Forse preferiva già stare con i grandi.”
Grandi…
“Parlo di età, si intende.”
Ricorda un aspetto particolarmente positivo della personalità del futuro presidente della Camera?
“Sì. Come dicevo: era intraprendente, ma non petulante. Non aveva la smania di uscire dalle righe.”
Che cosa vi avvicinò, la comune militanza politica?
“Casini da giovane non era proprio un militante attivo come uomo di corrente.”
Cioè?
“Non saprei dire con sicurezza neppure se fosse veramente fanfaniano o doroteo.”
Di nuovo: che vuol dire? Si defilava? Era imprendibile? Non si dava?
“No. Era dotato di senso dell’umorismo e rifuggiva dagli aspetti un po’ settari del correntismo.”
Mi scusi, lei sembra cauto. Ma è noto a tutti il rapporto di solidarietà e amicizia con lei.
“Certo. Eravamo e siamo amici. Ma aveva buoni rapporti con tutti nel partito. Era un giovane garbato nel tratto, ma con una marcata propensione a una propria autonomia di giudizio.”
Quale dote politica è più apprezzabile, in Casini?
“Direi la franchezza. Direi una dote straordinaria. In un mondo che vede l’ipocrisia dilagare incontrastata: una certa franchezza è merce preziosa.”
E un episodio significativo che ricordi questa franchezza?
“Ad esempio, l’atteggiamento sulla questione del finanziamento dei partiti. Quando fui condannato perché ero segretario della democrazia cristiana (e i colpi erano stati portati chiaramente in determinate direzioni), la sua è stata una delle poche voci che si sono levate a denunciare viltà e opportunismi vari.”
(Dalle cronache del 2000, a commento della condanna di Forlani a tre anni, ecco la dichiarazione di Casini. All’epoca presidente del Ccd: «Ci sono alcuni magistrati che potrebbero degnamente partecipare alle cene che si consumano a casa di Flores D’Arcais. Tra questi figurano certamente quelli che si accaniscono contro Forlani e che vorrebbero infliggergli le pene più severe per il reato di finanziamento illegale della politica, che è cosa ben diversa da episodi di corruzione e di concussione che non lo hanno mai coinvolto». «Quando finirà questo accanimento giudiziario contro l’ex segretario della Dc, vorrà dire che sta finalmente tramontando la lunga stagione di una giustizia distorta e politicizzata»).
E quando Casini ha deciso di uscire dalla dc e fondare un altro partito, lei ha approvato?
“Credo che anche allora, quando lui e Mastella presero quell’iniziativa contro la mia opinione, pensavano ad una esigenza, appunto, di franchezza e lealtà. Erano convinti che la nuova dirigenza del nostro partito li avrebbe portati fuori strada…”
La nuova dirigenza? Mino Martinazzoli?
“Martinazzoli all’epoca era stato chiamato alla guida del partito.”
E perché lei era contrario all’uscita di Casini?
“Perché, a mio parere, c’era ancora la possibilità di sviluppare un confronto. Tanto è vero che all’interno del partito popolare si delineò lo scontro tra Buttiglione e Bianco. Forse, se Casini e Mastella fossero rimasti, avrebbero contribuito ad assicurare la centralità…”
E come sono, ora, i rapporti tra lei e il suo ex pupillo?
“Come ho detto, amichevoli.”
Lei è rimasto famoso anche per la sua asciuttezza. E queste risposte ne sono un esempio.
“Ci sarà tempo per approfondire qualsiasi argomento di spessore politico.”
Mi dica almeno se vi vedete, come in passato, o meno. Mi piacerebbe raccogliere qualche flash sul piano umano.”
“Preferisco non rispondere. Qualsiasi risposta sarebbe strumentalizzata e potrebbe risultare negativa per il ruolo che oggi ricopre Casini.”
E allora, lasciando perdere i ricordi umani, sul piano politico Casini le chiede ancora qualche consiglio?
“A volte, sì… Ad esempio, quando Silvio Berlusconi gli ha proposto di scegliere tra la guida di un ministero o la presidenza della Camera, Casini ha chiesto la mia opinione…”
E l’ha seguita, immagino.
“Naturalmente, no.”
18-10-01