La variazione nella mappa del potere è quella della nomina del commissario straordinario a Rieti. Mauro Maccari viene da esperienze fuori regione, la sua dimestichezza con il clima e le abitudini della sanità laziale è pari allo zero. La Asl di Rieti vive d’altra parte una situazione di particolare vivacità grazie soprattutto alla intelligenza della manager che ha appena lasciato la poltrona in anticipo sulla chiusura del contratto. Saprà adattarsi Maccari? Staremo a vedere. La nomina dei commissari – con questo siamo a quattro – conferma la volontà del governatore Rocca di procedere ad un cambio radicale nel management della sanità laziale. Procederà per gradi, par di capire dalle sue mosse. E questo terrà a lungo tutti sul chi vive. C’è un’area grigia nel panorama della sanità laziale che fa parlare poco di sé, e si può rappresentare con una mappa a macchia di leopardo. Si misura una sorta di immobilismo o di basso profilo. Parliamo di Asl e di ospedali, ed è difficile capire se si tratta di scelta, di strategia o di scarsa capacità progettuale. Qualcuno potrebbe parlare di un sistema a due velocità, dove c’è chi si dà da fare, inventa, crea, produce, imposta progetti e strategie e chi invece si limita alla routine della amministrazione corrente, tirando i remi in barca. E’ questo che serve ad una sanità in forti difficoltà? Piuttosto che tagliare e non investire non sarebbe il caso di cercare e trovare soluzioni? Giuseppe Quintavalle (Tor Vergata e Asl Roma 1), Narciso Mostarda (San Camillo) Francesco Vaia (Spallanzani) Cristina Matranga (Asl Roma 4), Francesca Milito (Asl Roma 3) ad esempio, si muovono molto, sono estremamente vivi e positivi sul territorio. E questo probabilmente riesce a fare la differenza nel rapporto con gli utenti. E’ vivace anche la Asl Roma 6, ma tre cambi di vertice nello spazio di poco mettono a dura prova il sistema locale. Viene da chiedere ai manager non citati. Non è forse il momento di rischiare qualcosa?
Il Nuovo Corriere di Roma e del Lazio