I SEGRETI DI ROMINA
di Cesare Lanza
– Romina, mi scusi: al momento di cominciare questa chiacchierata, debbo confessare a lei e ai lettori un po’ di disagio.
“Mi dica.”
– Dopo tanto tempo, lei ha deciso di parlare di sé. Ma si sa che detesta i giornalisti e le intromissioni nella privacy altrui. A mia volta non voglio imporle alcuna domanda, che possa ferire il suo desiderio di riservatezza.
“E allora?”
– Il problema è che la sua vita è caratterizzata dalla tragedia, che tutti conoscono, della scomparsa di sua figlia Ylenia e dalla rottura, inaspettata, del matrimonio con Al Bano. Anche in questo caso il rumore è stato enorme perché si trattava del matrimonio più stabile e rassicurante che si conoscesse nel mondo dello spettacolo.
Romina Power, sul terrazzo della sua casa romana a Trastevere, sospira e risponde con uno sguardo educato, malinconico.
“Mi rivolga le domande che crede e, se non mi piaceranno o se mi sentirò aggredita, non risponderò.”
– Cominciamo allora da lontano. Da una ragazzina a Roma, figlia di Tyrone Power e Linda Christian, attori famosi a Hollywood e nel mondo, che si innamora di Al Bano, un cantante della provincia italiana e lo segue di slancio e senza diffidenza a Cellino San Marco, nel profondo sud degli anni sessanta. Ma com’è stato possibile?
“ Prima di arrivare al mio matrimonio, ed lei ha trascurato alcuni passaggi importanti.”
– Mi dica, Romina.
“Mio padre morì quando avevo sette anni. Dagli Stati Uniti io finii a vivere con una nonna in Messico, poi nei collegi con le suore, poi con la mamma, quando ero in quinta elementare, più o meno a nove anni, mi ritrovai a Roma, in una scuola italiana. Pensi solo ai cambiamenti di lingua, per valutare le difficoltà: in due anni, per studiare, passai dall’inglese allo spagnolo all’italiano.”
– Perché arrivaste in Italia?
“ Piaceva a mia madre e al suo compagno, Edmund Purdom, un uomo molto amante della musica classica. Un uomo positivo, con valori precisi: il lavoro prima di tutto. E di cultura e passioni anglosassoni. Così, dopo due anni, mi ritrovai in un altro collegio, in Inghilterra, nel Kent.”
– Un’infanzia tormentata.
“ Dell’Inghilterra ho bei ricordi. In collegio si facevano tante cose, oltre a studiare: decorazione, judò, atletica leggera… E nacquero amicizie, che si sono consolidate e hanno resistito fino ad oggi: gli inglesi non sono volubili come i latini, sono stabili e costanti negli affetti.”
– Come considera i rapporti con i suoi genitori?
“ Mio padre è fondamentale per la mia vita. Mi sento simile a lui e alle sue radici, seek irlandesi e francesi.”
– Ma Tyrone Power è scomparso quando lei era una bambina. Come si spiega dunque questo forte legame? Con i ricordi?
“ No. Non ricordo niente, assolutamente niente, di lui. E forse questo spiega la mia lunga, minuziosa ricerca: per tutta la vita ho cercato di ricostruire tutto ciò che lo riguardasse. Intervistando (e invidiando) quelli che lo conoscevano.”
– Ma non ricorda nulla.
“ Forse è stata una rimozione. Mi dicono che ho rimosso i ricordi per non soffrire. E mi dicono che potrei recuperarli con l’ipnosi. Ma ho paura di affrontarla. Mi bastano i sogni: ho ricostruito la figura di mio padre attraverso i sogni.”
– E com’è, suo padre, nei sogni?
“ E’ sempre rassicurante, paziente. Buono. Sensibile. Mi conforta, mi dice che tutto va bene.”
– Un modo dolce di addormentarsi.
“ No, è un pensiero dolce con cui svegliarsi. Al mattino, quando di notte
l’ho sognato, quel pensiero mi dà fiducia. Mi accompagna per tutta la giornata. Annoto quel che è successo, rileggo, rifletto. Sono pensieri che mi danno energia. Mi riempiono. Mi danno un senso di appartenenza.”
– Suo padre è dunque al primo posto, nella sua vita?
“ Lui, sì. E i miei figli.”
– E sua madre, Linda Christian?
“E’ un’immagine più sfocata. Oggi sento tenerezza, per lei. Ho perdonato.
Alla mia età si capisce l’importanza del perdono.”
– Che cosa le rimproverava?
“Le assenze. Ma oggi capisco di più il suo punto di vista. Provo
compassione.”
– Ma qual era il risentimento?
“Non riuscivo a perdonarle la separazione da mio padre. Morto d’infarto, giovanissimo, a 44 anni. Incolpavo addirittura lei, inconsciamente. Morire a 44 anni… Mi sembrava un’ingiustizia. Oggi, a volte, mi sorprendo a pensare di aver oltrepassato l’età in cui lui se ne andò, è una strana sensazione pensare di aver vissuto più di lui.”
– Torniamo a Roma e a un’altra esperienza precoce, il debutto nel cinema, in un film con Tognazzi.
“ Molti insinuarono che l’ingaggio dipendesse dal mio cognome famoso. Invece feci un provino casuale per De Laurentis: nessuno sapeva chi fossi.
Pensavo a una cosa passeggera e invece, come sappiamo, non è andata così.”
– Torniamo al matrimonio con Al Bano, conosciuto quando aveva sedici anni. Possiamo azzardare un’ipotesi? Dopo tanto girovagare, e anche un grande dolore, il desiderio di una casa, di una famiglia stabile.
“ In verità mi sentivo stretta, a Roma. Lì in Puglia c’era pace, armonia. Molte cose mi ricordavano la California.”
– Ma se, oggi, dovesse fare un bilancio? Al Bano ha detto: ventisei anni di paradiso e cinque d’inferno.
“ Alt. Io odio fare bilanci. E confronti.”
– Mi permetta di dirle che il suo sguardo è diventato ancora più malinconico del solito.
Sorride: “ Sfumature di malinconia sono abituali, per il segno della Bilancia. Sono nata il 2 ottobre, lo stesso giorno di Gandhi.”
– E cosa vuol dire?
“Spiritualità, spero. Capacità di meditare.”
– Ritorniamo al cantante Al Bano: fu il suo primo amore significativo?
“ No. Prima avevo avuto una lunga storia con Stash, il figlio di Balthus, il famoso pittore. All’epoca avevo 15 anni e lui 24. Ci innamorammo subito, la prima sera.”
– Balthus è un maestro della pittura erotica, allusiva… Stasc gli assomiglia? Quanto è durata?
“ Abbiamo vissuto due anni insieme. Stasc non assomiglia al padre. E’ quieto, affettuoso, originale. Fa film non commerciali. Ha talento, senza ambizioni: disegna e costruisce un’auto, ma per realizzarne una sola. E’ anche un alchimista. Un idealista, un sognatore.”
– Il suo sguardo ora, Romina, si è illuminato. Dev’essere importante Balthus jr., per lei. Le è stato vicino, nei momenti difficili?
“ Ci siamo sempre frequentati. E mai una recriminazione, anche se fui io a lasciarlo. Un uomo aperto, attento, sempre presente nella mia vita.”
– Il pensiero corre ad Al Bano. Com’è rimasto il rapporto con lui, dopo un legame durato 31 anni?
“Non ne parlerei. Non voglio parlarne. E’ troppo fresco, un ricordo doloroso.”
– Al Bano dice che l’inizio della fine fu in conseguenza del dramma della scomparsa di Ylenia.
“ Non è così. Le cose cambiano gradualmente: si sciolgono via via. Non c’è, mai, una sola causa precisa.”
– Se avete rotto un matrimonio che durava da tanti anni vuol dire che c’era qualcosa, di lei, che non piaceva più a suo marito…”
“Ex marito.”
– Mi scusi. Qualcosa che non piaceva più al suo ex marito, qualcosa che non era più sostenibile e sopportabile, e viceversa.
“ Preferisco non parlare di questo.”
– Vorrei chiederle, almeno: chi ha lasciato chi?
“ Non mi sembra importante.”
– Insomma: lui ha fatto addirittura un comunicato, ha scritto una lettera pubblica.
“ Io, no.”
– Come parlerebbe di suo marito, con un’amica, e in poche parole, se quest’amica non sapesse niente di voi, se non foste personaggi pubblici, esposti ai riflettori?
“E’ un uomo certamente forte. Un uomo tenace. Mi ha insegnato molto, ad esempio a stare sul palcoscenico, a vincere la timidezza. Mi ha dato quattro splendidi figli.”
– Rivalità?
“ Mai.” Si ribella: “Non credo che alla gente interessino queste cose.
Comunque l’interesse non è giusto. E’ come se guardaste, mi scusi, dal buco della serratura. Non vorrei essere ricordata per queste cose, quando non ci sarò più.”
– Come vorrebbe essere ricordata?
“ Per i miei scritti. Per i miei quadri. Vorrei che il mio spirito vivesse
attraverso cose importanti, non per il gossip sulla mia vita privata.”
– In particolare, cosa le piacerebbe?
“ Non importa. Non si dirà mai di me quello che mi piacerebbe.
Inoltre, sono convinta che l’esposizione pubblica delle proprie cose private porti male.”
– Lei è superstiziosa?
“ In Italia è difficile non diventarlo.”
– E’ religiosa?
“ Cattolica, sì.”
– Di recente è stata in India.
“ Per lavoro, sì.”
– Suo marito ha detto che in India è successo qualcosa d’importante, di grave: influente per la fine del vostro rapporto.
“ Non so. Non capisco e comunque non voglio parlarne. In India sono stata solo un mese e mezzo. ”
– Qualcuno ha detto e scritto che Yari, il vostro unico figlio maschio, era andato in India e dato per disperso.
“ Sciocchezze. Yary è stato in India, ma ora è in Italia e sta benissimo.”
Scende un bellissimo tramonto romano, sulla terrazza di Trastevere,
le luci struggenti rendono più semplice, per l’intervistatore, la domanda più difficile.
– Debbo ora parlarle, Romina, chiederle di Ylenia.
“ Qualsiasi cosa io pensi, la tengo per me. E non potrebbe essere che così. Giornali e televisioni hanno speculato fin troppo su questa storia, ci sono editori che si sono arricchiti sul dolore altrui. Si è andati oltre ogni limite immaginabile. In modo impudico, osceno. Intollerabile.”
– Adesso, se vuole, può dire qualcosa di conclusivo.
“ Non può esserci qualcosa di conclusivo. Sono state scritte le bugie più inverosimili. Senza rispetto. Senza pudore. Basta.”
– La perdita di Ylenia ha cambiato il rapporto con gli altri figli?
“ Non direi.”
– Vorrei dirle: capisco la diffidenza e le reticenze. Ma lei, Romina, non si apre mai?
“ Mi apro raramente, con pochissime persone.”
– Perché?
“ Forse perchè, da piccola, ho vissuto a lungo da sola. Sono abituata al silenzio. Forse per una forma di protezione.”
– Vorrebbe aver vissuto in modo diverso?
“ Non volevo essere un personaggio pubblico. Invece faccio un mestiere
che mi rende riconoscibile, identificabile.”
– Potrebbe smettere.
“ Ormai! Faccio quello che so fare.”
– E, alla vigilia dei cinquant’anni, cambia di colpo tutta la sua vita. Ci vuole molto coraggio.”
“ Un po’ di coraggio, sì. Ma non sono io a decidere. Io penso che tutto sia deciso dal destino. Sento un fiume che mi trasporta, io mi lascio andare e cerco di fare al meglio la piccola parte che tocca a me. E’ già tutto scritto.”
Mostra il palmo della mano. “E’ tutto scritto in questi segni. Non sono io che li ho fatti, non sono io che potrò cambiarli. Sono nata così, come tutti, con un corso degli eventi già tracciato. A me è toccata questa vita, stavolta.”
– Lei pensa che ci siano più vite?
“ Sì. Spero. Forse.”
– Posso confidarle una sensazione, forse brusca, in sintesi?
“ Mi dica.”
– La sensazione che lei a un certo punto della sua vita, condotta in
maniera tradizionale e irreprensibile, forse anche per inevitabili riflessioni legate alla scomparsa di Ylenia, ha scoperto confini nuovi, da oltrepassare. Le sono esplose di colpo, o poco a poco, non so, cose nuove dentro. Forse ha capito di avere sprecato qualcosa. Ad esempio, non credo che le piaccia la parte della sua
vita legata al ballo del qua qua.
“ Non ho sprecato, non faccio bilanci, non sarebbe giusto rinnegare le cose, così. Le cose sono complesse. Quanto al ballo del qua qua…”
– Sì?
“ Certo mi dispiace essere identificata e ricordata come il ballo del qua qua. Sono frustrazioni tipiche del mondo dello spettacolo. Ho fatto un album, nel ’73, di cui sono orgogliosa, “Ascolta, ti racconto di un amore”. Un album rimasto inosservato, non era commerciale. Succede sempre così.”
– Sempre?
“ Spesso. Ho nel cassetto, da 3 o 4 anni, un altro bell’album, realizzato con mio figlio Yari. Nessuno lo prende in considerazione per quel che vale.”
– Lei si sente sottovalutata?
“Sì. Ma anche per colpa, o responsabilità, mia. Ho sempre anteposto i figli e la famiglia al lavoro. Di fronte a tante altre scelte, mi sono lasciata trasportare dal fiume…”
– Dal fiume?
“ Dal destino, sì. Come le ho detto.”
– E non c’è la sensazione di aver sprecato alcune opportunità?
“No, no. Erano scelte giuste, per la vita familiare. I figli al primo posto assoluto. Quando ero incinta, non esisteva altro, per me. E poi li allattavo finchè potevo, studiavo con loro, ho cercato di tenerli lontani dalle contaminazioni.”
– Perciò?
“ Come avrei potuto perseguire una carriera cinematografica vera? E il teatro? Ecco: mi sarebbe piaciuto fare teatro, era una sfida affascinante, avrebbe potuto vitalizzarmi.”
– E ora? Le piacerebbe avere un altro figlio?
“ Certamente sì. Idealmente, sì: mi piacerebbe diventare ancora mamma. Ma non succederà. Ho già dato il mio contributo, da americana, alla popolazione italiana. Spero di diventare nonna, questo sì. Nonna! Mi piacerebbe, sì. Anche perché vorrebbe dire che Yari si è sistemato.”
– E gli uomini? Per lei, non c’è amore, oggi?
“ Uomini, dice? Più li conosco e, mi scusi, più amo il mio cagnetto, Floppy.”
– Perché questa avversione? Nella sua vita, in fondo, ha avuto poche esperienze.
“ Pochine, sì. Non sono protesa, si vede.”
– E come potrebbe essere, un uomo ideale? La ricchezza sarebbe importante?
“ Assolutamente no. Bellezza? Quanto basta. Capace di ascoltare, non aggressivo.”
– E allora? Impossibile trovarlo?
“ Non dico questo. Ma ho appena riconquistato la mia libertà: perché sacrificarla? Gli uomini non mi interessano.” Ride: “Non perché cambio tendenza, eh!”
– Lei ha anticipato una domanda scabrosa. Nel suo ultimo libro in uscita in questi giorni, c’è un’allusione a un certo tipo di rapporto tra due donne… Sembra un’allusione a un amore lesbico.”
Ride ancora: “Ma no, è un equivoco, si parla solo di un’amicizia.”
– Cosa rappresenta il sesso, per lei?
“ Bisogna farlo e non parlarne. Più se ne parla e più si sminuisce, si toglie il mistero. Si avvilisce.”
– Ancora una volta, non si apre più di tanto.
“ Mi piacerebbe aprirmi. Forse a 80 anni, sperando di arrivarci, quando potrò dire tutto.”
– Perché non ora? Ha paura? Eccole un’altra sensazione: lei ha paura di essere avvicinata dalla gente, per la sua fama, e non per la sua personalità. Ecco perché vorrebbe essere sconosciuta.
“E’ così. Sono stanca di decifrare, capire… Troppe ipocrisie, contraddizioni. E’ la mentalità latina, non mi piace. Stile “una mano lava l’altra…”. Sono stanca di capire se ci siano motivi reconditi, dietro quelli apparenti.”
– Tanto per capire: ha paura anche di questa intervista? Pensa che voglia tentare uno scoop, uno sgambetto?
“ Sinceramente, sì.”
– Provi allora, da sola, con due o tre aggettivi, a fare un ritratto di se stessa.
“ Questo, francamente, è impossibile.”
– Lei afferma di non essere felice.
“Ho passato momenti molto difficili, aggravati dalla tortura dell’assedio da parte dei giornali. Adesso va meglio, un po’ meglio.”
– Ho anche letto che lei vorrebbe staccarsi dallo spettacolo, a poco a poco.
“E’ così. Se fosse possibile.”
– Nel mondo dello spettacolo ha trovato amici? Amici di spessore, su cui si possa contare?
“ Amici veri? Mi lasci pensare…”
Bellissima, elegante, illuminata dagli ultimi raggi del tramonto, Romina Power ha socchiuso gli occhi e ha pensato a lungo. E c’è stato un lungo, pesante, lunghissimo silenzio.
Cesare Lanza (Sette, luglio 2000)