I canoni di locazione continuano a crescere, seppur a tassi inferiori rispetto al semestre precedente, secondo quanto riportato dall’Ufficio Studi del Gruppo Tecnocasa. Nel dettaglio, si registra un aumento del 3,4% per i monolocali, del 3,0% per i bilocali e del 3,2% per i trilocali. Questo incremento si osserva in tutte le grandi città, con particolare evidenza a Bari, Napoli e Verona, dove si osserva un maggior ricorso agli affitti brevi.
Nei capoluoghi di provincia, i canoni di locazione continuano la loro corsa al rialzo con un aumento del 2,3% per i monolocali, del 2,5% per i bilocali e del 2,9% per i trilocali.
Si conferma che le soluzioni di “qualità”, caratterizzate da una buona disposizione degli spazi, arredamento curato, ubicazione in zone servite e luminose, sono più facilmente affittabili. Tuttavia, rimane alta l’attenzione ai costi condominiali.
Nel primo semestre del 2023, il 70,1% delle persone ha optato per l’affitto come soluzione abitativa, registrando una leggera diminuzione rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (71,2%). L’aumento dei contratti stipulati per motivi di studio, passati dal 3,8% al 5%, indica una tendenza in crescita. Quelli stipulati per motivi di lavoro rimangono sostanzialmente stabili, attestandosi al 24,9%.
I contratti stipulati nella prima parte del 2023 mostrano un aumento di quelli a canone transitorio, che ora rappresentano il 25,4% del totale, rispetto al 20,7% dell’anno precedente.
Il canone concordato mantiene la sua rilevanza, ma si rende necessario valutarne l’appetibilità alla luce dell’aumento della domanda, che sta trainando al rialzo i canoni sul libero mercato.
“Dopo il calo importante dei valori registrato nel 2020 a causa della diminuita domanda e aumentata offerta scaturite dalla pandemia, – afferma Fabiana Megliola, nella foto, Responsabile Ufficio Studi Gruppo Tecnocasa – continua l’andamento positivo iniziato nel 2015. Il mercato lamenta una preoccupante carenza di immobili dovuta al fatto che molti di essi sono stati affittati con contratti di lungo periodo durante la pandemia. Numerosi proprietari preferiscono gli short rent temendo un’eventuale morosità degli inquilini. Desiderano anche assicurarsi la possibilità di rientrare in possesso dell’immobile. A contribuire al rialzo dei valori anche l’inflazione e l’aumento della domanda alimentata da chi ha difficoltà di accesso al credito”.