Il sogno del giovane napoletano: «Contribuire al primo polo interstellare della specie»
(di Cesare Lanza per Il Quotidiano del Sud)
Immediata, e comprensibile, la curiosità di molti lettori per quanto ho scritto sul terroncino caput mundi alcuni giorni fa: parlo del giovanissimo diciottenne napoletano Mattia Barbarossa, già considerato un genio per i suoi studi sulle realtà spaziali. Mi è stato chiesto di approfondire e perciò di nuovo ho fatto riferimento alla sua intervista a “In terris”.
Che cosa consiglia ai ragazzi che limitano le loro curiosità?
«La frase che ripeto sempre è l’uomo è una specie curiosa. Noi non siamo umani perché più intelligenti delle altre specie o per guerra o comunicazione. Siamo tali perché proviamo piacere nella conoscenza. Uno scimpanzé non chiederà mai perché il cielo è blu, anche se sa parlare il linguaggio dei segni. Se, dunque, siamo umani è perché proviamo piacere nel conoscere. E allora questo significa che dobbiamo portare avanti la curiosità, che abbiamo sin da bambini, perché ci ha portato più lontano di qualsiasi altra specie. Purtroppo, il mondo ci insegna a perderla, spesso lo fanno i genitori o il mondo circostante. Invece dobbiamo fare tutto il possibile per non offuscarla mai ed essere determinati a portarla avanti. Se noi non avessimo coltivato la curiosità, credo che oggi penseremmo che il mondo è piatto. Quindi, quello che posso dire è: siate curiosi, non importa quanto una sfida sia difficile, è solo una questione di tempo».
Quale progetto sta portando avanti, Mattia?
«Per il 2021, con la mia piccola azienda Sidereus Space Dyamics, stiamo sviluppando dei satelliti transorbit che dovrebbero circumnavigare la luna. L’obiettivo è quello di sfruttare l’economia per fare esplorazione spaziale,ma anche per sviluppare le tecnologie spaziali per uso terrestre. Pochi lo sanno, ma il programma Apollo, che ci ha consentito di arrivare sulla Luna, ha portato al rilascio di trentamila brevetti che hanno letteralmente cambiato la nostra vita – come la pentola a pressione o il velcro, ndr. E poi, prima di morire, ho un altro ambizioso obiettivo ».
Quale?
«Contribuire al primo polo interstellare della specie. La stella più vicina alla terra è Proxima Centauri, Proxima Centauri B è un pianetino delle dimensioni grossomodo della Terra, che orbita alla giusta distanza e che potrebbe essere il candidato più prossimo all’abitazione della specie umana. Se riuscissimo a realizzare una sonda leggerissima, capace di viaggiare a velocità prossime a quelle della luce, potremmo raggiungere questo piccolo pianeta in 10/20 anni di volo. Così, prima degli anni Cinquanta di questo secolo, potremmo riuscire a vedere la prima fotografia di un pianeta attorno a un’altra stella: sarebbe probabilmente l’evento di questo secolo, come lo sbarco sulla luna lo fu del secolo scorso».
Mattia Barbarossa crede che esista una vita extraterrestre?
«Siamo fatti di idrogeno, carbonio, azoto e ossigeno, gli elementi più comuni dell’universo. La vita La vita non è che una combinazione difficile di questi elementi, per cui sarebbe improbabile se non ve ne fossero altre nell’universo. Lo scopriremo in tempi umani? Penso di sì, perché lo sviluppo tecnologico sta procedendo a lunghi passi».
E qual è il rapporto di Mattia con l’infinito?
«Tematiche così profonde vanno esplorate a piccoli pezzi. Posso dire che la nostra unicità è data dalla curiosità, e se siamo qui è per conoscere. Stiamo facendo dei progressi incredibili e ci stiamo rendendo conto di quanto sia straordinario il mondo attorno a noi. Personalmente, non sono credente, ma ritengo che quello che cerchiamo, il senso ultimo della realtà, straordinario tanto quanto consolatorio, sia l’universo stesso».
Cosa si potrebbe fare a favore dell’ambiente?
«È indubbio che il cambiamento climatico sia una realtà e dobbiamo fronteggiarla come tale. La nostra specie ha raggiunto un tale livello di sviluppo che ora non ci resta che sviluppare la consapevolezza di quello che siamo veramente. Espanderci è inevitabile per la nostra specie e trovare soluzione, come l’eventualità di abitare altri pianeti, credo sia inevitabile. Però non dobbiamo mai dimenticare da dove veniamo, la nostra casa».
ROSA PERROTTA L’EX TRONISTA STUDIA RECITAZIONE A ROMA
Che cosa fa Rosa Perrotta (Salerno, 25 febbraio 1989) un po’ rientrata nell’ombra dopo la sua esplosiva esibizione come tronista a ‘Uomini e donne’ nel 2018? Viene precisamente da Pagani, nel salernitano, ma da circa tre anni vive a Roma, dove si era trasferita per studiare recitazione. Rosa è molto legata alla sua famiglia e in particolare ai suoi genitori, due punti di riferimento fondamentali per lei, non a caso ha dedicato la sua tesi di laurea al papà. Ha due fratelli, e uno l’ha anche difesa nel corso di Uomini e Donne.