La Cina sta pianificando una strategia per raggiungere i contagi zero, fondata su test di massa, tracciamento dei contatti, isolamento dei positivi, restrizioni sui viaggi internazionali e nazionali e blocchi di intere città. Questo, in estrema sintesi, è quanto emerge da un approfondimento della rivista Science, in cui si valutano le possibilità della nazione orientale e i rischi associati al mancato raggiungimento degli obiettivi posti. Il paese ha finora segnalato meno di 154 mila casi e 5.200 decessi per Covid-19. Con la minaccia della variante Omicron, però, i costi sociali ed economici potrebbero aumentare significativamente e i ricercatori cinesi stanno valutando diverse opzioni per la futura coesistenza con il virus. Gli scienziati dell’Università di Hong Kong hanno elaborato dei modelli per stabilire l’andamento delle prossime ondate pandemiche e prevedono che i valori elevati associati alla città di Hong Kong, che il 28 febbraio ha registrato più di 34 mila nuovi casi e 87 decessi, potrebbero salire ancora, raggiungendo livelli preoccupanti. “Pensavamo che la Cina introducesse misure più flessibili qualche settimana fa – afferma Yanzhong Huang, specialista globale della salute presso il Council on Foreign Relations, un think tank statunitense – ora è molto probabile che i leader decidano di aspettare che la situazione migliori”. “La Cina ha bisogno di più tempo per aumentare la copertura vaccinale – osserva Xi Chen, uno scienziato della salute pubblica presso la Yale School of Public Health – la politica zero Covid si basa su test di massa, tracciamento dei contatti, isolamento degli infetti, restrizioni sui viaggi internazionali e nazionali e blocchi di intere città. Questo sistema ha portato al contenimento dei focolai, che ora però, a causa della variante Omicron, sembrano più frequenti e diffusi”. Il 25 febbraio la Commissione Sanitaria Nazionale ha segnalato 93 casi confermati di trasmissione locale in 10 province, nonostante le gravose contromisure. A Shenzhen, al confine con Hong Kong, sono stati chiusi musei, biblioteche, molti parchi e spiagge. La maggior parte delle persone deve sottoporsi al test ogni 48 ore. “Gli enormi inconvenienti e le difficoltà legate ai mezzi di sussistenza e agli stili di vita – scrive per Channel News Asia l’analista politico cinese Chen Gang, della National University of Singapore (NUS) – potrebbero avviare la macchina politica cinese e indurre un adeguamento delle contromisure”. Nel frattempo, dalla seconda metà del 2021, gli indici economici suggeriscono un continuo declino della situazione economica. “Potrebbe giungere un momento in cui i costi di questa strategia zero Covid supereranno i benefici – aggiunge Zhangkai Cheng, della Guangzhou Medical University – alcuni sostengono che sia già stato superato”. Il 18 febbraio, la Commissione nazionale per lo sviluppo e la riforma ha chiesto di evitare restrizioni arbitrarie e chiusure non autorizzate di ristoranti, supermercati, siti turistici e cinema. A Hong Kong, spiegano gli esperti, l’approccio zero Covid è stato relativamente efficace fino al dicembre 2021, ma con l’arrivo della variante Omicron i casi sono aumentati vertiginosamente, nonostante la copertura vaccinale delle persone fragili. “I decessi si sono verificati principalmente tra i non immunizzati – precisa Jin Dong-Yan, dell’Università di Hong Kong – la copertura vaccinale complessiva è del 76 per cento, ma solo il 46 e il 29 per cento rispettivamente degli over 70 e degli over 80 sono stati completamente vaccinati”. Secondo le stime degli esperti, con le misure attuali, circa 4,6 milioni di residenti a Hong Kong potrebbero contrarre il virus entro metà maggio, e i nuovi decessi potranno superare quota 3.200. “Queste quote sono preoccupanti non solo per la Cina, ma anche per il resto del mondo – conclude Gabriel Leung, decano di medicina all’Università di Hong Kong – la circolazione dell’infezione favorisce infatti l’emergere di nuove varianti potenzialmente preoccupanti. È un problema di portata globale”.