Un nuovo meccanismo genetico è stato associato all’obesità infantile grave dai ricercatori Università di Leipzig, in Germania. Si tratta di un fenomeno noto come riarrangiamento genetico, cioè la ricombinazione di segmenti di geni che codificano per gli anticorpi, al fine di creare nuovi anticorpi con specificità differente. Secondo i ricercatori, il riarrangiamento genetico determina un’espressione anormale di un gene associato al controllo della fame, ma questo non viene rilevato dalla maggior parte dei test genetici di routine per l’obesità. È l’attivazione del gene del recettore della melanocortina 4 (MC4R), nella regione del cervello chiamata ipotalamo ad innescare la sensazione di sazietà o mancanza di fame. Le mutazioni che interferiscono con l’attivazione o la funzione dell’MC4R sono state collegate alla fame persistente e all’obesità infantile. Antje Körner e colleghi dell’Università di Leipzig hanno studiato i campioni di tessuto di un’adolescente con grave obesità ed hanno scoperto che un particolare gene, il gene della proteina agouti-signaling (ASIP), era espresso ad alti livelli nelle cellule in cui non è normalmente presente, come nelle cellule adipose , globuli bianchi e neuroni simili all’ipotalamo, generati dalla riprogrammazione delle cellule dell’individuo. Un’analisi genetica ha rivelato un riarrangiamento che collocava una copia del gene ASIP accanto a un promotore attivo, una regione del DNA che guida l’espressione genica, spiegando così perché il gene era costantemente espresso in alti livelli in ogni tessuto. La natura del riarrangiamento cromosomico identificato significava anche che la maggior parte dei test di routine per le forme genetiche di obesità non lo avrebbero rilevato. I ricercatori spiegano, in un articolo pubblicato Nature Metabolism, che il gene ASIP inibisce l’attivazione dell’MC4R e l’espressione anormale dell’ASIP nelle cellule ipotalamiche fornisce quindi una potenziale spiegazione per l’obesità osservata. Il team ha quindi cercato specificamente questo riarrangiamento in una coorte di oltre 1.700 bambini con obesità e ha identificato 4 portatori aggiuntivi (3 femmine, 1 maschio) e ha confermato la sovraespressione di ASIP in 3 di questi. Questa osservazione è in linea con un modello murino genetico di obesità, il topo agouti, in cui l’obesità è dovuta all’espressione anormale della versione murina di ASIP; tuttavia, finora negli esseri umani non erano state trovate mutazioni simili che coinvolgessero l’ASIP associato all’obesità. Sebbene gli esperimenti su cellule isolate portino a tali risultati, gli autori notano che non hanno confermato l’espressione di ASIP e l’inibizione di MC4R nel cervello dei pazienti umani e ulteriori studi sono necessari per confermarlo.