La variante Delta è ormai predominante in Europa, e l’Oms ha lanciato un appello affinché “i Paesi aumentino l’accesso a test gratuiti, espandano il sequenziamento, incoraggino chi è stato in contatto con contagiati alla quarantena e i casi confermati all’isolamento, rafforzino il tracciamento per spezzare le catene di trasmissione e assicurino che i soggetti più a rischio siano vaccinati”. Torna, dunque, la questione del tracciamento capillare, che si regge anche su una politica di tamponi gratis o quasi, in modo da incentivare i controlli. Il punto è stato affrontato anche dal Consiglio dei Ministri di ieri: l’obiettivo, più che la gratuità, è un prezzo calmierato, sulla scia di quanto fatto lo scorso anno con le mascherine. Starà al commissario Figliuolo definire “d’intesa con il Ministro della salute un protocollo d’intesa con le farmacie e con le altre strutture sanitarie – spiega Palazzo Chigi – al fine di assicurare fino al 30 settembre 2021 la somministrazione di test antigenici rapidi a prezzi contenuti che tengano conto dei costi di acquisto”. La questione tracciamento, peraltro, è più complessa: è di pochi giorni fa l’allarme dell’assessore alla Sanità del Lazio Alessio D’Amato secondo cui una sorta di diffusa “omertà” tra i ragazzi mette a rischio la ricostruzione dei contatti, specie dopo il boom di focolai post-Europeo. E non aiuta di certo il fatto che l’incidenza, scesa a fine giugno a 9 casi per centomila, sia schizzata a livello nazionale a 40, e nel Lazio a 69, quando si ritiene che il tracciamento diventi molto complicato dopo i 50 casi per centomila. La sensazione di questi giorni di aumento esponenziale dei casi è che di fatto la ricerca dei link epidemiologici sia già in grande difficoltà, come peraltro avvenne all’inizio della seconda ondata, tra agosto e settembre del 2020. Lo dice anche il report settimanale di ministero della Salute e Istituto Superiore di Sanità di oggi: sempre più i legami tra un contagio e l’altro stanno saltando nella ricostruzione affannosa delle “Uscar”, le unità regionali per la ricerca dei cluster. Nell’ultima settimana, avverte il rapporto, “si osserva un forte aumento nel numero di nuovi casi non associati a catene di trasmissione (4.997 vs 2.408 la settimana precedente)”. Non a caso “la percentuale dei casi rilevati attraverso l’attività di tracciamento dei contatti scende ulteriormente (30% vs 31% la scorsa settimana)”. Gli esperti della cabina di regia concordano con l’Oms: con la variante Delta non si scherza, e un tracciamento efficace consentirebbe di gestire l’emergenza senza nuove chiusure: “La circolazione della variante delta è in aumento in Italia ed è ormai prevalente. Questa variante sta portando ad un aumento dei casi in altri paesi con alta copertura vaccinale, pertanto è opportuno realizzare un capillare tracciamento e sequenziamento dei casi”. E sarebbe ancora possibile farlo: “L’incidenza è ancora sotto il valore di 50 per 100.000 abitanti ogni 7 giorni in tutto il territorio. Prosegue la campagna vaccinale e l’incidenza è attualmente ad un livello che potrebbe consentire il contenimento dei nuovi casi”. Ma i numeri dicono che i tamponi complessivi settimana dopo settimana restano pressochè invariati, con una media di circa 220 mila al giorno, mentre i casi rilevati sono passati da poche centinaia a fine giugno agli oltre 5mila di ieri. Con un tasso di positività che sale, dai minimi intorno a 0,5% a oltre il 2%.