“Vorrei invece spendere qualche parola sulle due sfide gemelle di cui tanto si discute, che riguardano la struttura del sistema produttivo, e da cui dipende molto del benessere che ci possiamo attendere nei prossimi anni, anzi decenni. Parlo della transizione energetica e di quella digitale, o più in generale dell’innovazione tecnologica. Specie su quest’ultimo fronte, non è più solo l’Italia, ma ormai l’intera Europa che ha necessità di darsi una scossa. In tema di tecnologie avanzate l’Europa non sta tenendo il passo con gli Stati Uniti, la Cina e altre grandi economie”. Lo ha detto il direttore generale della Banca d’Italia, Luigi Federico Signorini, nella foto, in un intervento a L’Aquila nell’ambito dell’iniziativa ‘In viaggio con la Banca d’Italia’. “Il recente rapporto Draghi- ha aggiunto- è un richiamo all’azione. Ancor più che nei dettagli delle analisi o nelle singole iniziative proposte, il suo grande merito consiste nell’aver risvegliato l’attenzione dell’opinione pubblica e dei responsabili delle politiche economiche sui ritardi accumulati e sulla necessità di farvi fronte”. “Veniamo alla transizione digitale- prosegue Signorini-. Qui i ritardi sono forti. Viviamo in un momento di trasformazioni tecnologiche accelerate, a volte etichettate come una ‘quarta rivoluzione industriale’. È importante, presidiando i rischi, sfruttarne appieno le potenzialità. La scarsa crescita della produttività registrata negli ultimi anni in Europa rispetto agli Stati Uniti è legata anche a un minore dinamismo delle imprese nel campo della tecnologia di frontiera. Come ha osservato il governatore Panetta nelle sue ultime Considerazioni finali, l’Europa sconta una limitata specializzazione nei settori avanzati”. “È preoccupante- ha detto ancora- che l’Europa non sia stata finora in grado di tenere il passo. La presenza di imprese europee tra le maggiori nei settori connessi con le tecnologie digitali è molto scarsa. Pesano tra l’altro la frammentazione della regolamentazione e i ritardi nell’unificazione dei mercati dei capitali, l’insufficiente sviluppo della finanza specializzata in attività innovative ad alto rischio11, e forse anche un atteggiamento culturale che di fronte al nuovo a volte tende a reagire prima di tutto cercando una regolamentazione pervasiva e difensiva”. E ha sottolineato: “Il ritardo dell’Italia è palpabile, in particolare nell’adeguatezza dei servizi digitali della pubblica amministrazione e nella dotazione di capitale umano. Nel settore privato l’adozione delle tecnologie digitali avanzate è molto eterogeneo; i divari incidono fortemente sui differenziali di performance tra imprese leader e imprese in ritardo”.