(di Tiziano Rapanà) E siamo sempre lì. Devo non avere proprio nulla da dire. Mangio o non mangio? Mangio. Miro il cornetto tra i tanti cornetti e lo vedo nella sua straordinaria impudicizia che deborda di Nutella. Lo sposalizio con la crema assicura un approdo repentino nella valle del peccato. “E a colazione si dovrebbe stare leggeri”, mi dico. Non mangio. Chi me lo fa fare? Una fetta biscottata integrale è l’ideale e male che vada, avanti tutta con Kool & The Gang. Ma non ci saranno celebrazioni legate al seguitare rigidamente un regime che non superi le mille calorie. Mangio. Il cornetto mi aspetta. Lo vedo, vuole essere mangiato. Io faccio quello che mi chiede. Eppoi il caffè e basta non mi aiuta ad inventare una giornata degna di un furore che sa di movimento, di atto che porta solidità. Non mangio. Non posso assecondare la mia voglia di zuccheri mattutina. E uno deve pure limitarsi, essere morigerato. Io dovrei prepararmi una bella macedonia di frutta, scoprire il fascino segreto della galletta di riso. Acqua e limone per cominciare e proseguire con un’idea di mondo salutare. Mangio. Il cornetto è lì, in attesa. Mi guarda scocciato, adagiato sul piatto. Prima o poi questa colazione al bar la dovrò incominciare, il caffè si fredda. Epperò una gran voglia di mangiare una bella galletta…