L’ azienda fondata da Brin e Page conferma la sua recente volontà di sfondare anche nell’ hardware: l’orologio con Android rispetto a quello Apple ha il vantaggio di essere del tutto indipendente dal cellulare.
Roma Lo smartwatch senza lo smartphone. LG e Google liberano gli orologi smart e presentano il primo dispositivo basato su Android Wear che non ha bisogno di essere collegato ad un telefono per funzionare. Prodotto dalla LG e dotato di tecnologia Google, doctor lo smartwatch Urban 2nd Edition Lte sarà dotato di connettività autonoma, health e può ricevere o inviare messaggi e chiamate anche in assenza di smartphone. Già in vendita in Nord America, dove viene offerto dagli operatori telefonici, Urban 2nd Edition Lte sfrutta l’ultimo aggiornamento del sistema operativo di Google dedicato ai dispositivi indossabili, che permette appunto l’indipendenza dello smartwatch. Una prima per i sistemi di Google, destinata però a non restare sola: anche il Samsung Gear S2 dotato del sistema operativo proprietario di Samsung Tizen dispone di una versione 3G, in arrivo in Europa nel 2016, che funziona senza dipendere dallo smartphone.
La prima ondata di orologi intelligenti – il Pebble, ma anche l’Apple Watch – sono infatti tutti legati a doppio filo allo smartphone, da cui dipendono per la connettività ed in qualche caso anche per l’effettiva capacità di far girare le applicazioni che offrono. Per Google e Samsung, impegnate ad inseguire Apple nella conquista dei nostri polsi, l’ “indipendenza” dell’orologio è un fattore competitivo di cui approfittare. In particolare in un momento in cui il mercato degli smartwatch è in rapidissima espansione. Lanciati quasi con titubanza, gli orologi intelligenti si sono infatti dimostrati un successo inaspettato, con una ricezione da parte degli utenti sopra le aspettative. Secono lo Smartwatch Group – una compagnia di ricerca che monitora le evoluzioni del fenomeno – le vendite progrediscono ad un tasso di crescita «incredibile» e il segmento dovrebbe valere 60 miliardi di dollari già nel 2020. Un ampio mercato, ancora in una fase iniziale, dove tutti vogliono ricavarsi la fetta più ampia possibile.
Google, in particolare, sta intensificando gli sforzi, a dimostrazione di come la divisione di Alphabet sia sempre più interessata a competere sul fronte hardware, dopo il lancio della nuova linea di smartphone Nexus, prodotta sempre da LG. Una collaborazione che è una risposta anche alla linea di rottura di Samsung, che dopo il divorzio da Android negli smartphone nel campo dei wearable si presenta con la sua piattaforma indipendente basata su Tizen OS. Android Wear, lanciato nel 2014, non è stato un successo instantaneo. Lo scorso anno, secondo gli analisti di Canalys, sono stati venduti 720mila orologi con il sistema Google. Un risultato buono, ma non eccezionale. Dall’altra parte Apple ha messo a segno, con l’Apple Watch, un indubitabile successo, e Samsung ha avuto, dopo qualche difficoltà iniziale, un buon riscontro. Soprattutto con il nuovo Gear S2, interno al quale si è creato un consensus decisamente favorevole.
La sfida è ora tra Samsung e Google. Secondo le indiscrezioni, infatti, il nuovo Apple Watch dovrebbe arrivare non prima dell’estate 2016. Sarà più sottile, dotato di una fotocamera ma – stando a fonti non ufficiali – non pare prevista l’indipendenza dall’iPhone. Per i competitori si apre dunque una finestra da sfruttare. Soprattutto per Google, che negli ultimi mesi ha visibilmente intensificato gli sforzi. Oltre allo smartwatch con Lg, è partita nelle stesse settimane anche una partnership inaspettata con Tag Heuer. Anch’esso, in apparenza un orologio “normale” è invece uno smartwatch. Si chiama Tag Huer Connected Watch, pensato per il segmento lusso, frutto della collaborazione della casa Svizzera con Google e Intel. L’orologio utilizza la tecnologia Android Wear di Google e funziona con tutti i telefoni Android dalla versione 4.3 Jelly Bean e iPhone con iOS 8.2 o versioni successive. Il prezzo è piuttosto alto: per ora viene offerto negli Stati Uniti e in Canada a 1.500 dollari. Una cifra più da orologeria di precisione che da gadget, ma che comunque potrebbe avere il suo appeal. Dopotutto, il Connected è il primo passo dell’industria degli orologi svizzera – nota per la sua qualità nel mondo degli smartwatch. Anche se è da notare che solo la cassa e la fibbia sono progettati e prodotti in Svizzera, mentre il cuore è Californiano, con l’hardware elettronico di Intel e l’OS di Google. Forse proprio per questo Tag Heuer mette a disposizioni degli acquirenti del dispositivo anche la possibilità di accedere ad un orologio vero: il servizio “connected to eternity” consente ai proprietari dello smartwatch di recarsi, dopo due anni, da un rivenditore Tag Heuer e cambiarlo con uno meccanico. Pagando, però, altri 1.500 dollari.
di Valerio Maccari “Affari&Finanza”