Alla presentazione i top manager hanno spiegato che nessun dato sarebbe stato utilizzato per la pubblicità. Ora tornano sui propri passi: le videochat sul dispositivo passano da Messenger e dunque forniranno le solite informazioni che il social raccoglie da quel genere di utilizzi
Pochi giorni fa Facebook ha lanciato Portal, uno smart display in due formati – 10 e 15,6 pollici – pensato fondamentalmente per videochattare in modo più semplice tramite Messenger. Fra l’altro, Menlo Park starebbe anche per presentare un dispositivo dallo scopo simile ma meno invasivo: una videocamera da applicare facilmente alla propria tv per trasformarla in un rtale di comunicazione con gli altri. Eppure sembra che, rispetto ai dati che verranno raccolti da Portal, le idee dei top manager del gruppo non siano chiarissime.
La contraddizione è stata sottolineata da Recode. Durante la presentazione di Portal – ma lo ha ribadito anche Mark Zucerberg in un post – è stato detto che nessuno genere di dato sarebbe stato raccolto tramite il nuovo hardware. Registrazioni delle chiamate o uso di app di terze parti non sarebbero dunque stati utilizzati per personalizzare la pubblicità una volta su Facebook. Tuttavia una settimana dopo il colosso a spiegato allo stesso sito che quel dettaglio era sbagliato. Le cose stanno diversamente.
“La funzionalità per le chiamate di Portal si basa sull’infrastruttura di Messenger, dunque quando si effettua una videochiamata su Portal raccogliamo lo stesso tipo di informazioni che raccogliamo su altri dispositivi in grado di supportare Messenger” ha spiegato un portavoce. Di quali dati si tratta? Ovviamente di elementi come la durata delle chiamate, la loro frequenza e così via. “Potremmo usare queste informazioni per personalizzare le pubblicità che vi mostriamo sulla piattaforma. Altri dati generali legati all’uso potrebbero invece finire fra le informazioni che utilizziamo per gestire gli annunci”.
Insomma, Portal non è uno strumento vergine ma, come tutte le altre funzionalità e proposte della piattaforma, raccoglie dati e li spreme al servizio della pubblicità personalizzata fornita dalla società. Non può essere una sorpresa visto che il 90% dei ricavi di Facebook arriva dalla pubblicità. Ciò che, invece, ha sorpreso in questi giorni è proprio il fatto che per molto tempo possa essere circolata una versione diversa e che neanche i più alti in grado della piattaforma sembrano avere le idee troppo lucide: com’è stato possibile non spiegare esattamente ciò che Portal farà coi dati degli utenti fin dal giorno della presentazione? Sono piccoli passi falsi che, pur rettificati, possono incrinare la fiducia degli utenti. Specie dopo Cambridge Analytica e l’ultimo data breach da 29 milioni di profili compromessi.
Repubblica.it