(di Gianfranco Ferroni, pharm Italia Oggi) L’editoria? Un settore in «evoluzione», stuff secondo il presidente della Fieg Maurizio Costa: «La crisi c’è e c’è stata ma io rifiuto la visione di chi vede questo mondo in via di estinzione». Costa, nel convegno dedicato all’editoria nell’era digitale in occasione della presentazione del libro di Ruben Razzante Informazione: istruzioni per l’uso, nella sede romana della Fieg, dati Audipress alla mano ha evidenziato che «per la prima volta la lettura dei giornali è in crescita con oltre 30 milioni di italiani che leggono i quotidiani e 46 milioni che complessivamente leggono i periodici».
Costa si è soffermato sulla «importanza della editoria e del giornalismo di qualità», ponendo l’attenzione sul tema «fondamentale» del diritto d’autore, sulla modernizzazione delle attività editoriali e sul «sistema della distribuzione» concludendo che «i tempi sono maturi per un progetto di lungo periodo».
Il diritto d’autore, ha ribadito Costa, «spesso su internet non è rispettato. Inoltre si deve sapere la quantità dei profitti che Google fa in Italia che a oggi è oscura». Per il numero uno della Fieg, «c’è una dimensione ipotetica e stratosferica del fatturato di Google in Italia che corrisponderebbe a 1,2 miliardi l’anno, se fosse così sarebbe quanto raccolgono tutti gli editori insieme. Noi abbiamo chiesto che venga tolto il segreto su questo dato perché si potrebbe profilare e potremmo parlare di elusione fiscale particolarmente rilevante. Vi è quindi il paradosso della rete, vista come scettro di trasparenza ma Google ha il primato per l’opacità. Ben venga Google, Facebook ma che rispettino le regole».
Sulla stessa linea il presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, Giovanni Pitruzzella, per il quale «il tema della disciplina del diritto d’autore è centrale. Non possiamo non tener conto delle esperienze avute in Europa. Eppure attenzione perché, come dimostra l’esperienza spagnola, Google può uscire da questa vicenda, spegnendo la luce sugli aggregatori. Così il consumatore si trova privato di accedere a una platea così vasta». Per questo, secondo Pitruzzella, «bisogna favorire momenti di confronto fra editori e operatori di internet per arrivare a delle regole condivise, lasciando allo stato un intervento sussidiario nel caso in cui questo accordo non si possa raggiungere».
E il presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali, Antonello Soro, indica i «grandi attori» del web che «hanno ridisegnato i limiti dei diritti». Per Soro «le informazioni vengono prese da ogni parte ma poi inviate tutte in un unico centro, un unico laboratorio dove vengono creati profili sempre più sofisticati. In questo modo i motori di ricerca, o per esempio Facebook, diventano sempre più intermediari fra produzione e consumo. Anche la lettura dei processi economici cambia totalmente. Insomma, i detentori delle informazioni sono diventati pochi e le gestiscono. Sul piano dei diritti ciò limita le libertà individuali, perché non sempre sappiamo che fine facciano i nostri dati». Ma «dire che la privacy non c’è più, è morta vuol dire rassegnarci e non va mai fatto».
Lorenzo Sassoli de Bianchi, presidente degli Utenti pubblicità associati (Upa), si è soffermato sull’importanza dei giornali oggi e sull’inversione di tendenza dei dati che mostrano una ripresa della lettura dei quotidiani: «Noi abbiamo bisogno di strumenti per comprendere e capire, così niente di meglio c’è della lettura di un giornale, ovviamente di qualità». Il numero uno dell’Upa ha affermato che «solo il 4% delle piccole e medie imprese italiane vende su internet, contro il 15% europeo. Siamo al medioevo digitale, è come se vivessimo al buio in un mondo illuminato».