Buenos Aires si è rivolta alla Corte internazionale di giustizia sostenendo che il blocco dei pagamenti, thumb verso chi ha accetto la ristrutturazione del debito argentino tra il 2005 e il 2010, violi la sua sovranità. L’America, però, non riconosce la giurisdizione olandese
Nel suo scontro con gli “hedge fund” l’Argentina alza il tiro e cerca di coinvolgere il governo americano nella vicenda aperta dalla sentenza del giudice Thomas Griesa che nel frattempo ha fissato per oggi una nuova udienza: Buenos Aires, infatti, ha denunciato ieri gli Usa presso la Corte internazionale di giustizia (Cij), sostenendo che le decisioni della sua giustizia costituiscono violazioni della sua sovranità.
Secondo quanto informa la stessa Cij, il governo argentino ha formalizzato ieri la sua denuncia contro Washington, lamentando “decisioni giudiziarie adottata da tribunali Usa riguardo la ristrutturazione del debito pubblico” che costituiscono “violazioni della sovranità argentina e altre immunità”.
L’iniziativa rappresenta l’ennesimo ricorso tentato dall’Argentina contro la sentenza del giudice Griesa – confermata in appello e dalla Corte Suprema – che impone il pagamento di circa 1,6 miliardi di dollari agli “hedge fund” che non hanno accettato gli swap del 2005 e 2010 sui cosiddetti “tango bond”, portando il paese a cadere in default sui pagamenti ai detentori di titoli che sì hanno accettato il concambio.
Il giudice, infatti, ha bloccato i fondi depositati da Buenos Aires presso banca americana per pagare le cedole sui nuovi bond: Griesa ha stabilito che prima di rimborsare i risparmiatori che hanno accettato il concambio, l’Argentina avrebbe dovuto saldare quanto richiesto dagli hedge fund che hanno in mano ancora i titoli del vecchio debito.
Molti esperti valutano che il ricorso di Buenos Aires presso la Cij abbia poche chance di successo: “nessuna”, secondo Luis Moreno Ocampo, l’avvocato argentino che è stato responsabile della procura della Corte Penale Internazionale. “Per fare sì che l’Argentina riesca a portare il caso all’Aia sarebbe necessario che gli Stati Uniti accettassero la giurisdizione, e non credo che questo possa avvenire”, ha segnalato Moreno Ocampo, e la stessa Cij precisa che “nessuna azione sarà intrapresa finchè gli Stati Uniti non avranno accettato la giurisdizione della Corte in questo caso”.
Ma il governo argentino vuole assolutamente implicare Washington nella faccenda. Mercoledì il ministro di Economia, Axel Kicillof, ha chiesto al governo americano di intervenire, perché un giudice municipale non può bloccare i pagamenti di un intero paese, qui è in gioco la nostra sovranità”. “Gli Stati Uniti possono fare gli gnorri, ma c’è un loro giudice che vuole sequestrare qualcosa che non appartiene, ma ai detentori di titoli ristrutturati”, ha sottolineato Kicillof, secondo il quale “non è possibile che non si possano porre limiti a questo magistrato”.
La Repubblica