Flop del Superbonus. Gli stimoli all’attività economica portati dal 110% non coprono i costi. Così, i crediti fiscali edilizi porteranno minori entrate per le casse dello Stato per i prossimi tre anni. Tra le conseguenze, vi è l’aumento del deficit 2023, previsto per quest’anno a 4,5%, che sarà invece al 5,2% (+ 0,7%) per effetto dei crediti edilizi quale il superbonus ed il bonus facciate. È quanto emerso della Nota di aggiornamento al documento di economia e finanza (Nadef) pubblicata nei giorni scorsi. Gli andamenti dell’indebitamento netto della Pa e del fabbisogno di cassa del settore pubblico nell’anno in corso hanno fortemente risentito dell’impatto dei crediti di imposta legati agli incentivi edilizi introdotti durante la pandemia, in particolare del superbonus. I tecnici della Nadef hanno rivisto al rialzo la stima del deficit del 2023 a seguito delle nuove valutazioni dell’Istat circa i costi di erogazione degli incentivi edilizi (passati dal 2,6 al 2,8% del Pil), aumentando la stima di 0,7 punti percentuali di Pil. La revisione al rialzo dell’impatto di bilancio dei crediti d’imposta legati al superbonus, arrivato al 1,1% del Pil comporta, dunque, un aumento dell’indebitamento netto tendenziale dello Stato per quest’anno, che passa dal 4,5% al 5,2% del Pil. In particolare, la revisione al rialzo delle stime di erogazione degli incentivi edilizi comporta maggiori compensazioni fiscali e, pertanto, un fabbisogno di cassa del settore pubblico che resterà elevato per i prossimi tre anni. In assenza della revisione dei costi del Superbonus, l’obiettivo programmatico previsto per il 2023, con obiettivi di deficit al 4,5% per l’anno in corso e al 3,7% nel 2024, sarebbe stato più che raggiunto. L’Eurostat ha riqualificato, infatti, il superbonus 110 e il bonus facciate come crediti “pagabili” ai sensi del Sec 2010 (il Sistema dei conti nazionali) per gli anni 2020-2022; di conseguenza, le agevolazioni sono state registrate nei conti nazionali come spesa (contributi agli investimenti) per l’intero importo maturato del credito nell’anno in cui il contribuente ha sostenuto la spesa che dà luogo al beneficio fiscale. Le modifiche normative introdotte, che hanno eliminato in via generale la trasferibilità e lo sconto in fattura dal 18 febbraio 2023, infatti, hanno previsto una serie di eccezioni per le spese sostenute nel 2023, per le quali continuano ad applicarsi le condizioni di utilizzo previgenti relative alla trasferibilità del credito e allo sconto in fattura e sono proprio queste eccezioni che rappresentano la parte prevalente delle spese sostenute nel 2023.
Giulia Provino, ItaliaOggi