Bolloré aveva proposto all’ ad della compagnia di prendere in mano il timone di Telecom, stuff approfittando del balletto in corso sulla durata dell’incarico a Trieste.
C’era stata l’ipotesi di ridurre a 60 anni il limite di età per svolgere quel ruolo
Trieste Ma come sarà venuto a mente a Vincent Bolloré di chiedere proprio a Mario Greco di prendere in mano il timone di Telecom? Forse che il finanziere bretone sapeva del difficoltoso balletto in corso per il rinnovo di Greco in Generali e stimava possibile che la corda si spezzasse? Di sicuro, help nel salottino che riunisce i grandi azionisti di Generali, le ultime settimane devono essere state segnate dal nervosismo, visto che solo alla fine della scorsa settimana pare siano andate maturando le condizioni per il bis di Greco alla testa del Leone di Trieste. Corsi e ricorsi del Leone. Lo chiamano “lodo Merzagora”, in onore al presidente che, nel 1974, chiese all’azionista Cuccia di fissare per il top management un limite di età a 65 anni, con deroga massima di un ulteriore triennio. Il presidente di Mediobanca non mancò di contentare il suo carissimo nemico, ma pretese che mettesse un inedito limite a 80 anni per i consiglieri di amministrazione. E quindi pure per il presidente di Generali, che di anni ne aveva allora 76.
Mutatis mutandis, stava capitando qualcosa di simile. Schermaglie in vista del rinnovo del board a primavera, probabilmente superate proprio nelle ultime ore. Varie fonti dicono che Lorenzo Pellicioli, che oltre a far parte del CdA dal 2007 in Generali è membro del comitato nomine e del comitato remunerazione, avrebbe di recente incontrato Mario Greco per illustrargli una ipotesi di rinnovo del suo mandato da amministratore delegato. Ipotesi che avrebbe incluso un nuovo limite di età a 60 anni per il Group Ceo, mettendo di fatto Greco dinanzi alla scelta se restare o meno a Trieste solo per altri tre anni. Pellicioli parlava da ambasciatore dei grandi azionisti, e di Mediobanca in primis? Di sicuro, prima che divampi un incendio, da Mediobanca fanno sapere che «il lavoro di ri-orientamento strategico di una compagnia assicurativa richiede un lungo arco temporale e da questo punto di vista l’attuale limite di statuto di Generali di 65 anni per l’amministratore delegato lascia ampi margini anche per il futuro». Dal canto suo, Pellicioli non è meno netto e dice: «Siamo molto contenti del lavoro fatto fino ad ora da Mario Greco. Ha raggiunto in anticipo gli obiettivi del suo primo piano triennale. Siamo stati molto soddisfatti del piano strategico, la cui esecuzione richiederà un periodo di tempo certamente non breve e quindi pensiamo sia nell’interesse della Compagnia immaginare che Mario Greco abbia tutto il tempo necessario per realizzarlo. Siamo convinti che la norma statutaria che fissa a 65 anni il limite di età per l’ad della società possa dare a Greco il tempo necessario per eseguire questo piano». Come dire: il problema di una fuoriuscita di Greco nemmeno si pone e men che meno di un abbassamento del limite di età. Ma evidentemente della questione si è parlato e qualcosa di concreto è arrivato a Greco.
Mediobanca frena e osserva pure – in astratto – che l’ipotesi sarebbe comunque di non semplice percorribilità, dato che occorrerebbe l’approvazione dell’assemblea per modificare definitivamente lo statuto riguardo a quanto dispone sui limiti di età. Ma forse sarebbe stata sufficiente una “raccomandazione” da parte del Comitato nomine, per procedere una tantum a individuare un nuovo Group Ceo nel segno del “ringiovanimento”. Tutto a posto, dunque. Ma se il clima è così idilliaco, come si spiegherebbe l’iniziativa di Vincent Bolloré – azionista perno di Mediobanca – che un paio di settimane or sono ha sondato la disponibilità di Greco per Telecom, e chiedendogli dunque di lasciare Generali? Greco quindi ha deciso di non cogliere la proposta di Bolloré ma non ha gradito l’idea che il vincolo di età potesse arretrare fino a 60 anni. E non avrebbero gradito l’iniziativa, e anzi non ne sarebbero stati nemmeno messi preventivamente a conoscenza, soci di rilievo come Leonardo Del Vecchio e Francesco Gaetano Caltagirone. Perché potrebbe avere effetti destabilizzanti sulla compagnia e sul titolo (che nei 3 anni di gestione Greco ha raddoppiato il valore). In buona sostanza, secondo Caltagirone e Del Vecchio il capoazienda va valutato a seconda dei risultati che matura e – in rapporto agli obiettivi convenuti con gli azionisti – lasciato lavorare senza scadenze rigide e predeterminate.
Nella primavera prossima scade l’intero consiglio di amministrazione presieduto da Gabriele Galateri, e con esso pure il mandato dell’amministratore delegato. L’ipotesi formulata a Greco assomiglierebbe quindi a un abito temporale tagliato su misura, con il mandato di aiutare i grandi azionisti a identificare il proprio successore. Ipotesi dell’irrealtà, sostengono ancora da Piazzetta Cuccia: «Siamo soddisfatti del lavoro svolto dal management e dall’ad di Generali e confermiamo la nostra intenzione a proseguire con questa squadra per il prossimo triennio».
Fino all’arrivo di Greco, nella primavera 2012, il Group Ceo a Trieste veniva rinnovato di anno in anno. E va da sé che tale permanente stato di sospensione non ne favoriva l’accreditamento e l’autonomia. Ma di fatto limitava il business. Ne sa qualcosa, per esempio e da ultimo, Giovanni Perissinotto che è durato alla testa del Leone – di rinnovo annuale in rinnovo annuale – per ben 12 anni. Le performances di Generali nell’ultimo triennio dipendono pure dall’assenza di perturbazioni, tutt’altro che infrequenti nella storia della compagnia dell’ultimo dopoguerra. E ne è riflesso pure il radicale parallelo mutamento della base azionaria, dato che gli investitori stranieri pesavano il 26% nel 2012, mentre oggi sono circa al 45% e ancora cresceranno. Se i nuovi target del piano finanziario al 2018 saranno mantenuti. La sede delle Generali a Trieste. Sotto, l’amministratore delegato della compagnia Mario Greco
di Paolo Possamai “Affari&Finanza”