Anche se la persona legata al manager Darren Huston non era sotto la sua supervisione, è stato violato il codice di condotta interno del colosso dei viaggi online statunitense. La società: “Si allarga il club non molto esclusivo di chi ha perso il posto per un love affair sul lavoro”
In Italia sarebbe una strage. Ma negli Stati Uniti, la patria del puritanesimo, un love affair tra le scrivanie aziendali può costare il posto di lavoro: anche se riguarda l’amministratore delegato. Così Darren Huston, numero uno di Priceline (il più grande gruppo di viaggi online degli Usa, che controlla anche Booking.com), si è dimesso dopo che era emersa la sua relazione con una persona del gruppo, “non era sotto la sua diretta supervisione”, come si legge in una nota dell’azienda.
“Un’indagine ha determinato che Huston ha agito contro il codice di condotta dell’azienda impegnandosi in attività non coerenti con le aspettative del consiglio di amministrazione sulla condotta di un executive, di cui Huston era a conoscenza e per cui ha espresso rammarico”. Priceline non ha rivelato l’identità né il sesso del dipendente con cui il capo aveva una relazione. Il manager, che era arrivato da Microsoft a inizio 2014, è stato per ora sostituito ad interim dall’ex amministratore delegato Jeffrey Boyd. Per la controllata Booking.com, invece, la responsabilità passa a Gillian Tans, già presidente del popolare sito di viaggi.
Particolarmente sprezzanti i toni utilizzati da Priceline nel suo comunicato: parlando del suo (ex) manager, ha scritto che “entra a fare parte del club non molto esclusivo di dirigenti che hanno perso il loro posto a causa delle loro relazioni con dipendenti”, citando il caso dell’amministratore delegato di Boeing Harry Stonecipher, che ebbe “una relazione consensuale con una dirigente donna” emersa nel 2005, del presidente della Croce Rossa Usa Mark Everson, che nel 2007 lasciò per presunte relazioni “inappropriate con una dipendente donna”, del’ad ex aequo di Restoration Hardware, Gary Friedman, che quattro anni fa disse addio per un’inchiesta sulla sua relazione con “una dipendente”, e di Christopher Kubasik, presidente di Lockheed Martin che nel novembre 2012 vide svanire il suo sogno di diventarne ad poco dopo per una relazione con una persona del gruppo della difesa, in violazione del codice di condotta.
Repubblica