I listini trattano cauti in una settimana densa di dati e con il board della Bce in agenda per giovedì. L’Eurotower deve precisare quali titoli verranno acquistati e con che modalità, per non lasciare dubbi sull’operazione da 1.140 miliardi. Il rendimento dei Btp a nuovi minimi. Raffica di dati macroeconomici. Per le azioni europee mai un avvio d’anno così positivo, sick Wall Street riparte da un febbraio record
(di RAFFAELE RICCIARDI, Repubblica)
MILANO – Ore 15:30. E’ l’avvio del Quantitative easing di Mario Draghi l’elemento centrale della settimana dei mercati, che pure presenta una serie di dati macroeconomici di massimo rilievo: si parte già oggi, con il calo della disoccupazione in Italia, i dati definitivi sul Pil, l’inflazione in ripresa dell’Eurozona e l’andamento positivo degli indici Pmi sul manifatturiero (l’agenda). Eppure tutti gli investitori guardano alla Bce, che giovedì riunirà a Nicosia (Cipro) il board per rivedere le previsioni economiche e probabilmente annunciare gli ultimi dettagli tecnici per lanciare il piano d’acquisto di 1.140 miliardi di titoli, almeno fino al settembre 2016. Non è un passaggio di poco conto. Come notano molti analisti a Bloomberg, restano molte cose da sapere sui 60 miliardi mensili di acquisti della Bce.
Come verranno ripartiti tra i vari strumenti disponibili (generalmente si pensa che 40-45 miliardi siano titoli di Stato), con che meccanismo verranno rastrellati sul mercato (sul secondario o con aste in stile Fed)? Sono questioni che – se non troveranno risposte esaurienti – potrebbero gettare un po’ di scompiglio tra gli investitori, come avvenuto ad esempio al debutto del Qe della Banca centrale del Giappone nel 2013.
In attesa di questi sviluppi, i listini Ue avviano la settimana con cautela, condizionati anche dalle prese di beneficio dopo le ultime sedute: Milano cede lo 0,2% dopo una mattina in territorio positivo, Francoforte è invariata, Londra arretra dello 0,1% e Parigi è in calo dello 0,7%. Negli ultimi tempi, le azioni del Vecchio continente sono state premiate da afflussi record di capitali, sulla scia degli annunci di Draghi: l’Euro Stoxx 50 è salito del 14% nel 2015 (mai un avvio d’anno fu più sprint), mentre i fondi azionari hanno raccolto 11 miliardi di euro dagli investitori.
Tra i singoli titoli di Piazza Affari, si guarda a Carige che fatica a far prezzo e quindi schizza dopo l’ingresso dei Malacalza con una quota del 10,5% acquisita dalla Fondazione. Da segnalare anche il debutto di Ovs, la catena dei negozi di abbigliamento. Lo spread tra Btp decennali e omologhi tedeschi staziona a 98 punti aggiornando i minimi dal maggio 2010; il rendimento dei titoli decennali italiani oscilla intorno all’1,3%, ormai molto vicini a quelli degli omologhi spagnoli.
Sul fronte macro si registra il progresso degli indici Pmi sul settore manifatturiero, che anticipano il ciclo economico essendo costruiti intervistando i direttori degli acquisti: quello italiano sale oltre le attese a 51,9 punti. Per la prima volta in cinque mesi è sopra 50 punti, la soglia che separa la contrazione da un’espansione. In progresso anche la Germania, con 51,1 punti. Il tasso di disoccupazione italiano scende a sorpresa anche a gennaio al 12,6%. Come accennato, la disoccupazione migliora sia nel Belpaese che nell’Eurozona, mentre l’Istat conferma il terzo anno di recessione nel 2014 per l’Italia. Da Eurostat, stima flash, si incassa il miglioramento della dinamica dei prezzi: a febbraio il tasso di inflazione annuale è atteso a quota -0,3% rispetto a -0,6% a gennaio. Resta dunque la deflazione, anche se Draghi accoglierà un leggero miglioramento del quadro.
Wall Street, reduce da un febbraio a spron battuto, riapre gli scambi incerta con il Dow Jones a +0,2%, in linea con il Nasdaq, e lo S&P 500 invariato. Negli Usa si registra il +0,3% dei redditi personali di gennaio, poco sotto le attese, e il calo dello 0,2% delle spese.
L’euro è in recupero intorno alla soglia di 1,12 dollari e 134 yen dopo aver toccato un minimo da un mese a 1,1158 dollari. I solidi dati sul mercato del lavoro Usa diffusi venerdì scorso e il taglio dei tassi di interesse in Cina del fine settimana (-25 punti base al 5,35%) spingono ad acquistare il biglietto verde, che registra il top da 11 anni in raffronto a un paniere delle altre principali divise.
Chiusura in rialzo, in mattinata, per la Borsa di Tokyo con l’indice Nikkei 225 che chiude in rialzo dello 0,15% a 18.826,88 punti, dopo un massimo a quota 18.939,17. Sorprende in positivo il dato relativo all’attività manifatturiera cinese diffuso da Hsbc secondo cui la lettura di febbraio sale a 50,7 punti dai 49,7 punti di gennaio. Una rilevazione che conferma i segnali di ripresa dell’attività manifatturiera cinese e che supera i 50,1 punti stimati dagli analisti (sopra 50 punti è fase di espansione). L’indice Pmi di Markit sulla manifattura giapponese a febbraio sale invece a 51,6 punti rispetto alla lettura flash di 51,5.
Le quotazioni del petrolio si presentano in calo sui mercati asiatici. Si tratta di un aggiustamento tecnico che segue il rally della scorsa seduta, legato ai segnali di una contrazione della produzione statunitense di shale oil. Il light crude Wti di New York cede 36 cent a 49,40 dollari al barile, il Brent di Londra perde 41 cent a 62,17 dollari al barile. Lieve aumento per l’oro in inizio di settimana. Il metallo con consegna immediata cresce dello 0,7% a 1221 dollari l’oncia.