L’ex senatore di Ala, Denis Verdini, è stato condannato dal tribunale di Firenze a 5 anni e mezzo di carcere per il fallimento della Ste, la società che pubblicava il Giornale della Toscana, il dorso locale del Giornale. L’accusa aveva chiesto 3 anni di carcere. Cinque anni la pena per l’ex deputato di Ala ed ex coordinatore di Forza Italia, Massimo Parisi. Per entrambi i giudici hanno anche deciso l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Verdini era accusato di bancarotta fraudolenta con una distrazione complessiva di 2,6 milioni di euro. Tre anni ciascuno per gli altri 3 imputati.
È stata una sentenza a sorpresa che è andata al di là delle richieste dell’accusa. Al termine della requisitoria il pubblico ministero, Luca Turco, aveva infatti chiesto una condanna di Verdini a tre anni di carcere, spiegando che l’ex senatore di Ala era tra i principali responsabile del fallimento della Ste (Società toscana di Edizioni) che dal 1998 al 2014, anno del fallimento, aveva pubblicato Il Giornale della Toscana, quotidiano venduto insieme a Il Giornale. «Una società nata con un fine nobile, quello di arricchire il pluralismo dell’informazione in Toscana – ha spiegato il pm – ma poi diventata altra cosa, con una storia diversa che ha visto arricchirsi due persone Verdini e Parisi».
L’accusa si era anche battuta per la condanna degli altri imputati chiedendo 2 anni e 6 mesi per l’ex amministratore delegato della Ste Pierluigi Picerno, 2 anni per Massimo Parisi, nel cda della Ste dal 1998 al 2008, passato da Fi in Ala con Verdini; Girolamo Strozzi Majorca Renzi, presidente dal 15 aprile 1998 al 29 ottobre 2012; Enrico Luca Biagiotti nel cda di Ste dal 2002 al 2012. La difesa aveva chiesto l’assoluzione di Verdini, Parisi e gli altri imputati. «A questo giornale io ho solo dato, ho versato soldi, dall’inizio alla fine per tenerlo in vita. Dispiace che alla fine sia arrivato comunque al fallimento nonostante lo sforzo», aveva detto in aula Denis Verdini, spiegando poi che il fallimento era arrivato «perché erano stati sospesi i contributi pubblici».
Marco Gasperetti, Ilgiornale.it