QN, con le tre testate secondo quotidiano in edicola. Il QN, il dorso nazionale di Resto del Carlino, Giorno e Nazione, è il secondo quotidiano per vendite in edicola dopo Repubblica. Con la somma dei dati dei tre quotidiani, rilevati separatamente dall’Accertamenti diffusione stampa, il Quotidiano Nazionale arriva a 235.828 copie in edicola e supera il Corriere della Sera di circa 700 copie. Nella «totale pagata carta», invece, rivelano le elaborazioni di Poligrafici Editoriale, il QN supera di circa 4 mila copie Repubblica e diventa il secondo quotidiano dopo il Corriere della Sera. Rispetto al mese precedente, nella totale pagata carta (262.605) il QN registra un +4% (pari a +11.280 copie) e un +3% (circa 6 mila copie) nelle vendite in edicola. All’interno del dato QN, il Giorno ha un segno negativo (-4%, pari a 1.733 copie). Per quanto riguarda le copie digitali, il QN ne ha 7.419, di cui 5.319 da abbonamenti. In totale il QN resta al quarto posto per vendite carta+digitale: 270.024.
Riforma Rai, verso un consiglio dei ministri con solo le linee guida. Si potrebbe parlare solo di semplici linee guida, da inserire successivamente in un ddl, nel consiglio de ministri di domani incentrato sulla Rai. Questo secondo quanto risulta da fonti vicine al dossier concernente la riforma della Rai che il premier Matteo Renzi vorrebbe varare entro il mese di marzo. Ieri sera intanto in programma al Nazareno un incontro fra Renzi, il sottosegretario allo sviluppo economico con delega alle comunicazioni Antonello Giacomelli e parte della commissione vigilanza sulla Rai. L’incontro per approfondire alcuni aspetti tecnici che verranno discussi domani. Non è esclusa una consultazione lampo, indetta dallo stesso Renzi, tra gli esperti del settore, così da redigere una riforma il più condivisibile possibile.
Fnsi, allarme occupazione. Preoccupazione di Fnsi per l’occupazione nel settore dell’informazione e dell’editoria in Italia, prendendo spunto e sostenendo la vertenza dell’emittente romana T9, in liquidazione da dieci mesi. A livello paese, la pubblicità nel settore tra il 2012 e il 2014 ha perso il 30% del fatturato, i rapporti di lavoro subordinato, nello stesso periodo, sono scesi da 18.473 a 15.936 unità, perdendo il 13,73% dei posti di lavoro. E l’emittenza radiotelevisiva locale, i periodici e gli enti pubblici sono le aree che hanno subito la maggior perdita di occupazione. Parallelamente è cresciuto il lavoro autonomo. «Le prossime vittime designate», ha dichiarato il presidente della Fnsi Santo Della Volpe, «sono 200 testate non profit o gestite da cooperative. Hanno chiuso già 30 testate storiche e 800 giornalisti hanno perso il lavoro. In ballo ora ci sono almeno 3 mila posti di lavoro tra giornalisti, grafici e poligrafici».
Giornalisti, in 2.200 minacciati dalla mafia in otto anni. Sono 2.200 i giornalisti minacciati dalla mafia negli ultimi otto anni, 506 solo nel 2014. Motivo per cui l’osservatorio Ossigeno per l’Informazione ha formulato alla Commissione parlamentare antimafia, in uno studio voluto dalla stessa commissione sul tema «mafia e informazione», alcune proposte come creare uno sportello unico nazionale per denunciare le minacce rivolte ai giornalisti, codificare i criteri di assegnazione delle scorte, definire un codice di comportamento condiviso dei direttori e degli editori sul modo di integrare la protezione fornita dalle forze dell’ordine e dare visibilità alle vittime di minacce.
La7, 5 giorni di sciopero da Slc-Cgil e Uilcom-Uil. Cinque giorni di sciopero sono stati indetti da Slc-Cgil e Uilcom-Uil per le mancate risposte dell’editore Cairo alle istanze dei dipendenti. «Dopo aver tergiversato per mesi promettendo di rinnovare il contratto integrativo aziendale», ha denunciato Barbara Apuzzo, segretaria nazionale Slc Cgil, «e superare le discriminazioni adottate nei confronti di una parte di lavoratori solo quando si fossero determinate condizioni positive di bilancio, la proprietà di La7 ha scoperto le carte confermando la propria indisponibilità a confrontarsi su entrambi i temi».
JcDecaux: famiglia fondatrice cederà quota del 5,4%. La famiglia fondatrice e azionista di controllo di JcDecaux cederà una quota del 5,4% nella società pubblicitaria transalpina, segnando la prima cessione dalla quotazione del gruppo a Parigi nel 2001. JcDecaux Holding Sas, holding della famiglia Decaux, collocherà 12 milioni di titoli per aumentare il flottante di mercato della compagnia. In seguito alla transazione, la famiglia controllerà il 64,5% del capitale e dei diritti di voto del gruppo francese.