Impietosi numeri di una crisi che sta diventando un rischio estinzione. Nel 2019 sono sparite due al giorno tra edicole e altre attività di vendita di quotidiani e riviste, per un totale complessivo di 781 perdute durante l’anno, con una variazione negativa del 5,2%. Un dato che aggrava ancora di più il bilancio dell’ultimo decennio: tra il 2011 ed il 2019, infatti, la rete della rivendita di quotidiani e riviste ha perso 4.102 attività, circa un quarto, il 22%, del totale delle imprese, passando da 18.447 a 14.345.
Il conteggio arriva dalla Fenagi, l’associazione di giornalai ed edicolanti Confesercenti, in uno studio diffuso dall’Adnkronos. Il dato allarmante include tutti i negozi e pubblici esercizi che aggiungono all’attività prevalente la vendita dei giornali. Le edicole vere e proprie, cioè i tradizionali chioschi specializzati solo nella vendita di giornali e periodici e non riconvertiti ad altri prodotti o attività, sono ormai solo circa 5 mila in tutta Italia.
Per arginare questo declino senza freni, l’alternativa è trasformare le edicole e gli altri esercizi affini in luoghi dove è possibile trovare non solo giornali e riviste ma una serie di servizi, come ritirare un pacco, i soldi o un certificato. “Le edicole oggi, per sopravvivere, stanno diventando dei veri e propri ‘hub’ dove si va sempre più per ritirare pacchi consegnati dalle multinazionali dell’e-commerce, un servizio questo che garantisce un certo flusso di clienti”, dice Ermanno Anselmi, coordinatore nazionale Fenagi-Confesercenti, commentando i risultati dello studio.
“Ma all’edicola oggi – prosegue Anselmi – si va anche per acquistare i biglietti dell’autobus, dei bus turistici, i biglietti per lo stadio. Addirittura, vi si possono ritirare certificati anagrafici, visure catastali o prelevare soldi laddove vengono installati gli sportelli automatici Atm”. Insomma l’edicola è sempre più polifunzionale. “I giornalai in particolare – spiega il responsabile Fenagi – chiudono l’attività nei quartieri più periferici delle città dove non ha senso neanche la trasformazione dei chioschi in piccoli empori che vendono cineserie, magliette, souvenir, come avviene nelle zone centrali di Roma, Napoli Torino, Milano, Firenze”.
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