L’intervista. Tinto sul lettino di Cesare Brass. Se permettete, (stra)parlo di sesso
La Sandrelli? “Una vera femmina”. La Caprioglio? “Ogni volta che la vedevo sul set…”. E poi la Koll e Sordi, la Redgrave e Garko. Mentre il suo nuovo film sta per arrivare nelle sale, abbiamo chiesto al più erotomane dei registi di dare un giudizio sulle attrici (e gli attori) che hanno accompagnato la sua carriera. E lui lo ha fatto. Senza pudori.
Intervista di Cesare Lanza su “Sette”
Al momento di andare all’appuntamento con Tinto Brass, per un’intervista, non mi nascondevo un pizzico di preoccupazione. Sapete com’è, Brass. Un provocatore esuberante non solo come autore di film – scabroso è dire poco – ma anche nel linguaggio, un affabulatore senza pudore e senza auto censure.
Ed eccolo, il famoso regista, a mio parere ingiustamente accusato di pornografia, ma certamente molto audace e trasgressivo quando racconta di sesso amore ed erotismo, eccolo che mi aspetta, sornione, seduto su un divano di un grande albergo del centro di Roma. Appena lo vedo e lo sento, capisco che le mie preoccupazioni sono giustificate. Al suo fianco una piccola e dolce donna, di età matura, Carla Cipriani, la moglie detta Tinta, occhi maliziosi, allegri, penetranti.
“La vera porca è lei”, mi ha detto subito Tinto Brass, senza preamboli né perifrasi, al momento delle presentazioni.
Mi sono sentito ghiacciare il sangue. “Cominciamo bene…”, ho pensato.
Brass ha intuito il mio imbarazzo e ha sogghignato: “Lei certamente è venuto a fare l’intervista partendo dal solito spunto di successo, e cioè che io, al fondo, sono solo un maialone. Perciò ho voluto mettere subito le cose in chiaro.”
Da parte mia, silenzio.
“Lei, lei, Tinta, mi ispira”, ha insistito Tinto. “Soprattutto il suo culo mi ha sempre ispirato.”
Da parte mia, silenzio, e un minimo di inquietudine: come raddrizzare, questa inattesa partenza?
“E comunque” mi incalzava intanto Tinto Brass, imperturbabile “sentirmi di frequente paragonato a un maiale mi piace tantissimo. Mi creda: è un giudizio lusinghiero. Perché due maiali fanno l’amore con gusto, come nessun altro animale al mondo: muovendosi, agitandosi con allegria. Vuole metterli a confronto con gli elefanti, che si limitano a stantuffare alla grande, ma stanno fermi, anche per ragioni di peso?”
Confesso di aver pensato a questo punto: “ Mamma mia, e questo, chi lo tiene più?”.
– Senta, Brass: queste sono, con evidenza, provocazioni. Forse con un pizzico di risentimento verso la sua più diffusa immagine pubblica. E dunque vorrei chiederle: lei
non è più in età tenera, forse è il momento di fare qualche bilancio. Non le dà fastidio sentirsi considerato il regista che fa film ai limiti della pornografia?
“No. Nessun fastidio. Il mercato ha regole semplici e spietate. E forse è giusto così. Se uno vuole ridere e commuoversi, sa che con Benigni, ad esempio, ci riesce. E se vuole emozionarsi, c’è Almodovar. Così come, se uno vuole un film lassativo, c’è Nanni Moretti…”
– Brass, ma cosa dice?
“E’ ciò che penso. E comunque volevo dire, per chiudere il ragionamento: se uno
vuole eccitarsi, sa che i film di Tinto Brass non deludono.”
– Bene. Questo è chiaro. Ora mi dica sinceramente: davvero non pensa di
meritarsi qualcosa d’altro, di più o di diverso?
“Ho avuto altro. In Francia, grandi riconoscimenti. Che piacere sentirsi definire “il più erotomane dei cineasti, il più cineasta degli erotomani.” In Italia la Treccani mi ha inserito tra i grandi registi. Intellettuali e opinionisti di grande fama, e molto snob, hanno riveduto le loro valutazioni sul mio lavoro. E in America Andy Warhol ha detto: il peggior regista al mondo è Tinto Brass, il miglior regista al mondo è Tinto Brass!”
– Quindi, è appagato?
“Mai. Vorrei fare tante altre cose e il tempo stringe. Però non mi lamento. E non ho mai polemizzato con i critici. Solo una volta, ho inserito i nomi di tre bravi critici in un mio film, “Miranda”, ambientato a Pomponesco.”
– Inseriti come?
“ In una stele ai caduti della seconda guerra mondiale. Si sono offesi.”
– Avranno toccato ferro… E chi sono?
“ Tullio Kezich, Brunello Rondi e Callisto Cosulich.”
– E perché quella vendetta?
“Perché nelle loro critiche non ho mai trovato un giudizio, anche duro ma argomentato. Solo pregiudizi. Troppi pregiudizi su di me! Mi vien da ridere, quando leggo che Kubrick ha sdoganato il sesso, gli ha restituito libertà. Il sesso di Kubrick è mostruoso, funereo, tombale.”
– Provi a spiegarmi, in sintesi, cosa c’è alla radice di questo suo benedetto
pansessualismo.
“Il sesso è la più splendida forma di piacere che Dio abbia regalato agli uomini.
Sporcata però, e a volte considerata obbrobriosa, dalla cultura del potere che governa ogni società. Se uno si gode tranquillamente il sesso, è libero. E il potere, in forme esplicite o subdole, odia la libertà. Qualsiasi autorità preferisce cittadini frustrati e complessati, per meglio imporre le sue regole. Non a caso la cultura cattolica è così ossessivamente protesa a stabilire regole e proibizioni, in fatto di sesso. Ha il timore che il credente gli sfugga di mano. E sa, di conseguenza, perché io ho avuto successo?”
– Lo chiedo a lei.
“Perché io, con i miei film, legittimo le pulsioni e i giusti desideri segreti di chiunque.
Indico la libertà, offro vie di uscita. Sono popolarissimo tra i giovani e i giovanissimi: non li assedio, non li mortifico con gli spettri delle proibizioni. Lei immagina quanto io sia popolare tra i giovani?”
– No.
“L’altro giorno a Torino mi hanno quasi assalito sotto i portici. E una ragazza, che passava in bicicletta, si ferma, torna indietro e mi dice: posso toccarla? Toccarmi, capisce? E a Roma, sa cosa è successo ieri a Roma?”
– No.
“Alcuni ragazzini mi salutano e uno, evidentemente appassionato di cinema, mi
grida: ah Tintooo, sei grande, a te Salvatores ti fa una pippa!”
– E le amarezze, le censure, le cause?
“Ho avuto più problemi io con la censura che Niki Lauda con le curve della formula
uno. Fin dal primo film, del ’63, ”In capo al mondo”. Incappo in un magistrato severo, non voglio fare il nome perché in seguito ha dimostrato di essere un ottimo magistrato, ad esempio nella guerra alla mafia. Visiona il film e poi mi dice. “Lo rifaccia, Brass, lo rifaccia.” Aveva trovato il film contrario alla Costituzione, alla religione, alla morale, alla famiglia e non ricordo più a cos’altro…”
– E lei?
“L’ho lasciato uguale, tale e quale. E l’ho ripresentato con un altro titolo. E il film è
passato. Perché la censura non solo è bigotta, ma anche stupida.”
– Cos’aveva, il suo primo film, di tanto trasgressivo?
“ Mah, bisogna tener presente che parliamo di trent’anni fa. C’erano due che
facevano l’amore sul campanile di Torcello (“Così siamo più vicini a Dio”, dicevano) e c’era un prete vagamente pedofilo. Tutto qui.”
– Ha avuto problemi con la Chiesa?
“Tanti. Hanno anche minacciato di scomunicarmi. Io non sapevo cosa volesse dire,
poi mi hanno detto che uno scomunicato non può neanche essere seppellito in terra consacrata.”
– Facciamo un grande salto, da quel giorno a oggi. E’ in uscita, il 12 aprile, il suo ultimo film, il rifacimento del viscontiano Senso.
“Senso ’45, sì.”
– Cosa si aspetta?
“Polemiche come sempre, anche pretestuose. Come sempre, sempre. Lei, Anna
Galiena, è un’adultera, legata a un alto papavero del Minculpop, lui, Gabriel Garko, è un tenente delle SS, dichiaratamente perverso, ex assistente di Goebbels, uno che crede solo nel sesso. Ci saranno problemi, credo: anche perché è la prima volta che viene illustrato e proposto un SS simpatico, bello e dannato, ma simpatico, affascinante.”
– Com’è andata, sul set, con Anna Galiena?
“Era la prima attrice a cui avevo pensato, per quel ruolo. Ma lei aveva perplessità.
Così mi sono rivolto alla Bellucci, alla Neri… E poi lei, Anna, ci ha ripensato. Non è sensualissima, ha una sensualità cerebrale. Sul set? Qualche scazzo. Lei faceva i capricci, io la consolavo, la vezzeggiavo, infine mi arrabbiavo perché, chiaramente, Anna aveva le farfalle nella pancia, tempeste ormonali,. che so io! Si rifugiava in camerino, un po’ di capricci, ma alla fine faceva tutto ciò che chiedevo.”
– Tutto?
“Tutto. Debbo dire che è stato prezioso Garko, una grande sorpresa. Lei iper
professionista, carismatica, lui istintivo e improvvisatore. Una coppia che ha funzionato a meraviglia. Nei baci, ad esempio. Lui le metteva la lingua in gola…”
– Brass, la prego!
“E’ la verità. Lei ci stava, si scioglieva… Forti immagini erotiche. Anna Galiena sa
come una donna che si abbandona. E a me i capricci piacciono, se servono ad aumentare la tensione e le espressioni.”
– L’attrice più sensuale, da lei diretta?
“Stefania Sandrelli. Non è solo una brava attrice. E’ una donna, una femmina. Se le
avvicini le labbra al collo, lei si scioglie.”
– E l’attrice ideale?
“Vanessa Redgrave. Anche Ingrid Thulin è una formidabile professionista, che recita
tutto alla perfezione. Ma Vanessa! Inventa qualcosa di più, e per accenderla basta una parola. Una volta con Franco Nero (si stavano lasciando, forse lei era spinta anche dal desiderio di trattenerlo, chissà) dovevano recitare la scena di due che fuggivano in barca. Mi chiede: cosa dobbiamo fare? Io dico appena: siete due cani bastonati, che si leccano le ferite… Giriamo! E Vanessa si scatena: si accuccia su Nero e comincia dargli baci e leccatine in modo consolatorio, proprio come farebbe un cane (la mia era solo una metafora…), baci teneri sugli occhi, la bocca, la lingua, il naso… e poi via via baci sempre più affettuosi, erotici, coinvolgenti… Grande, Vanessa.”
– Un breve flash sulle altre famose attrici, che ha diretto… Silvana Mangano.
“Deliziosa, gran, rispetto del regista. Io volevo fare una certa scena ad Asolo, in Veneto, e Dino De Laurentis contestava: va bene anche la campagna romana… E Silvana: il regista vuole Asolo e Asolo sarà!”
– Ewa Aulin?
“Miss teenagers. Un cocktail di gamberetti.”
– Che vuol dire?
“Ma sì. Un ganberetto con quella salsina rosa, un po’ piccante.”
– Tina Aumont?
“La più bella donna che abbia mai visto su un set. Senza offesa per le altre.”
– Ingrid Thulin?
“Perfetta. Ma non mi dava molte emozioni.”
– Adriana Asti.”
“La ricordo bella e simpatica, vestita con una minima fettuccia di stoffa, praticamente
nuda. E l’umorismo con cui girava certe scene…! Quando faceva il bagno nella schiuma di quella cosa che possono produrre solo gli uomini e che, da sempre, si dice che faccia bene alla pelle. O quando, per sollevarsi dalla vasca, si tirava su afferrandosi – anziché alle maniglie – ai membri degli schiavi.”
– Brass, Brass! Non potrebbe essere più lieve?
“E lei censuri, se crede.”
– La prego, Brass. Serena Grandi?
“Polenta e osei. E senza nessun doppio senso. Voglio solo dire che è genuina, il
massimo del popolare.”
– Debora Caprioglio?
“Erezione perenne, ogni volta che la vedevo sul set.”
– Brass!
“E’ la verità. Non lo scriva, se non ci crede.”
-Claudia Koll?
“Ha spessore di attrice. Mi ha rinnegato, è andata a Canossa, per fare il Festival di
Sanremo, figuriamoci. Come tutte le debuttanti che ho diretto, ci tiene a prendere le distanze da Tinto. Ma, come si dice dalle mie parti, non basta un bel culo per fare carriera, se non c’è una mano che te lo spinge avanti.”
– Yuliya Mayarchuk.
“Ha il difetto e le virtù di molte ragazze dell’est.”
– Cioè?
“Ha disponibilità totale a fare qualsiasi cosa, ma questa disponibilità si sente, è
troppa, rischia a volte di essere fredda. Le italiane hanno più timori, ma quando li superano, si avverte il piacere della tragressione…”
– Qual è la donna che vorrebbe nel prossimo film?
“Laetitia Casta. Anche lei è un caso di erezione continua… Vado avanti?”
– No, va bene così: lasciamo stare le donne, lei ha diretto anche tanti attori famosi. Un flash anche su di loro… Alberto Sordi?
“Un mostro di bravura.”
– Philippe Leroy.
“Un atleta del cinema.”
– Jean Louis Trintignant.
“Intrigante, anche sessualmente.”
– Gigi Proietti.
“Il mostro numero due.”
– Franco Nero.
“Come Serena Grandi, polenta e osei.”
– Helmut Berger.
“Gulasch!”
– Peter O’ Toole.
“Con lui, guerre infinite. Non era mai ubbidiente, sempre contestatore.”
– Malcom Mc Dowell.
“Splendido anarchico.”
– Giancarlo Giannini.
“Perfetto. Ma freddo, un po’ come la Thulin.”
– Senta, Brass, anche alla luce di alcune sue risposte, lei ammette di essere un
voyeur?
“Certo. Il cinema è arte voyeuristica per definizione. Anziché l’occhio nel buco della
serratura, c’è l’occhio della camera.”
– E come si comporta con le sue attrici?
“Nessuna mi ha mai accusato di molestie. Però mi piace toccare, annusare… E
scopare quando capita.”
– Ma va’! Davvero?
“Qualcosa è successo.”
– E lo dice di fronte a Carla?
“Lei sa tutto, sempre. E’ la mia prima collaboratrice.”
(A questo punto, primo e unico intervento di Carla Cipriani, detta Tinta, sul suo
Brass: “Le altre passano. Io sono sempre qua.”).
– Com’è, veramente, il rapporto con sua moglie?
“Siamo due sensuali, il cemento è la sensualità. Ma sul lavoro non interviene, il
rapporto con le attrici è mio, esclusivo, unico. Però le leggo tutto quello che scrivo, ascolto consigli e idee. Ci divertiamo molto.”
– E la sensualità, resiste?
“Le dico solo questo. Qualche volta un’attrice mi dice: “No, questo è troppo, non lo
faccio!” E ora non sia malizioso lei, adesso: si tratta per lo più di problemi tecnici, come dire, difficoltà ginniche, acrobazie… E sa che cosa rispondo, per chiuder loro la bocca e procedere?”
– No.
“Dico all’attrice scontrosetta: senti, cara, questa scena l’abbiamo provata stamattina
io e Carla, e si può fare, si può fare benissimo.”
28-3-02