L’Italia, in un contesto europeo instabile, riesce ugualmente a mantenere un’attrattività medio-alta, posizionandosi al 20esimo posto (contro il 18esimo posto 2020) nel Global Attractiveness Index (Gai) 2021 che mappa 148 economie del mondo, con quasi 1 milione di data point raccolti, e cerca di cogliere in che modo cambia la “geografia dell’attrattività” al variare della velocità di ogni Paese rispetto agli altri, non solo rispetto a sé stessi. Nel 2021 l’Europa, pur mantenendo, nel complesso, un’attrattività alta, appare minacciata da America del Nord e Asia Pacifica – si legge nello studio che ha portato alla compilazione dell’Index – basti pensare al dato relativo agli Investimenti Diretti Esteri: fra il 2009 e il 2019 la percentuale europea di questi investimenti sul totale globale è diminuita passando dal 40% al 24% mentre la quota dell’America del Nord è salita dal 13% al 20% e nell’area Asean dal 3% al 12. L’Europa, inoltre, è stata una delle aree più colpite dalla crisi economica innescata dal Covid-19, con una contrazione percentuale doppia rispetto alla media mondiale (- 6,5% contro -3,2%). Tuttavia, se si considera il trend negli ultimi 5 anni, si registra un processo di accrescimento dell’attrattività. Infatti, nell’ultimo quinquennio, 20 Paesi europei su 27 hanno mostrato un miglioramento o mantenuto un posizionamento stabile. In questo quadro di fragilità prospettica dell’attrattività europea, la ripresa economica e il potenziamento dell’attrattività dipenderanno strettamente dagli interventi strutturali che potranno essere messi in atto, in particolare grazie al programma Next Generation Eu. Questo strumento rappresenta, infatti, un’opportunità di rilancio, date le ingenti risorse finanziarie messe in campo e gli ambiziosi programmi di riforme che mirano ad accrescere la resilienza e la competitività delle economie europee. Tornando all’Italia, nonostante il peggioramento di ranking (da 18 a 20esimo posto), lo score risulta in miglioramento di circa 1,8 punti (61,32 al 2021 a fronte del 59,50 al 2020), che consente di recuperare “terreno” rispetto ad alcuni Paesi europei simili che lo precedono. Infatti, nel periodo 2017-2021 l’Italia ha guadagnato 3,93 punti nei confronti della Germania; 4,29 punti nei confronti della Francia; 15,65 punti nei confronti dei Paesi Bassi. In generale, guardando ai risultati del quinquennio, si può osservare un miglioramento complessivo dell’Italia, che guadagna cinque posizioni rispetto alla classifica dell’Indice di posizionamento del Gai del 2017 (25esimo posto). Per quanto riguarda le criticità che emergono dall’edizione 2021 per l’Italia, il gruppo di ricerca ha formulato delle proposte che vanno nella direzione di un maggiore efficientamento e un migliore funzionamento del mercato del lavoro. Tra le altre cose, è stata proposta una riforma dei centri per l’impiego e del sistema di formazione post-universitaria, con l’obiettivo di migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro; l’introduzione di un salario minimo, da considerarsi come uno strumento di contrasto alla povertà e slegandolo dal tema delle politiche attive del lavoro e un piano di politica industriale credibile per le nuove generazioni, per la creazione di lavoro qualificato che contrasti il quadro emergenziale del presente.