Sono una guardona dell’umanità.
Selvaggia, passionale. Fatalmente attratta dall’umanità di uomini e donne.
Ritratto a sorpresa di Monica Bellucci. Icona del made in Italy. Che ha già le sue imitazioni…
di Cesare Lanza
Monica Bellucci, 33 anni, segno astrologico bilancia, nativa di Città di Castello, laureata mancata in legge, è considerata una delle donne più belle del mondo. Spesso anzi, nel mondo, è citata come l’italiana più bella. Da molti anni, almeno dal 1989, è famosa: prima come top model, poi anche come attrice. Tuttavia si ribella, con gentilezza, quando le chiedo di provare a fare un bilancio.
“Una cosa sola è certa, nel mio lavoro, proprio questa: l’impossibilità di fare un bilancio vero. Perché un film va bene, un altro male… E non si raggiunge mai una sicurezza, che ti consenta di dire: ecco, nel bene o nel male, io questa sono, io sono così. Un attore, un’attrice sono obbligati a vivere in questa condizione di insicurezza. E la nostra vita dipende molto, come del resto quella di tutti, dalla fortuna.”
– Il dubbio è uno stato d’animo sempre apprezzabile. Ma forse, nel tuo caso, è
esagerato. Ad esempio tu potresti sentire, ed esprimere, l’orgoglio di aver avuto, nella difficile condizione di partenza, di essere cioè un’attrice italiana, un forte successo
internazionale.
“Mah! Per me dire orgoglio è come dire una parolaccia. Orgoglio di che? Ripeto: la fortuna è fondamentale. Chissà quanti, in Italia e nel mondo, hanno un grande talento. Ma non arrivano, non escono, solo perché non hanno avuto un pizzico di fortuna, le opportunità giuste.”
– Davvero attribuisci tanta importanza alla fortuna?
“Per arrivare al successo devi avere molte capacità e spirito di sacrificio,
attitudine al lavoro, la volontà di migliorarti di continuo e perfezionarti, se possibile. Ma se il destino non ti offre le occasioni giuste per metterti in luce, tutto questo rischia di essere inutile.”
– E per te quali sono state queste opportunità? Si possono fissare momenti
precisi?
“No, un momento preciso non c’è. Ma certamente, nella moda, quando sfilavo come tutte e avevo come tante altre, se non proprio come tutte le altre, certe qualità di base, il momento più importante è stato quello di essere notata e lanciata da un’agenzia francese. Un colpo di buona fortuna che mi ha aperto il mercato francese e poi quello internazionale, mi ha portato alle copertine dei grandi giornali, ai servizi con i fotografi più prestigiosi nel mondo. Le fotografie, credimi, hanno avuto una importanza decisiva.”
– Perché?
“Mi hanno avvicinato al cinema, hanno attirato subito l’attenzione di registi come
Dino Risi e Coppola. Ovviamente io ho cercato sempre di farmi trovare pronta e preparata. Ma le coincidenze fortunate sono determinanti. Bisogna riconoscerlo, se si riesce a mantenere, nonostante il successo, un minimo di modestia! O, quanto meno, di lucidità.”
– E il lavoro per prepararsi qual è, di preciso?
“Tutto ciò che possa portarti a poco a poco alla completezza. Quindi, la dizione. Le lingue. La recitazione… Tante altre cose! Io credo nell’istinto dell’artista, nella sua vocazione naturale, ma anche all’importanza della tecnica. Non bisogna fermarsi mai e mai illudersi di essere arrivati. I particolari sono fondamentali.”
– Umilissima, insomma.
“No. Ma realista sì. Questo è un mestiere di incontri: è essenziale alimentare
sempre nuove opportunità. Per me, oggi, è motivo di grande soddisfazione aver lavorato in Paesi diversi, con grandi attori diversi: Gene Hackman, Bruce Willis, Gerard Depardieu… Il cinema ti chiede una notevole energia, ma è un lavoro che ti dà enormi possibilità sul piano umano, incontri, scoperte di personaggi, sinergie…”
– Ne parli con trasparente passione.
“Senza dubbio io sono una persona passionale. Mi identifico e mi coinvolgo. In un set vivi ogni giorno per tre o quattro mesi con una moltitudine di persone diverse per cultura, età, carattere, psicologia, abitudini, comportamenti, razza… Un crogiolo entusiasmante. Una droga. E, se si è fortunati, in uno stato di grazia.”
– E’ evidente dunque che nel cinema hai realizzato la tua identità.
“Come ti ho detto non mi piacciono i bilanci né le asserzioni definitive. Ma è vero che nel cinema riesco ad esprimere la parte creativa della mia personalità. Mi piace studiare e creare il personaggio che mi viene richiesto. Tutto il resto è contorno: le interviste, le uscite mondane, i riflettori sempre accesi… La soddisfazione più grande è sul set, se riesci a creare qualcosa di significativo.”
– E qual è il personaggio che ti ha dato maggior soddisfazione?
“Malena: ho dato tutta me stessa. Ed è il film italiano che mi ha consentito una scalata internazionale. A parte il sogno, realizzato, di poter lavorare con Tornatore.”
– Un sogno, perché?
“Perché Tornatore è il regista di “Nuovo cinema paradiso”, un film amatissimo
dalla mia generazione.”
– E poi?
“Ti ho detto che non mi piace fare bilanci né pagelle, dare giudizi su questo o
quello. Certo debbo dire grazie a Maatrix e ora sono felice di lavorare con Bruce Willis. Ma la vita è un’evoluzione continua. Che altro? Mi ha reso felice il rapporto con la Francia: potevano esserci difficoltà, invece sono stata adottata di colpo, e accettata senza riserve, la Francia è diventata la mia seconda patria.”
– Differenze tra le due patrie?
“Quanta insistenza… Come posso spiegarti? L’Italia è il mio Paese, mi è caro, è sempre dentro di me: anche, e di più, quando sono lontana. E’ tutto: nel senso che c’è tutta la mia italianità, i colori, il corpo, i gusti, le abitudini, le tradizioni… Ma per un’attrice in Italia la carriera è difficile perché c’è poco cinema. La Francia mi ha dato mille slanci, energie nuove, mi sono sentita conquistata dal suo calore, dalla simpatia intorno a me.”
– Prova a definire te stessa con due o tre aggettivi, in sintesi.
“Ma com’è possibile? Non posso essere obiettiva.”
– Prova. Non ti ho chiesto di essere obiettiva.
“Sicuramente sono molto attratta dall’animalità che è intono a noi. Dall’animale umano: voglio dire dalle gente, sono attratta da come gli uomini e le donne nella loro vita quotidiana parlano, si muovono, agiscono, si esprimono. Tengo tutto sotto osservazione, è quasi uno studio particolare, sono una guardona dell’umanità: non c’è niente di più interessante che guardarsi intorno e scoprire gli altri.”
– E ora dammi una tua scala di valori.
“L’amore e l’amicizia prima di tutto. Il lavoro come elemento sociale, come
possibilità, anche psicologica, di progredire.”
– E la bellezza in che misura ti ha aiutato e ti aiuta?
“La bellezza indubbiamente è un potere: attira curiosità e attenzione su
di te. E’ importante per il successo, ma non è determinante.”
– Davvero?
“Sì. Perché, senti, dove sono oggi le brutte?
– Che vuol dire?
“La bruttezza non esiste più. Qualsiasi donna, se ha pazienza e un po’ di
risorse, può diventare bella: con il trucco, il modo di pettinarsi, vestirsi, proporsi. E poi con tutti gli altri interventi estetici e, all’occorrenza, chirurgici. Le donne sono tutte belle, oggi, se vogliono. La bruttezza è stata sconfitta.”
– Vabbè. A me sembri generosa, e indulgente, come può essere solo una
donna di straordinaria bellezza. Quanto a te, con le tue risorse fisiche esplosive: ti sei mai sentita una preda?
“No.”
– Mai sentito il fastidio di essere desiderata dagli occhi e dalla fantasia di chiunque?
“Non è un fastidio. E non ho mai subito molestie.”
– C’è un difetto, di cui sei consapevole?
“Non ho senso pratico nella vita d’ogni giorno.”
– Mani bucate?
“No, questo no. Ma non ho vocazione per qualsiasi operazione pratica, contabile. Diciamo che non potrei fare mai la commerta, né curare i miei interessi
riuscendo a capire i numeri e l’aritmetica.”
– Forse per questo i commerti sono importanti. Potresti essere la loro testimonial: non saprei vivere senza un commerta.
“Giusto. E’ un’idea.”
– E una tua qualità?
“L’istinto. Sono istintiva come un animale. Non calcolo mai. Sono selvaggia.
Istintiva. Passionale.”
– Ecco dunque gli aggettivi che ti chiedevo. E sei passionale anche in amore?
“Sì. Per la felicità di chi amo e mi ama. Do tutta me stessa, senza riserve.”
– E perché ti sei innamorata di Vincent Cassel?
“Non si può sapere… Come si può sapere? Comunque l’attrazione fisica è il
punto di partenza. Ma per la verità non solo la parte fisica… Nell’innamoramento esplode un’attrazione reciproca per ciò che si ha fuori e dentro.”
– E lui perché si è innamorato?
“Dovresti chiederlo a Vincent, mio marito. Credo per le stesse ragioni, per
reciprocità.”
– E ora come va?
“Siamo, dopo sette anni, felicemente innamorati come il primo giorno.”
– Non sarà alle viste la crisi del settimo anno?
“No. Non ci credo. E poi stiamo insieme da sette anni, ma solo da tre nel
matrimonio. Ne riparleremo a suo tempo, dunque.”
– Ti sei innamorata molte volte?
“No. Innamorarsi è difficile. Poche storie, ma lunghe.
– Passionale, sensuale… E difficoltà ad innamorarsi. Curioso.
“Sensuale lo dici tu. Non io.”
– Vero. Però credo di tradurre un punto di vista maschile molto diffuso.
“Grazie. Ma io parlerei, soprattutto, di sensibilità. Tutto mi tocca, mi colpisce, mi turba, mi ferisce… Vorrei cambiare l’uomo, a volte. Sono stupefatta come nell’uomo, nel Duemila, possano coesistere stupidità (basta pensare alle guerre e a certi delitti) e intelligenza, esattamente com’era nell’età della pietra. Le crudeltà e le brutalità, le meschinità e tutti i limiti di origine mescolati con la curiosità intellettuale che ha portato alle grandi scoperte tecnologiche della società moderna.”
– Stupido e intelligente, hai detto.
“Sì. Un capolavoro incomprensibile.”
“Capital”, Maggio 2002