È stato presentato da Pier Giorgio Furcas, deputy general manager di Hcbg Italia il nuovo smartphone Nova 9 con il quale il gruppo punta al rilancio sul mercato a oltre due anni dal primo ban Usa
È stato un percorso travagliato quello di Huawei e a parlarne è proprio Pier Giorgio Furcas, deputy general manager di Huawei Consumer Business Group Italia raccontando la strada che l’azienda ha percorso dal giorno del primo ban Usa, il 20 maggio 2019, che ha portato all’interruzione della collaborazione tra Google e altre società statunitensi e il brand cinese.
“Lo abbiamo detto: non abbiamo assolutamente abbandonato gli smartphone. Ci torniamo per dimostrare che quello che abbiamo fatto in passato lo possiamo rifare, nonostante tutte le vicissitudini che ci hanno accompagnato in questi due anni e mezzo”. E con il nuovo telefono ‘Nova 9’ “sarà una “ripartenza importante, una conferma, ma soprattutto una smentita a chi diceva che non ce l’avremmo fatta”.
“All’inizio, più che arrabbiati siamo rimasti basiti dalle restrizioni. Era una situazione talmente assurda che non sembrava la realtà, ma lo era. Ma non ho dormito solo quella notte, perché da quel momento – ricorda Furcas – da parte dei colleghi cinesi il messaggio che mi è arrivato è stato quello di non preoccuparmi, di continuare a fare il mio lavoro perché ci avrebbero pensato loro”. Per cui, racconta ancora, “è vero, sono stati due anni e mezzo di frustrazione, ne abbiamo subite tante. Ma questa ripartenza è importante, e non sono solo smartphone: c’è tutto un ecosistema enorme”.
Per avere idea dei numeri, continua Furcas, al lancio nell’aprile 2020 del P40 Lite, primo smartphone del gruppo senza i servizi Google “la App gallery era discretamente vuota. In 18 mesi abbiamo una customer base attiva, che utilizza i nostri servizi mobili Huawei, pari a un milione di dispositivi. Questo vuole dire che funziona. Del resto – continua – all’inizio le lamentele erano per il 70% legate al mondo bancario. E l’80% di quella percentuale era legata alla mancanza delle app di Intesa Sanpaolo e UniCredit, che oggi ci sono assieme a tutte le altre”.
In questi giorni Huawei inizierà con le vendite del ‘Nova 9’, brand “sul quale abbiamo deciso di concentrarci. Questo non vuol dire che non ci sarà la linea P”, che era il grande cavallo di battaglia del gruppo. Mentre sulla serie Mate “al momento non abbiamo ancora indicazioni, ma è un momento particolare e vogliamo fare le cose piano piano”.
“Inoltre, da quando è arrivato il primo ban – continua Furcas – sono stati istituiti diversi dipartimenti, tra cui quello dell’ecosistema che tra l’altro si occupa di parlare con i partner per migrare le app anche sulla nostra AppGallery. Poi c’è il dipartimento del cloud, che vende i servizi presenti sulla piattaforma. Abbiamo Huawei Music e Huawei video. Oggi facciamo fatturati che non mi sarei mai aspettato di vedere in questi 18 mesi. Inoltre vendiamo la pubblicità: stiamo partendo con l’advertising, che consente ai nostri partner, ma anche agli esterni, di investire in pubblicità sulla nostra piattaforma, che su 10 milioni di customer base fatta di persone con un telefono Huawei, vantiamo 6,3 milioni di utenti che almeno una volta al mese entrano e sfruttano i servizi”. Insomma, conclude Furcas, “il ban è stato un impulso, quello che non ti uccide di rende più forte. Probabilmente era il percorso che dovevamo fare”.