Gianmarco Tamberi (nella foto) non ha ancora detto chiaro e tondo se andrà alle Olimpiadi di Los Angeles. Ha lasciato indizi qua e là, come le briciole della favola. Non lo fa nemmeno nell’intervista alla Gazzetta dello Sport di stamattina. “Da due mesi sto facendo riabilitazione per rimettere il mio corpo nelle migliori condizioni possibili, qualora dovessi decidere di… Ma anche solo per stare bene, dopo aver spinto in maniera folle, e silenziato tanti dolori, per Parigi”. La chiave è nei puntini, nella sospensione. Non s’è ancora ripreso dall’incubo dei Giochi di Parigi. “Ho puntato tutto sul coronare il grande sogno olimpico, ma non avevo un piano B. So di avere dato tutto prima, durante e dopo i Giochi, ma ancora non mi va giù di essere arrivato a un niente dal raggiungere una cosa incredibile, senza riuscirci. L’avevo già vissuto nel 2016, prima di Rio”. L’Olimpiade di Parigi “era l’ultima gara della carriera nella mia testa e sono ancora dispiaciuto perché so che in quella condizione fisica avrei vinto l’oro. Adesso devo capire se il mio corpo è ancora in grado di sostenere quei carichi, parlo di degenerazione dei tessuti: sono sicuro che non avrei problemi a fare un’altra stagione al cento per cento fino ai Mondiali di Tokyo (13-21 settembre), ma pensare fino a Los Angeles è più complicato”. Sospensione, dunque. “Non riesco a dire ‘intanto facciamo un anno e poi vediamo’: sembrerebbe che non so cosa fare, che alla prima difficoltà finisce che tiro i remi in barca. E di difficoltà ora ce ne sarebbero cento, ai 36 anni mille. Se non dici a te stesso che ci proverai fino alla fine, rischi di mollare. È vero che anche a Tokyo ho vinto così, senza guardare il percorso di avvicinamento, altrimenti mi sarei fermato dopo un anno e mezzo. E comunque fino a due mesi prima non avevo alcuna possibilità di farcela”.