Uno studio della Eupean Jewish Association, presentato alla conferenza di Budapest, classifica l’Italia come il paese “più amico” dove gli ebrei possono vivere meglio. Tra le prime posizioni anche l’Ungheria, la Germania, la Danimarca e il Regno Unito. Il rapporto, invece, evidenzia le preoccupazioni degli ebrei che risiedono in Belgio, Polonia e Francia. Lo studio della European Jewish Association presentato alla conferenza annuale dei leader delle comunità ebraiche in Europa è stato condotto negli ultimi due anni, in collaborazione con il British Institute of Jewish Policy Research, esaminando le politiche dei governi europei. Sono state valutate le attività come la lotta contro l’antisemitismo, la sicurezza delle comunità ebraiche, la libertà di religione e persino il modo in cui lo Stato vota su Israele alle Nazioni Unite. Lo studio prende in considerazione anche i dati sui sondaggi che hanno analizzato i sentimenti di sicurezza vissuti dagli ebrei europei; il numero di aggressioni antisemite e la percentuale di popolazione che ha opinioni negative contro Israele. Dei 12 paesi in cui vive la maggior parte degli ebrei in Europa, in Francia il senso di sicurezza degli ebrei è il più instabile. La Francia però è anche uno dei paesi che ha adottato le misure più importanti per garantire la continuità dell’esistenza della comunità ebraica. Invece, il Belgio è il paese che intraprende meno azioni per garantire la vita ebraica. I paesi in cui gli ebrei in Europa si sentono più sicuri sono la Danimarca e l’Ungheria, proprio il paese guidato da Orban ha il numero più basso di attacchi antisemiti, seguito dall’Italia. Quindi, la classifica della qualità della vita ebraica nei paesi europei vede Italia al primo posto, Ungheria al secondo e Danimarca al terzo. Seguono sotto il podio Regno Unito, Austria, Paesi Bassi, Svezia, Germania e Spagna. Agli ultimi tre posti: Francia, Polonia e Belgio. La classifica sugli interventi dei governi a difesa delle comunità ebraiche vede sul podio: Germania, Austria e Francia. L’Italia è al quinto posto subito dopo i Paesi Bassi. Ultimo il Belgio. Il rabbino Menachem Margolin, presidente della European Jewish Association ha sottolineato: “Nel corso degli anni abbiamo assistito a studi importanti e spesso divergenti sulla vita delle comunità ebraiche: è stato difficile tradurre i risultati di questi studi in una banca dati scientifica comparativa e ancor più difficile accertare dai dati dei vari studi una misura oggettiva uniforme capace di migliorare realmente la vita delle comunità”. Il rabbino ha aggiunto: “Lo scopo dello studio non è scontrarsi con questo o quel governo, ma creare un’infrastruttura scientifica comparata sulla qualità della vita ebraica in vari paesi europei e consentire ai leader delle comunità e ai capi di governo di sapere quali passi pratici sono necessari per superare insieme le sfide”. Allo stesso tempo, ha continuato, “il fatto che ci siano residenti che ci sorridono per strada e ci sia la sensazione generale che il governo ascolti i bisogni della comunità non significa che lo Stato faccia del suo meglio per garantire lo sviluppo della comunità ebraica. Ad esempio, il Belgio è un paese in cui gli abitanti sono generalmente soddisfatti, ma quando si entra nei dettagli, si vede che il paese fa il minimo per assicurare la vita ebraica, rispetto a tutti gli altri paesi europei”. Il governo belga, che occupa l’ultimo posto nello studio, ha ridotto notevolmente la sicurezza intorno alle comunità senza consultarle, ha vietato la macellazione kosher e minacciato la questione della circoncisione, e non ha nominato un coordinatore per la lotta all’antisemitismo. La conferenza annuale Eja si tiene quest’anno a Budapest, la capitale dell’Ungheria, in collaborazione con l’Associazione delle comunità ebraiche ungheresi, il Concistoro di Parigi e l’Agenzia ebraica per Israele, con delegazioni delle comunità ebraiche di Inghilterra, Ucraina, Polonia, Paesi Bassi e così via, oltre a ministri e parlamentari dei paesi e delle istituzioni dell’Unione europea. Joel Mergui, presidente del Concistoro di Parigi, la più grande comunità ebraica d’Europa, ha parlato dei risultati dell’indagine e ha osservato: “Questa indagine corrisponde a quanto accaduto in Francia con le elezioni che hanno visto l’ascesa del populismo sia di estrema sinistra ed estrema destra. Nonostante le misure positive adottate dal governo, gli ebrei francesi non si sentono al sicuro. Dobbiamo combattere l’antisemitismo e l’antisionismo e nominare un coordinatore nazionale specifico sull’antisemitismo”.