(di Tiziano Rapanà) Mi unisco al grido di dolore di Unionbirrai. Il rischio di un aumento delle tasse sulle birra nel 2023, ossia tra pochi giorni, è più di una fosca visione del futuro. Ma può diventare una turbolenta realtà. Sfioro la banalità, e me ne scuso, se dico che Il settore brassicolo nostrano rappresenta un organo importante per la nostra economia. E la birra artigianale rappresenta il meglio della creatività. Le tante varietà esprimono una voglia di superare il consueto. Epperò il possibile aumento delle gabelle è un freno alla giostra della ripartenza. E non è il caso di frenare in questo momento, con i problemi che ci sono. Unionbirrai, con la voce del direttore generale Vittorio Ferraris ha dato voce a questa preoccupazione diffusa: “A dispetto delle necessità del momento, l’anno che sta per cominciare potrebbe vedere scomparire gli sconti attualmente in vigore per le accise sulla birra, con il rischio di incrementare, quindi, le tasse per i piccoli produttori, in controtendenza con questa fase di rilancio del settore, dopo le non poche difficoltà derivanti dalla pandemia”. Per scongiurare l’impensabile, Unionbirrai ha spinto affinché venga approvato l’emendamento 78.035 alla Legge di Bilancio, a firma Nevi, Carloni, Cerreto, Gadda, che prevede il mantenimento degli sconti progressivi per i piccoli birrifici e la riduzione a 2,94 euro per ettolitro di grado plato per tutti. L’emendamento può un importante sostegno per il settore. Così si garantisce la serenità, o quantomeno si palesa una parvenza di serenità, che può dare respiro ai produttori. Unionbirrai non è da sola: AssoBirra e Coldiretti sono con lei nella battaglia. Spero vinca il buon senso: gli sconti possono essere prorogati. I produttori devono lavorare tranquilli, così noi consumatori possiamo continuare a bere birra di alta qualità.