(di Cesare Lanza, 21-12-2009) Stupisce l’incredibile contrasto tra la quieta signora ultra ottantenne, eretta, elegante, sorridente, dalla voce ancora recitante, i gesti di antica razza, le rughe a correggere un volto che è stato bellissimo e che ancora conserva una bellezza dignitosa, e una vita attraversata furiosamente da eventi che hanno trasformato il mondo e la società nella quale viviamo e di cui Elda Lanza è stata consapevole protagonista. Avrebbe dovuto chiamarsi Hildegarde, come la bisnonna austriaca. Ma per le leggi fasciste dell’epoca quel nome, certamente impegnativo, fu ridotto a Elda. Senza onomastico, perché non ci sono sante con quel nome e perché la sua famiglia è protestante. Anche il cognome è una scelta, questa volta personale: cancellato il cognome di un padre che l’ha abbandonata bambina, ha scelto il cognome più domestico e siciliano del secondo marito di sua madre. Ed è, da sempre e per tutti, Elda Lanza. E’ mia omonima, ma (purtroppo) non parente, comunque le voglio bene ancora più che se lo fosse. Una ragazza dal destino controverso. In anni di straordinari mutamenti Elda partecipa attivamente al movimento femminista. Crede nelle donne: durante la guerra le ha viste soffrire, lavorare e combattere, è stata una di loro. Non cede agli slogan né alle baruffe di piazza, ma impara a parlare alle donne, a chiedere consapevolezza, a offrire aiuto e visibilità. Frequenta gli artisti di Brera, a Milano, e incontra il ragazzo che amerà per tutta la vita. È iscritta a filosofia, ma è interessata ai movimenti esistenzialisti che si diffondono in Francia: lascia l’Università Cattolica di Milano al terzo anno e si iscrive a psico-sociologia alla Sorbona, uno dei suoi professori è Jean Paul Sartre. Non arriverà alla laurea perché subito inizia per lei l’avventura della televisione. È il 1952, al suo attivo una storia intensa di scrittrice per un editore argentino e per Mondadori. È giornalista di costume per alcuni periodici di stampa femminile. La televisione italiana, che ha sede a Milano in corso Sempione, deve iniziare a produrre trasmissioni sperimentali. Cerca autori e visi nuovi. Un dirigente della sezione programmi contatta la giornalista Elda Lanza per affidarle i testi di una trasmissione per le signore (allora le donne, le casalinghe, si chiamavano ancora così). Dopo quattordici provini, Elda diventa invece il primo volto della televisione italiana: l’8 settembre 1952. Il primo programma sperimentale: “Per lei, signora”, regista Franco Enriquez, presentatrice: Elda Lanza. Per due anni, davanti a quelle telecamere è sola, capace di sorridere, di intrattenere, di discutere di argomenti vari e diversi. Capace di sperimentare per sé e per gli altri il nuovo mezzo: manovalanza, dirà di sé con pudore. Condivide questa esperienza entusiasmante con attori, registi, autori… molti diventeranno famosi. In quegli anni, in cui la televisione sperimenta se stessa, Elda affronta ogni giorno, spesso nello stesso giorno soltanto cambiandosi d’abito, generi diversi: trasmissioni per le signore, i ragazzi, la moda, la politica, il teatro. Dal 1952 al 1954, due anni scanditi dal sorriso e dalla voce straordinaria da ragazza timida e introversa. Due anni che hanno influito sulle abitudini degli italiani e che hanno preparato la strada – ben levigata anche se ancora incerta – a trasmissioni come “Lascia e Raddoppia” e a protagonisti come Mike Bongiorno. Due anni che quasi nessuno ricorda, perché di quel tempo – mitico per chi l’ha vissuto – non è rimasta traccia nelle teche Rai. Quando la televisione diventa una realtà alla portata di molti, Elda Lanza sceglie di dedicarsi ai programmi pomeridiani, più consoni al suo carattere, alla sua personalità e alla sua cultura. Con un programma dedicato alle donne, alle quali parla di cambiamento, e ai ragazzi, con una trasmissione di libri di straordinaria consapevolezza.Sposata e con un figlio, dopo vent’anni e oltre mille trasmissioni, con stile inimitabile si ritira dalla televisione. Non è famosa. La gente per strada non la riconosce. Nelle celebrazioni della televisione il suo volto e il suo nome non appaiono mai. Non è diventata ricca. Vent’anni della sua vita come se non fossero mai stati vissuti.
Dopo la televisione è tentata da un nuovo esperimento: la comunicazione. Comunicazione d’impresa, pubblicità, giornalismo, grafica, architettura e arredamento. Politica. E una costante curiosità per tutto ciò che è movimento. Attualità. In un arco di oltre trent’anni, protagonista di eventi sociali e culturali, organizza corsi accademici sull’evoluzione del costume, dal Medioevo a oggi. Ha scritto e pubblicato testi, articoli, libri, romanzi; ha collaborato al Corriere della Sera, La Notte, Il Giorno. Presso l’Accademia d’Arte di Osaka (Giappone) è attivo un suo corso sull’evoluzione del costume e della tavola in Occidente. Un filo sottile unisce quella ragazza timida davanti alle telecamere della prima televisione italiana alla nuova donna matura, ironica, sorprendente per luminosità e coraggio… Considerata oggi una delle maggiori personalità in materia di comportamento, di usi e costumi, giudica sorridendo il bon-ton un inutile chiacchiericcio da salotto borghese. Si chiama Elda, ho detto, e avrebbe dovuto chiamarsi Hildegarde. Forse il suo destino personale non le appare troppo diverso e troppo lontano da quello di un’altra importante Hildegarde. Non la seconda moglie di Carlo Magno (che alcuni indicano come Edgarda), madre di Carlo Pipino e Ludovico. Ma Hildegarde von Bingen, una delle personalità femminili più affascinanti del medioevo. Una suora. Una suora di clausura che scrive musica e straordinariamente riesce a pubblicarla in un libro ancora oggi in uso. Una donna politica. Drammaturga. Teologa mistica. Teorica di medicina. Per i suoi natali nobili le è concesso di fondare il Monastero di Rupertsberg, presso Bingen. È ricordata come ‘santa’ Hildegarde, pur senza santificazione, il 17 settembre, data della sua ricorrenza. Nata nel 1098, muore nel 1179… Malgrado la straordinarietà della sua vita che ha inciso per quasi un secolo nella storia, e soprattutto nella musica, non ha ottenuto un solo paragrafo nella storia nè alcun riconoscimento dei nostri conservatori italiani. Bisogna andare a cercarla su Google, per regalarle dieci minuti di celebrità. Così è per Elda Lanza: bisogna cercarla qui, per dirle grazie.