
Nella lunga estate difficile della Lega Veneta, caratterizzata da retroscena, messaggi cifrati, strategie e silenzi sul dopo Zaia, emerge con evidenza il caso dell’assessore regionale all’Ambiente e alla Protezione Civile, Gianpaolo Bottacin. Un elemento di rilievo è che, salvo ripensamenti dell’ultimo minuto, non sarà candidato alle prossime elezioni regionali.
Ingegnere originario di Belluno, con 56 anni ancora da compiere, Bottacin è stato la figura chiave nella gestione delle emergenze durante il lungo mandato di Luca Zaia: dalla devastante tempesta Vaia, passando per la difficile sfida del Covid, fino al controverso capitolo della contaminazione da Pfas. A differenza dei colleghi della giunta, non ha deciso di presentare la propria autocandidatura per un nuovo mandato da consigliere regionale, mantenendo così fede al limite dei due mandati previsto per gli assessori.
Perché questa decisione? Dopo oltre trent’anni di militanza — con la tessera della Lega datata 1992 e il passaggio a «militante» nel 1993 — il rapporto di Bottacin con il partito si è progressivamente deteriorato.
Un altro elemento concreto riguarda la controversia sui contributi che gli eletti della Lega devono versare alle casse del movimento. Bottacin non ha effettuato versamenti da qualche anno, un fatto che da solo potrebbe escluderlo dalla lista elettorale. Tuttavia, esiste anche una versione alternativa, riferita off the record: ai tempi del ballottaggio che lo portò alla presidenza della Provincia di Belluno nel 2009, sarebbe stato anticipato un importo di circa 50 mila euro.
Secondo questa ricostruzione, il segretario provinciale di allora avrebbe stipulato un accordo con Bottacin per compensare mensilmente i versamenti dovuti, pari a 280 euro, detraendoli dal totale anticipato. L’incarico in Provincia durò infatti soltanto un paio d’anni, durante i quali furono recuperati circa 6 mila euro. I mancati versamenti degli ultimi due anni, pari a circa 28 mila euro, dovrebbero quindi corrispondere a una parte residua di quanto anticipato quindici anni fa.
Rimane da chiarire perché solo ora questa questione sia tornata al centro del confronto interno al partito, e come influirà sui rapporti tra Bottacin e la dirigenza della Lega Veneta.
Il quadro politico cominciava già a mostrare segni di sfilacciamento, con il seggio di Belluno che si trovava in serio pericolo.
C’è un terzo aspetto cruciale da considerare: il rapporto tra Bottacin e Zaia. Una relazione stretta, quasi un unicum per il riservato governatore, noto per evitare frequentazioni politiche esterne al palazzo. Tuttavia, erano frequenti le cene ad Al Castelletto dalla Clemi, nella zona Pedemontana, con le rispettive consorti. Un legame personale che ha portato addirittura Zaia a celebrare il matrimonio tra il suo assessore e l’ex deputata Angela Colmellere. Anche sul piano istituzionale non sono mancati momenti di forte vicinanza.
Bottacin ricorda in particolare: «Uno su tutti, quelle prime settimane di pandemia, quando eravamo nel pieno della crisi»; senza dimenticare gli eventi meteorologici estremi che hanno coinvolto la regione. «Ho dato il massimo nell’ambito delle mie deleghe – aggiunge – e confido che il presidente riconosca la mia dedizione, come dimostra la fiducia che mi ha mostrato affidandomi tali incarichi». Sebbene la stima permanga, sembrerebbe che il rapporto tra presidente e assessore si sia ormai raffreddato significativamente.
Questa è la cornice in cui va inserita la «non auto-candidatura» dell’assessore operativo, che dichiara di rifare tutto, pur ammettendo: «Dieci anni senza ferie non sono stati una passeggiata». Ora si guarda attorno, considerando un possibile ritorno alla professione di ingegnere, anche fuori dal Veneto. L’ultima parola spetterà alle liste ufficiali, e Bottacin ha sottolineato in un’intervista a Radiodipiù di essere «a disposizione del partito» ma anche di «non aver ricevuto alcun contatto», neppure da Andrea De Bernardin, segretario provinciale di Belluno. «Da sempre – spiega – le mie candidature sono discusse con il segretario provinciale», ma tale confronto, finora, non è avvenuto.
In un botta e risposta mediatico, De Bernardin ha chiarito che la decisione sui nomi da inserire nelle liste spetta alla Stefani, aggiungendo che la mancata auto-candidatura di Bottacin lascia intendere una mancanza di interesse da parte sua.
Di fronte a ciò, l’assessore allarga le braccia: «È evidente che non rappresento un valore aggiunto e che il mio operato non suscita particolare interesse nel partito, lo accetto serenamente. Ma io sono tranquillo con la mia coscienza, con i cittadini, con gli elettori di Belluno che mi hanno sostenuto» – un sostegno consistente, attestato da un importante 11% di preferenze. Nonostante ciò, il tono rimane amaro: «Provo rammarico pensando al lavoro che ho svolto, riconosciuto paradossalmente da soggetti esterni al mio partito. Mi riferisco ai complimenti per il piano rifiuti ricevuti dal presidente nazionale di Legambiente o alle parole di elogio del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, per la gestione dell’emergenza Vaia».
Rispondendo a chi gli rimprovera un carattere spigoloso, Bottacin elenca una serie di risultati conseguiti: «L’unica autonomia finora ottenuta riguarda le concessioni idroelettriche, ma anche il piano cave, atteso da 40 anni, è stato finalmente realizzato». Più che un addio formale al partito, quello che si profila somiglia piuttosto a un distacco di fatto.