Anche per Pasqua sono necessarie strategie individuali per non soccombere davanti a paure, stress, ‘sindrome del prigioniero’ e disturbi del sonno. Le consiglia l’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia che continua a monitorare i forti disagi emozionali scatenati dal trauma del Covid. “Dopo oltre un anno molti si sentono ancora fragili, instabili, demotivati, in preda all’incertezza per il futuro, sia sanitario sia economico, con il rischio di polarizzazione della nostra vita mentale”, spiega il presidente dell’Ordine, Roberto Calvani che invita tutti a “vivere questa Pasqua in rosso senza farsi prendere dal panico”.
Per non farsi travolgere da una Pasqua blindata e dall’ondata di psico-pandemia, l’Ordine degli Psicologi ha elaborato alcuni consigli: rimanere informati, ma senza esagerare, per capire correttamente l’andamento della situazione; mantenere le misure di prevenzione ed evitare, per ridurre i contagi, visite ai parenti vulnerabili e alle persone fragili; dedicarsi alla cura di sé, anche se le relazioni sociali sono sospese, dall’alimentazione allo sport, passando per la continuazione o la ripresa dei propri hobby, mantenendo l’attività di routine e di programmazione di attività future evitando qualsiasi tentazione rinunciataria. “Anche nel periodo pasquale ci saranno persone e famiglie in isolamento o ricoverate in ospedale”, aggiunge Calvani, “bloccate in quarantena, magari in attesa dell’esito del tampone; ci saranno come sempre medici, infermieri, personale sanitario alla continua ricerca di curare gli ammalati: è evidente quindi che non potrà essere una Pasqua molto diversa da quella dell’anno scorso”.
L’Ordine degli psicologi del Fvg continua a chiedere che siano garantiti alla popolazione servizi psicologici all’interno del servizio pubblico. “È urgente implementare psicologia pubblica di base, al pari della medicina di base, per migliorare la gestione della crisi e del quotidiano”, sollecita il presidente Calvani, che suggerisce ai cittadini di “alimentare la fiducia, sia verso la scienza, sia verso l’uscita, prima o poi, com’è accaduto per tutte le epidemie, da questo virus”.
“Già prima del Covid-19 l’attenzione per la salute psicologica era molto bassa”, rileva Calvani e quindi servirebbe “maggiore consapevolezza: si dovrebbe pensare a un sistema di psicologi di base, anche perché stiamo osservando che soprattutto i sintomi emersi dopo la crisi sanitaria hanno un’alta probabilità di rientrare, se sono trattati con un supporto psicologico da parte di uno specialista”.