Con il progressivo avvicinarsi verso il collasso dell’istituto di credito portoghese, alcuni fondi hanno scommesso, con successo, sul declino del titolo bancario
Finché c’è crisi c’è speranza, speranza di guadagnare sulle sfortune altrui, almeno per alcuni rapaci della finanza. Il caso di Banco Espìrito Santo non fa eccezione, visto che con il progressivo avvicinarsi verso il collasso dell’istituto di credito portoghese, alcuni hedge fund hanno scommesso, con successo, sul declino del titolo bancario. L’azione, in caduta libera nel corso di diverse sessioni, è stata sospesa il primo agosto a quota 12 centesimi di euro, dopo uno scivolone giornaliero di oltre il 40 per cento.
Uno dei principali fondi a scommettere sulla caduta di Espìrito Santo è stato Marshall Wace, che ha piazzato la propria puntata lo scorso 15 maggio, secondo quanto confermato dalle autorità portoghesi. Allora il titolo della banca veniva scambiato a 99 centesimi di euro, e con questa mossa il fondo londinese, gestito da Paul Marshall e Ian Wace, sarebbe in attivo di circa 27 milioni di euro. Durante questi due mesi e mezzo Marshall Wace, che gestisce asset per 18 miliardi di dollari, avrebbe dapprima rafforzato la sua partecipazione nel capitale della banca dallo 0,51% all’0,85%, per poi riportarlo alla fine di luglio di nuovo allo 0,51 per cento. Operazioni di questo tipo, chiamate «naked short selling», prevedono che l’investitore – in questo caso il fondo – prenda in prestito le azioni nella speranza che il prezzo diminuisca, se così è compra il titolo a prezzo inferiore, ripaga il costo del prestito e incassa la differenza.
La stessa manovra «a doppio passo», è stata utilizzata da un altro fondo, TT International, che ha scommesso sul ribasso del titolo della banca portoghese a luglio dello scorso anno, per poi rafforzare la sua posizione a giugno. Risultato? Quindici milioni di dollari di guadagno al momento della sospensione del titolo. E’ andata bene anche a chi è saltato sul carro degli speculatori all’ultimo momento, come Altair Investment, un fondo con sede alle Bermuda, che ha potuto piazzare le proprie puntate ribassiste solo lo scorso mese, quando le autorità portoghesi hanno rimosso il divieto sul «naked short selling» del titolo di Espìrito Santo, imposto il 30 giugno per i timori sullo stato di salute dell’istituto. Nonostante questo, Altair avrebbe messo a segno un guadagno di 11 milioni di euro.
E i ricavi sarebbero potuti essere anche più generosi, come spiega il Wall Street Journal, se non fosse che il flottante della banca portoghese disponibile per le operazioni di compravendita era limitato. Del resto la narrativa della finanza moderna è ricca di casi del genere, basti ricordare le grandi speculazioni al ribasso sulla sterlina del 1992, o sulle Borse asiatiche del 1997, culminate con la crisi delle Tigri. O più di recente con il collasso dei debiti sovrani di alcuni Paesi, su cui taluni fondi avrebbero incassato veri e propri tesoretti, facendo delle sfortune altrui, come nel caso di Espìrito Santo, una benedizione per loro.
La Stampa